Calcio, la stramba idea del governo: "Vietati baci e abbracci dopo il gol"
Secondo viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, i calciatori dovrebbero limitarsi nelle esultanze, senza pensare che in campo ci sono molte altre situazioni, anche più frequenti delle reti, in cui gli sportivi sono a stretto contatto.
Stop alle esultanze con baci e abbracci a cui siamo soliti assistere dopo un gol in una partita di calcio. Il suggerimento, arrivato dopo i 14 casi di positività al coronavirus registrati nel Genoa, arriva dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, intervistato durante il programma "Un giorno da pecora" di Radio 1 Rai: "I giocatori smettano di abbracciarsi e baciarsi, anche dopo un gol: i nostri sportivi sono forti e preparati, sapranno come contenersi".
Calcio, Sileri: "Basta abbracci dopo il gol"
Sileri fa poi un paragone con i riti funebri: ''I giocatori non dovrebbero abbracciarsi dopo il gol: vale per tutti anche ai funerali, non vedo perché non debba valere per una partita. Non bisogna avere contatti che mettano a rischio chi ti è vicino". Al di là del confronto, non proprio calzante, l'idea di evitare baci e abbracci dopo i gol sembra una soluzione di dubbia efficacia, considerando che il calcio è per definizione uno sport di contatto, in cui possono verificarsi diverse situazioni in cui i giocatori sono molto vicini (o addirittura si toccano). Situazioni che avvengono con una frequenza maggiore dei gol: basti pensare ai contrasti in tutte le zone del campo, oppure alle marcature che vediamo durante i calci d'angolo o le punizioni nei pressi dell'area di rigore. Tutti casi in cui i giocatori sono a stretto contatto. Le reti possono essere zero o anche numerose, ma non saranno mai frequenti come le situazioni sopra elencate. Per non parlare poi delle proteste all'arbitro o delle scaramucce tra giocatori, in cui viene meno qualsiasi idea di distanziamento.
L'ipotesi sospensione del campionato
Dopo ''l'esplosione'' del caso Genoa, in molti avevano ipotizzato un repentino stop totale al campionato. Ipotesi che al momento non sembra essere stata presa in considerazione: "Quando hai una squadra con 14 positivi – ha spiegato Sileri - anche disputare una partita diventa difficile. Se qualcuno del Napoli dovesse risultare positivo, ci dovrebbe essere un blocco di almeno 7 giorni. Il ruolo dei tamponi in alcuni casi è sopravvalutato. E' ancora adesso l'indagine migliore, però la tempistica è importante". L'esperienza del Genoa "insegna che l'uso del tampone deve essere regolamentato, e la quarantena rimane lo standard per prevenire il contagio: se hai un contatto con una persona che sai essere positiva, devi andare in quarantena. E la mascherina è il presidio più importante, insieme alla distanza".
A smentire un'eventuale sospensione della Serie A ci aveva pensato anche il ministro delle politiche giovanili e dello sport, Vincenzo Spadafora, intercettato dai giornalisti fuori dalla Camera: "Questo mi preoccupa tanto. Sentirò Gravina e Dal Pino. Stop al campionato? Non siamo ancora in queste condizioni".