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Venerdì, 29 Marzo 2024

Matteo Oneto

Collaboratore Sport

Il peggior calciomercato di sempre

Niente “botti”, qualche tormentone, tantissime parole e pochi affari. La sessione di calciomercato appena conclusa potrebbe riassumersi con queste poche e di sicuro non entusiasmanti parole. È stato un gennaio senza colpi ad effetto, con le big immobili per mancanza di liquidità e incapaci di rinforzarsi per almeno provare la rincorsa al Napoli, sempre più vicino allo Scudetto. 

Skriniar e Zaniolo: i casi del calciomercato di gennaio

Il peggiore calciomercato di sempre è l’ennesimo campanello d’allarme per il nostro calcio in cui nemmeno le big riescono più a tenersi stretti i propri giocatori. Il caso Skriniar-Inter certifica la crisi di appeal del nostro calcio in cui basta una ricca offerta dall’estero per convincere chiunque a partire, non un fatto nuovo guardando al recente passato (Donnarumma e Kessié solo per fare due esempi). Il difensore nerazzurro andrà al PSG con uno stipendio migliore a cui i nerazzurri non sono nemmeno riusciti a rispondere, se non evidentemente con qualcosa di molto meno interessante. 

Diverso è il discorso Zaniolo, la gratitudine non esiste quasi più nel mondo intero, figuriamoci in quello del calcio, il giocatore ha deciso di partire, la Roma ha accettato, ma in fin dei conti sono rimasti tutti con il cerino in mano, perché Zaniolo al contrario di Skriniar non ha ancora dimostrato di essere un giocatore di alto livello e le grandi squadre, che sembravano dover cogliere al volo in massa l’occasione, non hanno nemmeno telefonato. 

Lo strapotere inglese

Il calciomercato, fabbrica dei sogni dei tifosi di tutta Italia, ha ormai cambiato sede trasferendosi in Inghilterra con la Premier League diventata il paradiso economico, e non solo, a cui aspirare per tutti i calciatori del mondo. Alcuni lo hanno raggiunto proprio in queste settimane con il Chelsea che spende quasi 400 milioni, il Liverpool che ne mette sul piatto 40 il primo giorno di mercato per Gakpo, l’Arsenal che ne sborsa altri 40 per Jorginho e Kiwior, seguito a lungo dalle grandi italiane e portato a Londra nel giro di un paio di giorni. Persino il Bournemouth in lotta per la retrocessione non ci mette molto a “rimpiazzare” Zaniolo con Traorè, inviando al Sassuolo uno bonifico da 30 milioni. Cifre che qualche anno fa circolavano anche da noi, cifre che oggi i nostri dirigenti impallidiscono solo a guardare, figuriamoci a spenderle. 

Campo e mercato, come si torna ad essere grandi?

Il calciomercato è diventato esattamente come il nostro calcio, tante parole, pochi risultati e un gap che sta diventando impossibile da colmare rispetto alla Premier League. I perché sono facili da trovare, il primo è economico: il calcio inglese attrae capitali enormi, i diritti tv, boa di salvataggio di quasi tutte le nostre squadre, sono in continuo aumento e ne beneficiano tutte (le ultime in classifica arrivano oltre i 100 milioni, in Italia forse a 30); questo porta i club nelle mani di proprietà ricchissime. Inutile dire che se un gruppo o una persona acquista una squadra per 5 miliardi di euro non andrà poi sul mercato a cercare prestiti o parametri zero, ma andrà a caccia di campioni senza badare a spese.

Infine, c’è la qualità del campionato: la Serie A a febbraio è già quasi finita con il Napoli che ha lo Scudetto per metà, o forse qualcosa in più, cucito addosso mentre in fondo Verona, Cremonese e Sampdoria sembrano quasi condannate alla retrocessione. A quasi quattro mesi dalla fine del campionato non resta che la lotta per l’Europa con cinque squadre a giocarsi cinque posti. Da qui a maggio saranno più le partite tra squadre che si giocano poco o nulla che quelle in cui ci sarà qualcosa in palio. È l’ennesimo esempio di come un torneo a venti squadre non stia più in piedi. 

Analizzate le cause, andrebbero trovate le soluzioni e qui la faccenda si complica. La ricetta potrebbe essere sempre la stessa: in primis tornare subito a un campionato a diciotto o sedici squadre, più competitivo, di livello qualitativo più alto e con maggiore appeal per capitali, pubblico e campioni. E poi puntare sui giovani. Le soluzioni per calcio e calciomercato sono le stesse, ma servirebbe una rivoluzione, come quella annunciata dopo il doppio fallimento mondiale della Nazionale che a ben vedere è stata simile a questa sessione di mercato: tantissime parole e nessun fatto.

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