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Venerdì, 29 Marzo 2024
Calcio

Non solo Pepe: quando follia fa rima con squalifica

Il difensore del Porto - prossimo avversario della Lazio in Europa League - rischia fino a due anni di stop. Ma non è che l'ultimo caso di una serie di pesanti sospensioni legate ad episodi violenti sul rettangolo di gioco

A margine della sfida di Europa League con la Lazio, a tenere banco in casa Porto c’è anche la questione Pepe, uno dei protagonisti della maxi-rissa scoppiata al termine del “Clasico” contro lo Sporting Lisbona che ha coinvolto anche dirigenti e fotografi e si è conclusa con quattro espulsi. Ad aggravare la posizione del difensore ci sono anche le accuse di condotta violenta, visto che Pepe avrebbe aggredito a calci Hugo Viana, d.s. avversario (ma stando alle ricostruzioni avrebbe anche volutamente cercato di nascondere un oggetto lanciato dagli spalti dell’Estadio Do Dragão sul campo, che secondo alcuni media locali potrebbe essere un proiettile). Un comportamento che potrebbe essere duramente sanzionato in base all’articolo 145 del regolamento disciplinare della Liga Portugal, con sospensioni che vanno dai due mesi ai due anni.

Il lungo stop a cui il difensore del Porto potrebbe andare incontro non rappresenterebbe, però un record nel calcio professionistico, perlomeno escludendo dal conteggio i casi di reiterata positività al doping o quelli legati al calcioscommesse, che hanno in alcuni casi portato a squalifiche di maggiore portata.
Limitandosi a comportamenti strettamente correlati al rettangolo di gioco, il caso più eclatante è quello del portiere della nazionale cilena Roberto Rojas, che nel match contro il Brasile valevole per le qualificazioni ai Mondiali di Italia ‘90, si ferì intenzionalmente con un piccolo rasoio nascosto dentro il guanto dopo lo scoppio di un bengala a pochi passi da lui, al fine di consentire la vittoria a tavolino della sua squadra (che al 70’ era sotto di un gol). Quella del 3 settembre 1989 sarà l’ultima partita di Rojas, squalificato a vita.
Cinque anni di sospensione nelle competizioni internazionali vennero invece comminati a Juanito, stella del Real Madrid (prematuramente scomparso nel ‘92 in un incidente stradale), reo di aver colpito con un calcio al volto Lothar Matthaeus nella finale di Coppa dei Campioni del 1987, persa dai Blancos 4-1. A metà del secolo scorso risalgono lunghi stop inflitti dalla giustizia sportiva a Joaquín Cortizo, 24 giornate per un entrata che ruppe tibia e perone ad Enrique Collar nel Real Saragozza-Atletico Madrid del dicembre ‘64 in Liga, e ad Aredio Gimona, che in un Palermo-Roma del febbraio ‘50 colpì a freddo Bruno Pesaola venendo squalificato a vita, pena poi ridotta successivamente.

A volte sono arbitri ed assistenti a pagare in prima persona sul rettangolo di gioco. Come accaduto ai Mondiali 2002 a Joao Pinto (sei mesi per l’aggressione all’arbitro Ángel Sánchez durante Portogallo-Corea del Sud), o più recentemente a Ole Kristian Selnaes, reo di aver ripetutamente apostrofato l’assistente dell'arbitro Liran Liany al termine della sfida tra Azerbaijan-Norvegia, match valevole per le qualificazioni ai mondiali di Russia 2018, sfogo che costò al calciatore norvegese una squalifica di undici mesi. E persino i tifosi possono diventare bersaglio di un attimo di ordinaria follia, ricordando il colpo da kung-fu di Eric Cantona del gennaio 1995 inferto al momento di raggiungere gli spogliatoi - dopo l’espulsione - al ventenne Matthew Simmons, posizionato a ridosso dei cartelloni pubblicitari di Sellhurst Park, location della sfida di Premier League tra Crystal Palace e Manchester United.

Più curioso, ma meritevole di menzione, lo stop inflitto a Vinnie Jones, già recordman per l’ammonizione più rapida (subita dopo appena tre secondi nella sfida del ‘92 tra Chelsea e Sheffield United per un fallo su Whitehouse, primato eguagliato da Carlos Tevez a novembre 2020 in Boca Juniors-Talleres Cordoba) ed a suo modo punta di diamante della “Crazy Gang” del Wimbledon che trionfò nell’edizione 1987/88 della FA Cup. Sei mesi di squalifica, sospensione per tre anni dalla Football Association e ventimila sterline di multa per aver fatto nel 1992 da presentatore al documentario “Soccer’s Hard Men”, raccolta di filmati – che vedono anche lui, ça va sans dire, tra i poco edificanti esempi da seguire – che raccontano le gesta di alcuni tra i calciatori più cattivi e violenti del football britannico. Più che un fallaccio, insomma, potè un microfono.

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