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Giovedì, 25 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Lasciate stare Insigne

"Insigne sceglie i soldi, va a Toronto". Quanta ipocrisia nei titoli di molti quotidiani in questi giorni. Il capitano del Napoli, in scadenza a giugno 2022, ha accettato l'offerta della squadra di Major League Soccer. Il trasferimento avverrà - a meno di altre sorprese entro fine gennaio - solo a fine stagione, quando il campionato nordamericano sarà già iniziato da pochi mesi. L'accordo scadrà alla fine del 2028. La proposta del Toronto Fc era di quelle da sgranare gli occhi. Percepirà un ingaggio da oltre 11 milioni di euro a cui se ne aggiungono 4 di bonus. Cifre e durata ben lontane da quelle che gli ha sottoposto il Napoli durante le trattative abbozzate per il rinnovo (un triennale da 3,5 milioni più 1,5 di bonus difficilmente raggiungibili, un'offerta di poco inferiore rispetto al contratto in vigore). Tutto legittimo, il Napoli non voleva impegnarsi troppo a lungo per un calciatore che a giugno compirà 31 anni, Insigne riteneva di valere un ingaggio più alto e l'offerta dei canadesi gli ha dato ragione. Così finisce una lunga storia d'amore, anche se le frizioni con parte della tifoseria non sono mai mancate. Normale. Senza contare che alla lunga giocare nella propria città diventa per alcuni talenti massacrante a livello mentale (giù critiche non appena sbaglia 45 minuti).

Nel 1946 nell’Italia completamente distrutta che usciva dalla seconda guerra mondiale il grande Valentino Mazzola guadagnava cinque volte di più di un operaio. Oggi un campione guadagna fino a mille volte più di un operaio. La demagogia anti-calciatori usata contro Insigne è fuori luogo. Le cose vanno così in tutti i campionati principali. Insigne "sceglie i soldi" come il 99 per cento dei colleghi, pronti a baciare lo stemma di una maglia alla prima presenza, quando il giorno prima non avrebbero saputo indicare la città della nuova squadra su una mappa geografica. 

Qualche tempo fa una autorevole firma scriveva sarcastica: "Ho appena scoperto che negli ultimi anni Insigne ha giocato gratis per il Napoli. Al massimo gli davano dei rimborsi spese con i buoni pasto. Quindi capisco che non si possa dire di no all’offerta di andare in Canada...". Perché ci si arroga il diritto di valutare a quanti soldi un lavoratore dovrebbe rinunciare? Le accuse di ingratitudine, ipocrisia o "fame di soldi" lasciamole stare. I tifosi e i giornalisti non hanno alcun diritto divino di fare i conti in tasca ai calciatori. Vale la pena ricordarlo.

Oggi un quotidiano nazionale titola "Insigne firma in ciabatte per Toronto". Quasi fosse un sacrilegio vestirsi come si vuole in un incontro privato. C'è chi rilancia: "I veri capitani sono altri, altro che ‘core azzurro", criticando il momento della firma, avvenuta a ridosso di un big match. Ma Insigne ha rispettato tutte le regole, firmando solo a gennaio (dal primo dell'anno poteva siglare un accordo con una nuova squadra), non prima. Un buon giocatore che, a 30 anni, grazie a un ottimo procuratore che lavora fuori dai radar come Pisacane, va a prendere una marea di soldi con l'ultimo contratto vero della carriera in un campionato in crescita, non è criticabile, se si ha un minimo di onestà intellettuale. Va in una squadra "del suo livello", non in un top club perché - semplicemente - non è uno da Real, Bayern o Barcellona. Se qualche volta è parso un fuoriclasse, è solo perché il livello della Serie A si è abbassato tremendamente.

Good luck, Insigne.

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