Ecco perché questa Juventus è da rifondare
Dybala, Locatelli, Chiesa. Forse De Ligt, Arthur e McKennie. E pochissimo altro. L’addio di Giorgio Chiellini sarà il primo passo verso la fine di un’era. Una squadra senza senso, costruita (ma sarebbe meglio dire “rattoppata”) male e con il rischio concreto di uscire dalla prossima Champions
Dybala, Locatelli, Chiesa. Forse De Ligt, Arthur e McKennie. E pochissimo altro. La Juventus è da rifondare. L’addio di Giorgio Chiellini a giugno sarà il primo passo verso la fine di un’era. La Signora di oggi è una squadra senza senso, costruita (ma forse sarebbe meglio dire “rattoppata”) male e con il rischio concreto di uscire dalla prossima Champions League.
La crisi bianconera in realtà ha radici lontane. Tutto è cominciato con l’addio di Beppe Marotta dalla direzione sportiva. Non è un caso che ci sia lui invece dietro la ricostruzione dell’Inter e la sua programmazione già avviata. Oggi Marotta raccoglie risultati a San Siro, mentre a Torino regna la confusione. La sconfitta in Supercoppa è solo l’ultimo tassello di un puzzle sghembo e non all’altezza della storia juventina.
Mercato horror
Il mercato targato Paratici è stato fallimentare e ha posto le basi per il caos attuale. Presi parametri zero con ingaggi stratosferici, come Rabiot, per citarne uno, lontani anni luce dal livello tecnico e carismatico dei suoi predecessori.
Cessioni incomprensibili, come quelle di Cancelo e Spinazzola, per tenere a suon di milioni il brasiliano Alex Sandro a sinistra, oggi sul banco degli imputati per il clamoroso errore in Supercoppa, ultimo di una lunga serie in una stagione disastrosa.
Che dire poi della cessione di Kean all’Everton per 25 milioni e l’acquisto, un anno dopo, con obbligo di riscatto a 30 milioni dagli inglesi. O il caso Romero, acquistato a 25 milioni dal Genoa e rivenduto a 15 all’Atalanta. E l’enigma Kaio Jorge, visto in campo finora per soli 113 minuti?
Inutile tornare poi sulla partenza di Ronaldo a fine mercato, lo scorso agosto, senza il tempo di sostituirlo. Ad agosto, i bianconeri avevano chiuso con la Roma l’acquisto di Edin Dzeko. Affare non chiuso per dare al portoghese tutto il tempo di riflettere, far andare il bomber bosniaco all’Inter e rimanere poi a bocca asciutta quando CR7 ha deciso di mollare Torino.
Manca una politica, una strategia, una programmazione tecnica. Il management scelto dagli Agnelli saprà far quadrare i conti, ma di certo non pare in grado di fare calcio, con o senza risorse.
Dove sono i giovani?
Un aspetto fa emergere la mancanza di prospettiva della Juventus: da anni ormai i giovani cresciuti nel vivaio non hanno spazio in prima squadra, se non per sporadiche apparizioni. Un “Bastoni bianconero” per intenderci, non c’è. E forse non ci sarà nemmeno nei prossimi anni, se non si mette in atto una profonda rifondazione. Ragazzi di talento come Portanova e Fagioli, ad esempio, sono stati mandati in prestito a Genova e Cremona, quando avrebbero potuto dare una mano concreta in questa stagione complicata.
Il gap fisico e tecnico
Tecnicamente, la squadra attuale è squilibrata. Senza un uomo di riferimento in mezzo al campo e senza un “pivot” davanti, capace di far salire i compagni e aiutare la costruzione del gioco, oltre che di segnare gol ai livelli delle concorrenti. Anche Allegri ci sta mettendo del suo in questo senso: Dybala è sempre lontanissimo dalla porta avversaria, Morata unica punta non regge il peso della squadra e la mediana è senza incursori, ad eccezione di McKennie. E senza Chiesa, da qui a giugno, sarà durissima.
In fase difensiva, da troppo tempo ormai tutto si regge sul tandem Bonucci-Chiellini, affidabile se a disposizione, ma usurato da anni di battaglie ai massimi livelli. De Ligt non si è ancora dimostrato all’altezza, pur avendo grandi margini. Manca fisicità: centimetri, forza, muscoli. E’ stato lampante il gap rispetto ad un Inter che sembrava fatta di giganti, rispetto ai “nani” bianconeri.
Che fare?
Difesa, centrocampo, attacco: non c’è un reparto che oggi offra garanzie per competere nel campionato attuale, ma soprattutto nel medio e lungo termine. L’unica strada è quella di dare ad Allegri maggior potere decisionale sul mercato, individuando ora i giocatori necessari per attuare la rifondazione: da Scamacca a Frattesi, senza dimenticare qualche top player di caratura internazionale (ci sarà comunque l’Europa l’anno prossimo, che sia Champions o una competizione minore). Ma il nuovo assetto manageriale del club, la coppia Arrivabene-Cherubini, sarà in grado di ricostruire un progetto tecnico credibile per la Juventus del futuro?