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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il commento

Juventus-Inter è lo specchio del nostro calcio: polemiche, sceneggiate e zero spettacolo

A Torino vincono i nerazzurri, ma ad uscire davvero sconfitta dai novanta minuti dell'Allianz Stadium è l'immagine della Serie A

Speriamo che all'estero, questa partita, l'abbiano vista in pochi. Questa la prima considerazione che viene naturale dopo aver assistito a Juventus-Inter, quel derby d'Italia che dovrebbe rappresentare al meglio il nostro calcio agli occhi del mondo. Peccato, però, che la sfida tra bianconeri e nerazzurri, vinta dalla formazione di Simone Inzaghi per 1-0 grazie ad un penalty trasformato da Calhanoglu, di spettacolo ne abbia offerto ben poco, a meno che non si vogliano definire tali novanta minuti caratterizzati da polemiche, sceneggiate e giacche lanciate a terra. Tutti teatrini che, con il calcio vero, hanno poco a che fare.

Senza entrare nel merito degli episodi che hanno scatenato un vero e proprio putifero al termine della sfida (con la Juventus che contesta il rigore concesso all'Inter recriminando, allo stesso tempo, per un penalty non assegnato in proprio favore), ci viene da chiederci se quello al quale abbiamo assistito all'Allianz Stadium possa definirsi davvero "calcio". Dal punto di vista tecnico il match è stato infatti desolante, per colpa di entrambe le formazioni: i nerazzurri, che nel corso di questa stagione sono stati tra i pochi a mostrare un gioco davvero propositivo, si sono per lo più limitati alla fase difensiva, sfruttando l'episodio favorevole per far volgere la gara a proprio favore, mentre i bianconeri, che hanno comunque fatto qualcosa in più degli avversari, hanno confermato ancora una volta tutti i loro limiti in fase di costruzione. Ovvia conseguenza una partita brutta, scorsa via sul filo della tensione e del nervosismo, ma senza trame di gioco davvero interessanti.

Il confronto con gli altri maggiori campionati europei è impietoso: basta guardare una qualunque partita di Premier, ma anche della Liga o della Bundesliga, per rendersi conto dell'abisso che separa la Serie A dagli altri grandi tornei. Là, in Inghilterra, in Spagna o in Germania, giocano a un altro ritmo, a un'altra intensità, tanto che, a volte, sembra di assistere ad un altro sport. Là, in quei Paesi, si gioca un calcio moderno, propositivo, capace di far divertire il pubblico sugli spalti. Noi, invece, siamo ancora fermi a qualche decennio fa, ancorati ancora all'idea che il risultato sia l'unica cosa che conta, ciechi di fronte all'evidenza che quello stesso risultato, il più delle volte, si può raggiungere soltanto giocando meglio dell'avversario. E allora ci accontentiamo di buttarla in caciara, tra sceneggiate e giacche lanciate al vento. Poi, però, non stupiamoci se i Mondiali, ancora una volta, dovremo guardarli da casa.

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