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Giovedì, 25 Aprile 2024
Calcio

Roma, perché ora non sono più ammessi errori

L'amore, incondizionato, dei suoi tifosi ma anche il rischio di non partecipare il prossimo anno alle coppe europee: la Roma, nelle prossime due partite, si gioca un'intera stagione

Chiamatela euforia, per una finale europea che mancava da trent’anni e che potrebbe spezzare un lungo digiuno. Chiamatela devozione, quella per una squadra ed il suo tecnico che nell’ultima uscita stagionale non riesce a vincere – in superiorità numerica - contro una formazione già retrocessa, ma raccoglie comunque un’ovazione a fine gara. O più semplicemente, chiamatelo amore: quello che non viene mai meno, nonostante tutto, perché il rischio di non qualificarsi per l’Europa esiste, ed è tangibile, così come quello di chiudere addirittura all’ottavo posto, peggior piazzamento degli ultimi diciassette anni. Eppure, il popolo giallorosso è lì, al fianco dei suoi giocatori, al fianco di José Mourinho, in una fine di maggio che potrebbe regalare un titolo che manca da quattordici anni.

Il clima che si respira nell’ambiente romanista è, pertanto, qualcosa di difficilmente descrivibile. E sembra andare al di là dell’epilogo di una stagione che si riassumerà nei prossimi 180 minuti. I 90 di Torino, nell’ultimo impegno di campionato, dove sarà necessario vincere per assicurarsi il bonus Europa previsto dal piazzamento in classifica, e di 90 di Tirana, nella finale di Conference. L’allenatore portoghese, guida tecnica ma ancor più indiscusso leader, ha già ottenuto una vittoria importante: quella di ridare un contagioso entusiasmo all’ambiente, di compattare dietro la sua figura l’intera tifoseria. Una sinergia difficilmente riscontrabile nel recente passato, che va oltre il risultato, e che destinata a restare anche se i salmi recitati non dovessero finire in gloria.

Poi, però, ci sono i conti da fare. Quelli che potrebbero non tornare nel caso in cui, nella peggiore delle ipotesi, l’epilogo non dovesse essere quello auspicato. Non disputare le coppe europee il prossimo anno, ad esempio, costituirebbe un danno enorme dal punto di vista economico, con la rinuncia ai premi Uefa ed agli incassi al botteghino. E potrebbe persino rappresentare una zavorra nelle trattative volte a potenziare la squadra (perché non avere una vetrina europea, inutile nasconderlo, può far perdere appeal).
Il primo match ball, in casa con il Venezia, è stato sciupato, e sarebbe bastato vincere - cosa che alla Roma in campionato non riesce dal 10 aprile – per chiudere il discorso sesto posto, ed affrontare la trasferta contro i granata con in testa solo ed esclusivamente la finale di Tirana. Le scivolate di Atalanta e soprattutto della Fiorentina hanno, comunque, limitato i danni, rimettendo di nuovo nelle mani dei giallorossi il pallino nell’ultima sfida proposta dal calendario.

Ora, però, non sono ammessi ulteriori rinvii. Venerdì sera, all’Olimpico di Torino, serve vincere. Per chiudere – almeno – al sesto posto in campionato e non vanificare completamente quanto di buono fatto fino a venti giorni fa. E soprattutto per non sovraccaricare ulteriormente la finale di Tirana col Feyenoord, che potrebbe così mettere in palio non solo la Conference League ma anche il lasciapassare per le competizioni continentali del prossimo anno, qualora sabato Atalanta e Fiorentina facessero bottino pieno scavalcando la Roma in classifica. Si è capito che non saranno gli eventuali flop di fine stagione a rovinare l’idillio tra il popolo giallorosso e la squadra, con Mou in testa. Ma il pericolo di ritrovarsi, tra qualche mese, a rimpiangere le occasioni sciupate, c’è e va evitato. A prescindere da questo amore incondizionato.

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