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Venerdì, 19 Aprile 2024
La Finale

Eintracht imbattuto ed infallibile ai rigori: l'Europa League vola sulle ali delle "Aquile"

Nella finale di Siviglia, dopo l'1-1 di tempi regolamentari e supplementari, decidono i tiri dal dischetto: cinque su cinque per i tedeschi, i Rangers sbagliano con Ramsey e la coppa prende la via di Francoforte

Le aquile hanno osato. Identificare il dove, non è difficile. Sono da ricercare nelle vette della Spagna, dai cieli di Siviglia e prima ancora da quelli sopra il Camp Nou di Barcellona, le coordinate del volo dell’Eintracht che ha portato l’Europa League in Germania. Meritatamente, precisazione d’obbligo, e non solo per la qualità delle avversarie che hanno provato a sbarrare – inutilmente - la strada all’avanzata dei biancorosso-neri. Girone eliminatorio morbido (chiuso al primo posto davanti ad Olympiakos, Fenerbahce ed Anversa), poi la combo iberica Real Betis-Barcellona estromesse con un pareggio casalingo ed una vittoria in Spagna, quindi l’uno-due al West Ham United, per un totale di cinque pareggi e ben sette vittorie (cinque delle quali in trasferta) in dodici match disputati nella competizione. Quasi a voler smentire quel soprannome di Launische Diva (La Diva Lunatica) che il club si porta addosso, perché nella costanza di rendimento e di risultati che l’hanno portata sul trono d’Europa, tracce di volubilità proprio non ce ne sono.

Ma una spolverata di disequilibrio, nella storia recente del club di Francoforte, comunque c’è. Ad esempio nel rapporto complicato con la Bundesliga, vinta una sola volta nel 1959, con una collezione di settimi posti che rappresenta il miglior risultato ottenuto negli ultimi vent’anni con l’eccezione del quinto raggiunto a primavera 2021. A fare da contrappeso il feeling con le coppe nazionali (cinque le DFB-Pokal vinte, l’ultima quattro stagioni fa stendendo il Bayern nell’atto conclusivo, dopo la finale persa col Dortmund dodici mesi prima) ma anche quello con le competizioni continentali. L’Eintracht mette in bacheca la coppa Uefa nel derby con il Borussia Monchengladbach, arriva più volte nei quarti e sfiora addirittura la finale dell’Europa League nel 2017/2018 (stagione col trio delle meraviglie Ante Rebić, Seb Hallér e Luka Jović), beffata nella lotteria dei rigori dal Chelsea di Sarri al termine del return-match di semifinale.

E la storia, quest’anno, non ha raccontato nulla di nuovo. I rapaci del Meno tengono quote basse in campionato (chiusura all’undicesimo posto, a dieci incollature dal primo slot disponibile per entrare in Europa passando per la Bundesliga), ma quando si alza il sipario del palcoscenico europeo, cominciano a prendere quota. Ad accorgersene, una lunga lista di squadre. Ed anche i loro impianti, viste le oceaniche invasioni dei tifosi tedeschi in occasione dei match continentali della formazione di Francoforte. Erano quasi 30mila al Camp Nou per il return match dei quarti di finale, poi vinto 3-2 (con la collaborazione di chi, a Barcellona, si è appropriato dei tagliandi di ingresso rivendendoli poi ai supporters tedeschi), circa 50mila in Spagna per la finalissima contro i Rangers. Finita in gloria, con il successo ai rigori (Trapp ne para uno a Ramsey, più che sufficiente vista l’infallibilità dal dischetto dei compagni di squadra) che pone le aquile in una delle tre vette più ambite del calcio continentale. E come colonna sonora, l’inno del club: Im Herzen von Europa, traducibile come “Nel cuore dell’Europa”. Sarà anche legato alla collocazione della città, osservandola nella cartina del vecchio continente, ma in questo 2022 è un vestito musicale che alla “Diva Lunatica” cade addosso senza fare una piega.

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