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Venerdì, 19 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

È anche un "gioco" politico la sospensione di Brasile-Argentina

Mai visto nulla del genere. Una brutta pagina di sport, come si suol dire. Dopo 5 minuti dall'inizio della partita, le autorità sanitarie brasiliane hanno interrotto la partita Brasile-Argentina (qualificazioni ai Mondiali 2022) prelevando fisicamente dal campo quattro giocatori albicelesti: Martinez, Buendia, Romero e Lo Celso. Motivo? Non hanno fatto la quarantena secondo le norme vigenti.

L'Anvisa (Autorità nazionale brasiliana) è entrata in campo per interrompere il match. Il motivo risiede nel mancato rispetto del protocollo anti-Covid emanato dal governo brasiliano, che se rispettato avrebbe impedito a quattro giocatori provenienti dalla Premier League di prendere parte all'incontro. Si tratta del portiere Emiliano Martinez e l'ala Emiliano Buendìa dell'Aston Villa, l'ex atalantino Cristian Romero e il centrocampista Giovani Lo Celso del Tottenham (tre su quattro erano titolari, soltanto Buendìa era in panchina). Da regolamento, avrebbero dovuto rispettare almeno 14 giorni di quarantena prima di potersi muovere in Brasile, essendo stati almeno due settimane in Inghilterra (in quanto appunto giocatori del campionato inglese), considerata una nazione a rischio.

Così dopo meno di dieci minuti di gioco, i membri dell'Anvisa sono entrati in campo per decretare lo stop della partita. "Perché non sono venuti a cercarli in albergo?", si chiede il ct argentino Scaloni. La nazionale argentina era infatti da giorni nel Paese, da venerdì 3 settembre.

La Conmebol si è chiamata fuori, lasciando tutto in mano al massimo organo calcistico mondiale che ha già avviato un'indagine. Il direttore generale dell'Anvisa, Antonio Barra Torre, ha spiegato la situazione dai microfoni di Tv Globo. "Si tratta di quei quattro giocatori. Arrivando nel nostro Paese hanno presentato una dichiarazione omettendo di dichiarare che negli ultimi quindici giorni erano stati, o passati, in uno dei tre Paesi verso i quali qui ci sono delle restrizioni, per contenere la pandemia. E uno di questi tre paesi è il Regno Unito, e noi ieri abbiamo avuto la certezza che loro ci erano stati. Siamo arrivati a questo punto, perché nulla di ciò che era previsto dalle norme è stato rispettato. Avrebbero dovuto fare la quarantena per evitare di essere 'fermati', ma non hanno fatto nulla, recandosi perfino allo stadio per giocare, sono entrati in campo, c'è stata una serie di violazione delle regole".

La partita di calcio più importante che il Sudamerica può mostrare al mondo si sarebbe giocata comunque in uno strano contesto: una domenica pomeriggio, solo 1.500 ospiti speciali sugli spalti alla Corinthians Arena di San Paolo. Non si capisce proprio perché l'Agenzia Nazionale di Vigilanza Sanitaria del Brasile abbia aspettato che il gioco iniziasse per interromperlo in mondovisione. La violazione c'è stata. Se il Brasile avesse considerato il Paese di provenienza dei calciatori argentini una zona così tanto a rischio, al di fuori del protocollo stabilito dalla FIFA, avrebbe potuto (anzi dovuto) tranquillamente agire al momento dell'ingresso degli atleti nel suo territorio. Aspettare tre giorni e scendere in campo sospendendo una partita e generando uno show mediatico è sembrato più che altro uno spot ad uso e consumo di qualcuno, non una misura sanitaria.

C'è chi ci ha voluto vedere qualcosa di extra-sportivo in tutto quello che è successo ieri. Non stupisce che i più attivi in questo senso siano stati oggi alcuni quotidiani argentini, in prima fila quelli più critici da anni con l'attuale governo conservatore brasiliano.

Oggi c'è ad esempio chi tira in ballo i recenti e meno recenti attacchi di Bolsonaro contro la magistratura, con la quale è stato molto critico negli ultimi tempi, cercando di trovare nuova linfa per il suo consenso, messo alle strette tra gli effetti della sua gestione della pandemia (disastrosa, secondo tutti gli esperti) e le elezioni del prossimo anno. Secondo il quotidiano argentino progressista Pagina 12 quello che è successo ieri con il classico sudamericano è spiegabile in un modo tutto sommato semplice: il governo brasiliano avrebbe agito davanti al mondo come "difensore del suo popolo", contro la presunta "trasgressione argentina". Uno sguardo al calendario aiuta a capire meglio il contesto. Domani, 7 settembre, è il giorno della festa dell'indipendenza in Brasile , si prevedono massicce mobilitazioni di sostenitori del presidente contro i magistrati della Corte e per favorire l'intervento dell'Esercito nella Corte Suprema Federale, marce che lo stesso presidente ha incoraggiato. "Quello che dà l'ultimatum non sono io, è il popolo brasiliano", ha minacciato Bolsonaro venerdì scorso.

Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro è indagato per attacco al sistema elettorale. L'inchiesta è stata aperta da un giudice della Corte suprema del Paese per le affermazioni non provate del capo dello Stato, secondo il quale il sistema di voto elettronico porta a frodi elettorali. Bolsonaro è indagato non solo con l'accusa di aver attaccato il sistema elettorale, anche di aver divulgato fake news sulle urne elettroniche. Il leader di estrema destra, a sua volta, ha presentato al Senato una richiesta di impeachment del giudice della Corte, Alexandre de Moraes, che ha avviato le indagini contro di lui. Insomma, uno scenario esplosivo. Tutto fa brodo per polarizzare il dibattito.

È stato il figlio, il senatore Flavio Bolsonaro, a commentare ieri quanto avvenuto alla Corinthians Arena di San Paolo: "Gli argentini ci hanno giocato un brutto scherzo. Sapevano che stavano violando la legge brasiliana, hanno impedito all'Anvisa di intervenire prima. L'Argentina dovrebbe essere severamente punita". Il Brasile aveva rinunciato, a differenza dell'Argentina, a convocare calciatori che giocano in Inghilterra.

Alla stampa argentina oggi non sfugge il sorprendente interesse sanitario di un governo che fin dall'inizio ha disdegnato il coronavirus, definendo la malattia "una piccola influenza", diventando nel corso di questo anno e mezzo il secondo Paese con il maggior numero di morti al mondo a causa della pandemia. Insomma, nella scelta di bloccare una partita in corso, con protagonisti giocatori monitorati costantemente dal punto di vista medico da parte di società e federazioni, c'è chi ci ha visto malafede. Accuse che il Brasile rispedisce al mittente. Se ne parlerà ancora a lungo. Oggi nei due Paesi è già guerra incrociata di titoli sui giornali: l'argentino Olè titola "Brasile campione del mondo di figuracce", in Brasile invece i titoli sono tutti sul  "Gli argentini non rispettano le regole".

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