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Giovedì, 25 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Leo Messi: c'è qualcosa che stride in quelle lacrime

Le lacrime di Lionel Messi durante la conferenza stampa nella quale ha salutato il mondo blaugrana hanno fatto il giro del mondo. Arrivato a Barcellona tredicenne, nel 2000, se ne va nel 2021, dopo aver vinto tutto, dopo aver portato la squadra sul tetto del mondo in più occasioni e dopo essere diventato il calciatore probabilmente più forte di tutti i tempi. "Sono giorni che penso a questo giorno, a cosa dire, e la verità è che è difficile e non riesco a dire niente. Dopo tanti anni, tutta la mia vita qui, non sono pronto a questo e onestamente non è come avevo pensato", ha detto l'ormai ex capitano del Barca, che si è già accordato col Paris Saint Germain per un contratto biennale. "Avevo abbassato del 50% il mio stipendio, ma questo non era sufficiente. Ho letto che il Barcellona mi avrebbe chiesto di tagliarmi lo stipendio di un altro 30%, ma questa non è la verità. Si dicono tante cose che non sono vere purtroppo" ha aggiunto Messi.

Le lacrime sono parse a qualche tifoso fuori luogo. Ma nessuno può seriamente mettere in dubbio l'attaccamento della "pulce" al mondo barcellonista. Nessuno può criticare uno dei calciatori più vincenti di sempre per cercare di strappare l'ultimo stratosferico contratto della sua carriera. Però usare frasi come "sarà durissima" o "è difficile ma dobbiamo (la sua famiglia) accettarlo" è parso stonato. Non è un segreto che l'anno scorso Messi restò al Barcellona perché "obbligato", dopo una telenovela sgradevolissima, quando scoprì che era "nulla" una clausola con la quale lui stesso riteneva di potersi liberare gratuitamente e andare altrove.

Era comunque una favola fino a ieri quella di Messi. Le costosissime cure mediche pagate dal Barcellona al Messi bambino. Il primo contratto firmato su un tovagliolo di carta di un bar, quando il mitico Charlie Rexach, ex direttore sportivo blaugrana, si accordò con i due rappresentanti dell'argentino, Josep Maria Minguella e Horacio Gaggioli. Poi l'esordio nel Barcellona allora di Ronaldinho, la consacrazione con Guardiola e tutto il resto. Tutto il resto è già storia del calcio. Ma torniamo all'oggi. Se Messi avesse voluto restare davvero a vita a Barcellona, avrebbe semplicemente potuto evitare di arrivare a scadenza di contratto, rinnovando magari a gennaio scorso quando c'era lo spazio e il tempo per fare le cose con cura. Lavorandoci per tempo, la quadra sarebbe stata senz'altro trovata.

La società (la peggio gestita in Europa, amministrativamente parlando) non avrebbe mai detto no a un contratto di 8-10 milioni all'anno più bonus vari, nonostante le nuove regole della Liga su debiti e monte ingaggio. Un modo a quelle cifre si sarebbe trovato, magari anche adesso in extremis dopo la cessione di alcuni compagni. Certo, a molto meno dei 40 milioni netti annui che pare sia pronto a versargli il Psg qatariota, ma pur sempre uno stipendio da top player. Se lui l'avesse voluto con forza e con largo anticipo, appunto.

La "pulce" ha messo legittimamente la sua carriera e il suo presente al primo posto, andrà a giocarsi la Champions League in una delle 2-3 squadre più forti d'Europa. Non era tenuto a rinunciare a 30-35 milioni all’anno, non sarebbe stato facile per nessuno. Sono, secondo più di un tifoso, le lacrime a stridere. La scelta di andare via è anche sua. Messi piange perché saluta un gran pezzo della sua vita, e sono lacrime di nostalgia. Criticarlo sarebbe, anzi è ingeneroso: ha vissuto 21 dei suoi 34 anni con quella maglia addosso, quasi una seconda pelle. Poteva scrivere l'ultimo capitolo di una favola, pensarci per tempo e provare a trovare la strategia per restare comunque, a qualsiasi costo, persino con uno stipendio simbolico (anche se tale ipotesi sarebbe stata complicata a livello legale) in una società che gli ha versato più di 750 milioni di emolumenti in carriera. Il solo contratto firmato da Leo Messi nel 2017 con scadenza nel 2021 con il Barcellona valeva circa 550 milioni di euro e ha avuto un suo peso nel disastro economico attuale in cui versa il club. 

Leo Messi e il suo entourage fino all'ultimo hanno realmente pensato (o così gli avevano fatto credere) che le cose si sarebbero sistemate. Quando il Barcellona gli ha però comunicato che la proposta, al ribasso ma pur sempre generosa, non era più sul tavolo, ha scelto nel giro di poche ore di rimanere anche nel 2021-2022 il calciatore più pagato del mondo. Altrove. Perché, semplicemente, le favole nel calcio ad alto livello non esistono più. Fino a qualche anno fa si sarebbe potuto immaginare Messi, al massimo, con un gioco di fantasia, solo con un'altra maglia addosso. Magari a fine carriera, quella rossonera del Newell's Old Boys, la squadra della sua Rosario di cui è sempre stato tifoso, per la quale ha giocato solo a livello giovanile, e alla quale la sua famiglia è sempre rimasta legata. Sarebbe stata la favolosa chiusura di un cerchio. Ma sarebbe stata, appunto, una favola. Roba d'altri tempi. Il presente di Messi è, prosaicamente, una valanga di petrodollari.

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