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Giovedì, 25 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

La lezione di Gigi Buffon

Intendiamoci: nessuno vuole fare di Gianluigi Buffon un modello da imitare, un esempio da seguire fuori dal campo. Il portiere del Parma, uno dei 2-3 più grandi portieri della storia del calcio, qualche volta (anzi, spesso) è finito nel mirino dei critici per vicende extra-campo, qualche guaio imprenditoriale, la maglietta "Boia chi molla”, il numero 88 (involontario omaggio alla destra estrema), il diploma di maturità comprato, alcune opinioni espresse pubblicamente con eccessivo candore o con poca conoscenza della materia trattata. Sul campo, invece, poche storie. Nel prime della sua carriera, un fenomeno inarrivabile. Alleghiamo di seguito a tal proposito la parata su Inzaghi nella finale di Manchester poi persa contro il Milan, una delle parate più incredibili di sempre.

Ma stiamo divagando, volevamo parlare di altro. In una intervista radiofonica, tra banalità di rito riprese da tutti i quotidiani oggi su Donnarumma, Immobile, Mancini, il sogno Mondiali 2022 in Qatar e la professionalità di Cristiano Ronaldo, l'attuale portiere del Parma ha detto qualcosa di originale, sincero e ispirazionale, che è passato sottotraccia. "Dove trovo gli stimoli a 44 anni? Una delle motivazioni per cui continuo è l'evoluzione del calcio, che ha fatto sì che non mi annoiassi e che anzi spostassi i limiti sempre più in là: iniziare l'azione con i piedi, adesso che ti chiedono la filtrante in mezzo al campo, è una cosa che mi stimola a livello cerebrale - ha spiegato Buffon  - Per me è fondamentale tenere viva la mente. Una delle più grosse soddisfazioni degli ultimi 3 anni è stata riuscire a calciare di sinistro e fare anche un lancio di 50-60 metri. Fino a 40 anni calciavo solo di piatto".

Il portiere che ha vinto tutto o quasi (nel suo personale albo d'oro ci sono un campionato mondiale, dieci campionati di Serie A, uno di Serie B, sei Coppe Italia, sette Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, un campionato di Ligue 1 e una Supercoppa di Francia, svariati titoli di miglior portiere del mondo, il record di imbattibilità nella Serie A, anche se la Champions League persa in finale nel 2003, 2015 e 2017 rimane il dispiacere più grande), dopo una carriera ventennale, trova ancora nuovi stimoli. A 44 anni, età in cui molti ex-calciatori al massimo "sdottorano" dai salotti televisivi. E invece Buffon è lì, senza accampare scuse, per amore dello sport, in campo ogni giorno ad allenarsi, guadagnando un decimo di quello che guadagnava qualche anno fa, giocando per non retrocedere, per passione verso ciò che fa da sempre, per migliorarsi e senza sedersi sugli allori: è l'essenza dello sport, ed è ciò che soprattutto distingue i calciatori "normali" dai campioni come Buffon, quelli che alzano in continuazione un po' più in alto l'asticella e spostano costantemente in avanti i propri limiti. Un messaggio che dovrebbe essere ascoltato con attenzione non solo dai bambini che iniziano a giocare a calcio, ma anche dai tanti talenti in erba, o presunti tali, che si sentono arrivati dopo una stagione da titolari in serie A.

E' una prospettiva che dovrebbe valere però per tutti, sportivi e non: porsi dei nuovi obiettivi e limare i dettagli di ciò che si sa già fare bene (benissimo, come pochi altri al mondo nel caso di Buffon) è l'unico modo per mantenersi giovani. Una piccola lezione di vita da Gigi Buffon. Chi l'avrebbe mai detto?

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