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Venerdì, 19 Aprile 2024
Calcio

Mondiali 2022 Qatar: l'Australia scende in campo per i diritti umani

In un video di tre minuti, la netta presa di posizione della nazionale "Aussie" sui diritti dei lavoratori e degli appartenenti al mondo LGBTIA+ nel paese che ospiterà la kermesse iridata

Il calcio d’inizio è previsto tra meno di un mese, ma non c’è solo l’aspetto meramente sportivo a catalizzare l’attenzione sui Mondiali di calcio in Qatar. E’ stato il Guardian, in un’analisi effettuata oltre un anno e mezzo fa, a porre l’accento sui 6500 lavoratori deceduti nel corso dei dieci anni di lavoro, serviti per edificare i dieci stadi in cui si svolgeranno i match della rassegna iridata. Nel dossier emerge come la maggior parte delle vittime sia costituita da lavoratori immigrati da paesi come India, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka e Pakistan, ma anche Filippine e Kenya i cui dati non sono stati resi noti e porterebbero pertanto il conto ad essere arrotondato per difetto. Morti per cause naturali, ma in cui le temperature del Qatar – che in alcuni casi arrivano a sfiorare i 50° - hanno giocato un ruolo essenziale. Sebbene lo stato non abbia disposto autopsie per fare luce su tali decessi improvvisi ed inaspettati, per cui i familiari non hanno avuto risarcimenti o spiegazioni di sorta, aspetti sottolineati dagli studi legali che rappresentano le vittime.

La campana che risuona dal Qatar emette, ça va san dire, un suono diverso e molto più rassicurante, anteponendo la logica dei freddi numeri in base ai quali la percentuale di persone scomparse va parametrata all’enorme numero di lavoratori – si stima superiore ai due milioni – che hanno prestato servizio negli impianti. Presa di posizione più o meno ricalcata dalla Fifa che rimarca come, paragonando l’operazione Qatar 2022 a molti altri progetti di costruzione in tutto il Mondo, la frequenza degli incidenti sia stata più bassa, puntualizzando la rigorosità delle misure di sicurezza e della salvaguardia della salute della forza lavoro impiegata.

A ridare estrema centralità al tema ci ha pensato la Nazionale Australiana di Calcio, che sarà impegnata nella kermesse mondiale (è inserita nel Girone D e farà il suo esordio il 22 novembre contro la Francia) ed ha divulgato un video di tre minuti in cui sedici giocatori hanno voluto far sentire la propria voce, con l’appoggio non solo dell’intera spedizione “aussie” in Qatar ma anche della Football Federation Australia. “Ci sono valori universali che dovrebbero definire il calcio. Valori come rispetto, dignità, fiducia e coraggio. Quando rappresentiamo la nostra nazione, aspiriamo a incarnare questi valori, ed è per questi motivi che dobbiamo parlare della situazione in Qatar”, spiegano i Socceroos. Che sottolineano come siano stati fatti concreti passi in avanti (il sistema della “Kafala”, il quale consentiva il ritiro del passaporto dei lavoratori da parte dei datori di lavoro, è stato quasi completamente superato, così come è stato garantito un salario minimo), e come ci sia stata la loro piena disponibilità nell’approfondire la questione interagendo con il sindacato dei giocatori, la Federazione stessa e diverse organizzazioni internazionali del settore, fino a quelle che operano – come Amnesty International – nel campo della solidarietà.

“Le riforme sono un passo importante e gradito, ma la loro attuazione rimane incoerente e richiede miglioramenti”, dicono i giocatori australiani. E tali riforme, pertanto, dovranno rappresentare un lascito importante nel panorama lavorativo della nazione, un passo in avanti che andrà oltre il fischio finale del campionato. Altro passaggio chiave, il supporto ai diritti negati nel paese agli esponenti della comunità LGBTIA+, con la richiesta della decriminalizzazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso, “perché in Qatar non si è liberi di poter amare la persona che si è scelta”. Non è ovviamente mancata la replica da parte dell’emiro del Qatar, il quale ha riposto che “Il paese è stato sottoposto a una campagna senza precedenti che nessuna nazione ospitante ha mai affrontato”, puntualizzando le migliorie apportate proprio nel fronte della tutela di chi ha prestato servizio nell’opera di costruzione degli impianti. La questione sui diritti umani e sulle condizioni dei lavoratori, comunque, continua a costituire un fulcro attorno al quale Qatar 2022 non smette di ruotare. E in caso di una auspicata e positiva evoluzione, sarà davvero – per citare i Socceroos - “one that football can truly be proud of”, qualcosa di cui il calcio può essere davvero orgoglioso.

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