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Venerdì, 29 Marzo 2024

Andrea Falla

Giornalista

Italia Campione d'Europa: è "solo" calcio, ma che goduria

Sapevamo che sarebbe stata una sofferenza. Era scritto, annunciato, praticamente scontato, perché quando c'è di mezzo l'Italia e una finale, che sia di un Europeo o di un Mondiale, sappiamo per certo che non sarà mai una passeggiata. A maggior ragione in questa occasione, che ci vedeva partire contro i favori del pronostico, 11 azzurri ed una manciata di tifosi racchiusi nell'arena di Wembley, la tana del leone, anzi dei Leoni, per essere precisi. Alle ore 21 un Paese intero era davanti allo schermo, con tanta tensione e poco appetito, soprattutto dopo il gol inglese arrivato quando ancora stavamo cercando la posizione giusta sulla sedia. 

Poi 67 minuti di fiato sospeso, di cuore in gola, fino a quando Bonucci ha scagliato in porta quella palla impazzita, fuoriuscita da una mischia furibonda nell'area inglese. Ma novanta minuti non erano abbastanza, come spesso ci accade quando in palio c'è il ''dentro o fuori'', e neanche 120. Così, come contro la Spagna, la lotteria dei calci di rigore ci ha visto trionfare, proprio in casa dei nostri avversari, quelli che ormai da giorni credevano di avere già la coppa in tasca. Ma quel ''coming home'' che adesso è al centro dei nostrani sfottò, quella rivalsa sugli inglesi tanto ''sentita'' dal popolo italico, sono aspetti che toccano maggiormente la ''pancia'' del tifoso, ma che forse hanno ricevuto più attenzioni di quante ne meritano. 

Perché ricordiamolo, il calcio è prima di tutto uno sport, un gioco amatissimo nello Stivale, tifato e praticato da una elevatissima percentuale di italiani, grandi e piccini, da chi sogna di diventare un campione a chi si diverte con gli amici. Già il divertimento, quello che i nostri azzurri ci hanno fatto vedere sul campo, quel ''giocare come se fossimo tra amici al campetto sotto casa'' che rende bene l'idea di come, per vincere, ci vogliano il cuore e un sorriso. Un aspetto che ogni bambino dovrebbe imparare dal gioco del pallone, un fattore applicabile nella vita, così come l'altro grande insegnamento che ci lascia la vittoria della Nazionale.

Il duro lavoro e l'impegno pagano, nel calcio come nella vita. Basta pensare che soltanto qualche anno fa uscivamo dalla sciagurata gestione Ventura, con la Nazionale italiana che non riuscì neanche a qualificarsi per la fase finale dei Mondiali. Il ''fondo'' del barile da cui siamo risaliti, in primis grazie al grande lavoro di mister Mancini, capace di prendere i ''cocci'' di una squadra da rifondare e costruire un gruppo in grado di unire giovinezza ed esperienza, insieme a quella folle genialità che da sempre ci contraddistingue. Una Nazionale con cui era impossibile non entrare in empatia, e da cui ognuno di noi, chi prima chi dopo, chi tanto chi meno, si è sentito rappresentato. 

Quindi, chi se ne frega della rivalsa sugli inglesi, delle loro dichiarazioni e delle loro convinzioni, delle loro "gufate" e della loro spocchia. Tanto l'unico a poter dare verdetti è il campo e quello ha già parlato, in un italiano ottimo per giunta. Adesso lasciamoli nuotare nella delusione e godiamoci la nostra vittoria, ottenuta con un grande cammino e un torneo meraviglioso. Sì, è vero, il calcio è solo uno sport, ma svegliarsi da Campioni d'Europa, anche se dopo poche ore di sonno (o nessuna), è una sensazione unica.

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