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Giovedì, 25 Aprile 2024
Calcio

Lazio, perché il mercato invernale è stato così deludente

Tante uscite e diversi nomi sul taccuino per rinforzare l'organico, ma alla fine in biancoceleste arrivano solo Cabral dallo Sporting Lisbona ed il serbo Kamenovic, a Formello già da questa estate

E’ una Lazio immobile. Non nel senso di Ciro, ma come aggettivo che accompagna un mercato invernale che nei progetti di mister Sarri e magari anche nelle intenzioni della dirigenza avrebbe dovuto se non proprio cambiare volto, quantomeno attrezzare adeguatamente la squadra per la seconda metà di una stagione che la vede rincorrere un posto in Europa ed ancora in lizza nella seconda competizione continentale.
D’altronde, gli input del “Comandante” erano stati chiari: utilizzare le prossime sessioni di trattative per un’opera di maquillage dell’attuale organico, al fine di renderlo più competitivo e maggiormente incline alla sua filosofia di gioco. La prima finestra, a cavallo tra la fine di dicembre ed il mese di gennaio, è invece scivolata via senza un alito di quel vento di cambiamento sperato, con la bonaccia ad immobilizzare le vele dell’imbarcazione biancoceleste e un refolo di brezza a spingerla negli ultimi quaranta minuti, quando sono stati depositati i contratti del serbo Kamenovic (difensore che si allena a Formello da quest’estate) e di Cabral, chiuso poco prima del gong.

Da una parte c’era il famoso indice di liquidità, che ha cristallizzato la posizione della Lazio nella strada del rinnovamento lastricata sì di buone intenzioni e promesse, ma divenuta ben presto una salita dalla pendenza molto, troppo elevata. Dall’altra restava però l’oggettiva necessità di puntellare una rosa che sembrava effettivamente avere lacune da colmare, più che altro in attacco ed in difesa, per far puntare verso l’alto la curva del grafico della qualità ma anche per garantirsi alternative valide, necessarie ad una formazione che dovrà, nei prossimi mesi, misurarsi in tre competizioni contemporaneamente.
In difesa, i tentativi sono invece andati a vuoto, in primis quello per Casale – jolly gradito al tecnico – per cui il Verona ha risposto picche, forte anche dell’interesse di altri club italiani: aspetto, questo, che potrebbe anche complicare l’assalto biancoceleste al giocatore nella sessione estiva. E così, a rimpolpare il pacchetto arretrato è arrivato quel Kamenovic regolarmente tesserato ma che sembra non aver proprio convinto Sarri: giovane, con i suoi 21 anni, spendibile sia sulla fascia che al centro, magari futuribile ma distante dal profilo della pedina subito fruibile per potenziare la retroguardia.

In attacco, dopo la partenza di Muriqi, altra scena muta o quasi. Sarebbe servito un vice-Immobile di peso, anche in questo caso con esperienza nel torneo italiano per dare respiro al bomber di Torre Annunziata, è invece arrivato un Jovane Cabral dallo Sporting Lisbona, attaccante esterno di qualità che si fa apprezzare per la velocità e nell’uno contro uno, ma che oltre ad essere alla sua prima esperienza lontano dal Portogallo assume i connotati di risorsa più per affiancare nel reparto i vari Pedro, Felipe Anderson e Zaccagni, che non per piazzarsi al centro del fronte offensivo. Dove, questa è la sensazione, con ogni probabilità si dovrà ricorrere ancora alla soluzione del “falso nueve” per ovviare ad un ipotetico forfait di Immobile. Anche in questo caso, i tentativi fatti sono naufragati, a partire da Miranchuk dell’Atalanta alla cui cessione – ad onor del vero – Gasperini si era già opposto in precedenza quando il russo stava per lasciare Bergamo per andare a Genova, per proseguire con quelli “last minute” per Mota e Lucca sui quali Monza e Pisa hanno fatto muro.

Quindi, stilando un resoconto, la Lazio si è trovata perlopiù impegnata a liberarsi di quei giocatori finiti ormai ai margini del progetto sarriano (oltre a Muriqi, hanno fatto le valigie Durmisi, Jony, Rossi, Lukaku, Escalante, Vavro, Adekanye e Lombardi), operazioni utili per abbassare il monte ingaggi e sfoltire la rosa. Ma le carenze in organico restano, e probabilmente anche i malumori di un Sarri che si sarebbe aspettato movimenti diversi in queste settimane di trattative. Tecnico che, peraltro, ha anche sul piatto il rinnovo dell’accordo che lo legherà alla società biancoceleste fino al 2025 con un ritocco dell’ingaggio. Manca il “nero su bianco”, e gli estimatori del “Comandante” si augurano che l’epilogo del mercato non abbia effetti collaterali sull’accordo che prolungherà la permanenza dell’allenatore nella capitale.

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