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Martedì, 23 Aprile 2024
Calcio

Covid, polveriera Bundesliga: i casi Bayern e Werder

A Brema dimissioni del tecnico indagato per aver prodotto un falso certificato vaccinale, a Monaco linea dura del club bavarese contro i calciatori non vaccinati, a cui verrà tagliato lo stipendio in caso di quarantena o positività

Mentre in Germania la quarta ondata di Covid sta spingendo il governo ad adottare misure ancora più stringenti, a tenere banco nel mondo sportivo ci sono anche i casi scoppiati nei due principali campionati di calcio. Il week-end incandescente in Bundesliga è cominciato con le dimissioni di Markus Anfang, tecnico del Werder Brema, a poche ore dall’incontro con lo Schalke 04, valevole per la quattordicesima giornata del torneo di serie B. L’allenatore della formazione biancoverde è finito sotto inchiesta per aver prodotto un falsa certificazione vaccinale contro il Covid, l’equivalente del Green Pass italiano. Anfang ha negato ogni addebito, ma ha preferito rassegnare le dimissioni con effetto immediato “a causa della situazione estremamente stressante per il club, la squadra, la mia famiglia e me stesso”. Preso atto della decisione del tecnico, l’amministratore delegato della società, Frank Baumann, ha commentato: “Markus e Florian (Junge, vice allenatore, indagato per il medesimo motivo ndr) si stanno assumendo le loro responsabilità e stanno contribuendo a porre fine al caos sorto intorno al club e alla squadra negli ultimi giorni”.

Nell’occhio del ciclone anche il Bayern Monaco, che ha scelto la linea dura nei confronti degli atleti che per motivi personali hanno deciso di non sottoporsi al vaccino anti-Covid, procedendo con il taglio dello stipendio che, dallo scorso 1° novembre, in Germania può legittimamente non essere riconosciuto ai calciatori che sono in quarantena preventiva o risultano positivi al Covid e che hanno deciso di non vaccinarsi, essendo equiparati agli assenti non giustificati al lavoro.
La decisione del club riguarda Serge Gnabry, Jamal Musiala, Eric Maxim Choupo-Moting, Mickaël Cuisance e soprattutto Joshua Kimmich, che ha già saltato due settimane causa quarantena preventiva (pur risultando sempre negativo al tampone), è attualmente di nuovo in isolamento per essere stato a contatto con un positivo ed il mese scorso aveva pubblicamente manifestato le proprie perplessità sul vaccino. Una presa di posizione che la società bavarese aveva accolto con freddezza limitandosi a percorrere la via diplomatica (“Rispetto per chi ha opinioni diverse, ma raccomandiamo a tutti di vaccinarsi” aveva dichiarato l’a.d. Oliver Kahn), ma che vista l’attuale situazione sembra aver lasciato il posto al...pugno di ferro, sebbene la sospensione degli emolumenti non sia stata ancora confermata ufficialmente dal club.

Kimmich, pilastro del Bayern, aveva questa estate rinnovato il suo contratto fino al 2025 con un ingaggio annuale – stando ai rumors – vicino ai dieci milioni di euro. Pertanto, ogni settimana di stop, significherebbe per il centrocampista della nazionale tedesca un mancato guadagno quantificabile in circa 400mila euro lordi. E nel frattempo, il Governo Federale sta valutando il provvedimento che renderebbe obbligatorio il vaccino per tutti gli atleti professionisti. Parallelamente ad ulteriori restrizioni “locali”, come quelle imposte dalla Sassonia, che ha deciso di chiudere gli stadi almeno fino a metà dicembre, costringendo il Lipsia a giocare le prossime gare senza pubblico, compresa quella di Champions League con il Manchester City.

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