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Venerdì, 29 Marzo 2024
Calcio

Fiorentina, analisi di un corto circuito che potrebbe costare l'Europa

Tre sconfitte in un otto giorni con un gol fatto ed otto subiti: la strada per conquistare uno slot nella prossima edizione delle coppe continentali diventa in salita, sebbene le dirette concorrenti non allunghino il passo

Che sia un semplice black-out, o un guasto tale da far saltare in modo permanente l’erogazione, lo diranno le prossime settimane. Ma al momento, la luce in casa Fiorentina si è spenta. Otto giorni cominciati male, con la sconfitta nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Juventus, e finiti nel peggiore dei modi, con la sconfitta interna più netta della stagione e quattro gol incassati ai “Franchi” come non capitava da quasi tre anni (3-4 contro il Napoli nell’agosto 2019). Ed a rendere ancora più disarmante il quadro della situazione, c’è la constatazione che la battuta d’arresto che potrebbe addirittura rivelarsi decisiva per i destini europei dei viola, è arrivata in una sfida come quella contro l’Udinese in cui era presente un gap motivazionale notevole. A differenza di quanto successo domenica in Campania, al cospetto di una Salernitana galvanizzata da un doppio successo esterno e ritornata a credere in una salvezza inimmaginabile a inizio primavera.

Cosa possa aver scaturito quello che si configura come un autentico crollo (tre k.o. con un gol fatto ed otto subiti è un bilancio che rende legittima tale definizione), al punto da far sembrare ieri l’Udinese già con i libri contabili della stagione compilati, e non la Fiorentina, la squadra assetata di punti per conquistare un posto in Europa, è questione spinosa. Specie volgendo lo sguardo indietro, riflettendo su come l’affermazione di Napoli – risalente a quindici giorni fa, mica a settembre – sembrava avesse assunto le sembianze di auspicato cambio di passo, necessario per un finale di torneo da protagonista (rompendo il ghiaccio con una delle tante big da affrontare nel rush conclusivo), quando invece sono state formazioni di ben altra caratura tecnica a mandare in corto circuito l’impianto di squadra.

Rivitalizzare una formazione uscita con le ossa rotte dalle ultime tre uscite sarà compito di Italiano. Che ha dimostrato più volte, è bene ricordarlo, di saper tastare bene il polso della squadra e anche di toccare le corde giuste per far reperire al gruppo le energie migliori al fine di spingerlo al limite, e oltre le sue potenzialità. Solo una cosa sarebbe francamente incomprensibile, vale a dire accontentarsi. Rimandare cioè il momento delle riflessioni e delle recensioni post titoli di coda, che già fanno capolino quando si calcolano i venti punti in più rispetto alla passata stagione, che regalano una collocazione in graduatoria ben diversa se comparata agli ultimi due tornei. Frutto anche del manico – altra precisazione doverosa – perché la qualità della rosa, depauperata dalla partenza di Vlahovic, non è quella delle dirette concorrenti alla volata per uno slot europeo, ma piuttosto riqualificata e valorizzata da un cammino andato oltre le aspettative.

Il settimo posto, che porta alle coppe continentali, in fondo è ancora lì. In ballo con un Atalanta che ha chiuso aprile con quattro punti all’attivo pagando l’eliminazione dall’Europa, dove la Roma ancora c’è – ultima italiana - e potrebbe essere distratta dal doppio palcoscenico in cui deve esibirsi e dalla prospettiva di una Coppa da alzare, mentre la Lazio si è ingolfata non sfruttando adeguatamente due match-ball buoni per “strappare” la graduatoria. Segnali confortanti, che non ricontestualizzano il brutto passo falso con l’Udinese, ma inducono a non rinunciare, a non adeguarsi al buio che ha avvolto quest’ultima settimana. Si potrà anche chiudere guardandosi negli occhi a lume di candela, e basterà per specchiarsi e compiacersi di quanto di buono si è fatto. Ma non provarle tutte per riaccendere la luce ed illuminare il mese di maggio sarebbe solo fonte di rimpianti.

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