Mourinho, piange il telefono (e la classifica), ma sono i giovani a far sorridere
La protesta nei confronti dell'arbitro genera polemiche, ed per il tecnico portoghese potrebbe anche arrivare uno stop per squalifica. Intanto, la linea verde fa ben sperare per il futuro della squadra giallorossa
Alla fine, vince sempre lui. Vince sempre José Mourinho, che ancora una volta trova modi e tempi giusti per finire sotto la lente di ingrandimento mediatica, senza sovraesporre una Roma che oltre a non aver aver adeguatamente sfruttato i turni casalinghi con Sampdoria e Genoa, ed aver strappato un punto nel recupero in trasferta contro un Sassuolo privo di Raspadori e Scamacca, ora si salva nei minuti finali contro il Verona all’Olimpico. E’ bastato un gesto, come le celeberrime “manette” in Inter-Sampdoria nel febbraio 2010, o le tre dita mostrate beffardamente al pubblico milanista nella gara di Champions che ha segnato il suo ritorno a Milano alla guida del Real Madrid, o il dorso della mano sotto il mento all’indirizzo dei suoi tifosi del Chelsea nel derby contro l’Arsenal, fino alle dita dietro l’orecchio allo Stadium, espugnato in rimonta sulla panchina del Manchester United nel novembre 2018.
Stavolta, è il telefono all’indirizzo dell’arbitro. Un’altra mossa ad effetto, insomma, che stavolta arriva in un contesto differente, visto che le proteste si materializzano perlopiù a causa di un recupero troppo esiguo: osservazione corretta nella sostanza (troppe perdite di tempo e tante interruzioni), ma esagerata nella sua platealità in relazione alla gravità del presunto torto che poi tanto presunto non è, però funzionale allo scopo di realizzare l’ennesimo coup de theatre in grado di attirare l’attenzione e distoglierla da un’altra opaca prestazione della squadra. Salvata, contro l’Hellas, dalla freschezza e dall’intraprendenza dei giovani (a segno Volpato e Bove) ma anche dal sostegno di un tifo che non tradisce, mai. Che sprona la squadra urlando di tirare fuori gli attributi e non fa mancare il suo apporto, ed esplode in un boato quando Mourinho viene invitato a raggiungere gli spogliatoi dall’arbitro: un segnale che rimarca, una volta di più, il legame col tecnico, peraltro reciproco come sottolineato dall’allenatore lusitano che ha dribblato microfoni e taccuini a fine gara ma ha dichiarato sui social di “amare questa gente e di lottare per loro”, divenendo un corpo e un'anima con il popolo giallorosso.
Però, alla fine, a contare sono sempre i numeri, lasciando per un attimo da parte la qualità del gioco che continua a lasciar desiderare, e pure alcune scelte che destano perplessità, come quella per esempio di agevolare in tutta fretta la partenza a gennaio di un Borja Mayoral che al Getafe è già a quota tre gol ed un assist in cinque partite e che magari avrebbe fatto comodo. Ed i numeri, si diceva, raccontano che dodici mesi fa, nel medesimo punto del campionato, la Roma aveva nove punti in più. Per trovare un ruolino di marcia peggiore si deve risalire alla stagione 2012/2013, quella dell’accoppiata Zeman-Andreazzoli (subentrato al boemo alla ventitreesima giornata) con la Roma ottava a 40 punti dopo ventisei partite.
Sembra paradossale, ma già a febbraio sembra sia arrivato il momento di fare un po’ di conti: per farli tornare serve vincere la Conference, in primis passaporto per l’Europa 2022/2023. E poi volgere lo sguardo in avanti: al mercato estivo, perché le lacune nell’organico restano e prende sempre più campo l’idea che la valutazione su valore ed utilità di alcune pedine lasciate in eredità dalla precedenti gestioni ed arrivate nelle recenti sessioni di mercato sia stata oltremodo ottimistica. Ma anche ai giovani, anzi soprattutto ai giovani: Zalewski e Bove hanno vent’anni, Felix e Volpato sono due 2003 senza scordare il 2004 Faticanti, che ha talento e stoffa da vendere. Perché parlare di progettualità, con Mourinho, ha senso solo se riesce a soddisfare un piano di fattibilità, che parla di ritocchi mirati in organico e l’ulteriore valorizzazione dei giovani a rappresentare la strada maestra per tornare protagonisti. Ed in questo caso, scorgere il rosa all’orizzonte in mezzo alle tetre tinte del cielo nei giorni attuali, non diventerebbe poi così difficile.