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Giovedì, 25 Aprile 2024
Calcio

Salernitana, dall'happy end al fragore (evitabile) di un divorzio

Si chiude tra dichiarazioni al vetriolo il rapporto tra Danilo Iervolino, presidente del club granata, ed il direttore sportivo Walter Sabatini, arrivato in Campania ad inizio 2022 e tra gli artefici del miracolo salvezza

Scordiamoci tutti l’happy end dell’Arechi, targato 22 maggio. Quello che ha concluso una rimonta sembrata quasi una favola, quello della Salernitana capace di scalare le pareti dell’inferno un gol alla volta, una partita alla volta, centrando una salvezza su cui nemmeno il più inguaribile degli ottimisti avrebbe scommesso un centesimo bucato. Sono passate due settimane, ma sembra un secolo leggendo il serrato botta-risposta tra il presidente del club campano, Danilo Iervolino, e il direttore sportivo – ormai ex – Walter Sabatini. Prima la comune intenzione di proseguire insieme il cammino, poi il divorzio arrivato come un fulmine a ciel sereno, quindi il rumore dei cocci provocato dalle reciproche dichiarazioni, deflagrate a mezzo stampa con l’annesso fragore simile ad una granata esplosa in una cristalleria.

Dissapori e divergenze di vedute sono il pane quotidiano in un ambiente che vive, spesso, di contrasti e storture, appianate tra compromessi e convergenze partorite “obtorto collo”. Altrettanto scontato che il tempo di conoscersi, di piacersi e - perché no – di amarsi è trascorso, nel caso di Iervolino e Sabatini, in un momento di burrasca, in circostanze critiche (d’altronde “Le storie che nascono in circostanze eccezionali non durano mai”, ammoniva in un film Keanu Reeves). Il primo ha coraggiosamente preso in mano il timone di un’imbarcazione in balia delle onde investendo in un progetto volto innanzitutto a condurla al porto più vicino, ed il secondo chiamato a far salire a bordo in quattro e quattr’otto un equipaggio disposto a rischiare il naufragio, piazzando inoltre uno skipper come Nicola aggrappato al timone e superlativo nell’indovinare la rotta giusta (lui resterà in panchina, per i prossimi due anni).

Non si discute sulle priorità dei due protagonisti della vicenda: da una parte chi vuole far valere la propria autorità (“E’ la Salernitana di Iervolino, non di Sabatini” si legge in un estratto dell’intervista rilasciata) e mira ad un tipo di gestione diversa da consuetudini e convenzioni, dall’altra chi rimarca la sua esperienza (“Sono nel calcio da trent’anni, Iervolino da trenta giorni”) e dichiara come alla base della frattura ci sia stato un equivoco legato ad una commissione da versare all’agente di un tesserato granata – Lassana Coulibaly – parallelamente all’ingaggio. Un “balzello” che rappresenta da tempo un tema centrale nelle trattative tra club e procuratori e che – a quanto si apprende – ha prodotto tale rottura insanabile.

Difficile, al momento, districarsi in un labirinto fatto di accuse reciproche, affermazioni e verità – acclarate o presunte – che rimbalzano da una parte all’altra come la pallina di un flipper. Forse il tempo dissiperà dubbi e perplessità, ma al di là della sostanza resta l’amarezza per la forma: era davvero necessario far decollare, pubblicamente, gli stracci, fosse anche per il legittimo desiderio di fare chiarezza? Era proprio così irrinunciabile l’esigenza di una “parata e risposta” pubblica a mezzo stampa volta a sminuire professionalità, competenze e debolezze l’uno dell’altro, con tanto di possibile epilogo nelle aule dei tribunali?

Sembra che ci sia dell’autolesionismo tutto “Made in Italy” nel mantecare con rancore ed accuse una storia che, al di là di tutto, era meritatamente assurta agli onori della cronaca ed a pieno titolo etichettata come impresa sportiva degna di essere ricordata. Perché, quello, il ricordo della salvezza, resta indelebile, come rimane l’amore viscerale di un popolo granata che ha dimostrato di meritare la serie A. Di solito i comunicati di circostanza post-divorzio si chiudono con ringraziamenti per il lavoro svolto ed auguri per un futuro pieno di successi: quelli che auguriamo a Salerno, a Iervolino e Sabatini. E quello che peraltro è stato diramato al momento dell’annuncio della separazione delle strade tra il club e il direttore sportivo. Pubblicamente, bastava quello. Di tutto il resto, ad essere onesti, avremmo fatto volentieri a meno.

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