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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'analisi

Inter, dalla fragilità difensiva alle "manie" di Inzaghi: tutti i motivi della crisi

Nerazzurri ko anche a Udine: terza sconfitta in sette giornate

Ancora una sconfitta, la terza in sette gare. Continua il momento difficile dell'Inter, superata nell'ultimo turno per 3-1 da un Udinese compatto, aggressivo e che vola alto: i friulani, alla quinta vittoria consecutiva, si portano al terzo posto della classifica, ad appena una lunghezza di distanza dal tandem di testa formato da Napoli e Atalanta. Quella vetta che per gli uomini di Simone Inzaghi, soltanto settimi, è invece già distante cinque punti: un divario che nessuno, in casa nerazzurra, immaginava plausibile dopo così poche giornate.

Eppure l'Inter, in questo avvio di stagione, non ha mai realmente convinto: l'unica affermazione netta, in campionato, è arrivata lo scorso 20 agosto, quando Lautaro e compagni hanno superato per 3-0 a San Siro lo Spezia, squadra non certamente di primo rango. Per il resto, anche quando sono arrivate le vittorie, i nerazzurri non hanno convinto. Come all'esordio sul campo del Lecce, quando il gol vittoria è arrivato soltanto in pieno recupero, o come contro il Torino, quando ci ha pensato Brozovic, ancora una volta nel finale, a togliere le castagne del fuoco. Insomma, sempre tanta, troppa sofferenza.

Inter, i motivi della crisi

Partiamo da un dato, quello più negativo a livello numerico: le reti subite. L'Inter, nelle prime sette giornate di campionato, ha incassato ben undici reti. Peggio, fin qui, hanno fatto solamente Monza (14), Cremonese (14), Sampdoria (13) e Verona (13), formazioni che occupano le ultime quattro posizioni della classifica. Chiaro, quindi, che a livello difensivo qualcosa non va. Né Skriniar (stanno forse pesando le voci sul possibile passaggio al Psg?), né De Vrij e né Bastoni sono riusciti, almeno ad oggi, a tenere un rendimento costante e sufficiente: tanti, troppi gli svarioni del pacchetto arretrato, che sembra aver smarrito quella rapidità d'intesa che aveva trovato negli ultimi anni. Slegati fra loro e spesso smarriti, i difensori nerazzurri lasciano penetrare con troppa facilità attaccanti e centrocampisti avversari.

C'è poi un grosso problema sulla fascia sinistra, quella che nella passata stagione era proprietà di Ivan Perisic: partito il croato, Simone Inzaghi, per la corsia mancina, non è riuscito a trovare un nuovo padrone. Dimarco, Gosens e Darmian i giocatori che il tecnico ha vertiginosamente ruotato, senza mai puntare con decisione su uno di loro. Stupisce, a questo proposito, la mancata fiducia nei confronti del tedesco: chiaro che l'ex giocatore dell'Atalanta non sia al massimo della condizione, ma è altrettanto chiaro che, quella stessa condizione, non può ritrovarla se non gioca con continuità. Ed anche sentirsi ogni volta sotto esame, con Inzaghi immediatamente pronto a cambiare se la prestazione non è stata esaltante, certamente non giova.

C'è poi quella gestione tutta particolare del tecnico, ovvero la sua "mania" nel sostituire sistematicamente un giocatore appena ammonito, che, forse, non aiuta a mantenere coeso il gruppo: da parte dei calciatori, infatti, potrebbe essere avvertita una mancanza di fiducia nei loro confronti, venendo ritenuti "incapaci" di sapersi gestire con un cartellino giallo sulle spalle. Senza contare che questo, inoltre, porta a continui stravolgimenti in campo, evitabili soprattutto in un reparto, come quello difensivo, in cui l'equilibrio e la sintonia dei movimenti rappresenta un tassello fondamentale.

Vero, infine, che in queste ultime gare Inzaghi non ha potuto contare su Romelu Lukaku, il grande colpo del mercato estivo dei nerazzurri, ma nella scorsa stagione, quando Big Rom non c'era, tutti questi limiti non c'erano: segno che i problemi, in casa interista, sono di tutt'altra natura.

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