Roma, undici metri di delusione: il Siviglia vince ai rigori ed alza l'Europa League
Amaro deja-vu per i giallorossi, a 29 anni di distanza dalla finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori con il Liverpool. Non basta una prova generosa in una sfida nervosa ed incerta
Dopo 29 anni, la maledizione dei rigori in una finale europea torna a condannare la Roma. Questo il responso della Puskas Arena, con il Siviglia che alza per la settima volta il trofeo: epilogo ingeneroso per la squadra giallorossa, crudele deja-vu di quel match con il Liverpool che aveva seguito lo stesso copione, anche nel risultato conclusivo di 1-1. La gara, in fondo, si è incamminata invece su binari diversi rispetto alle previsioni della vigilia. Più propositiva la Roma, tanto accorta in fase difensiva che disinvolta in costruzione, al punto da confezionare la prima palla gol nitida (non adeguatamente sfruttata da Spinazzola il cui destro non prende sufficiente giro) dopo poco meno di un quarto d’ora. Il Siviglia, invece, resta sornione: meno alto del solito in fase di non possesso e più attendista, quasi a voler invitare i giallorossi ad affondare. Rischiano, gli andalusi, su un intervento borderline di Gudelj in area su Abraham (visionato da Var), e capitolano poco dopo colpiti da Dybala, innescato da un filtrante al bacio di Mancini a valorizzare nel miglior modo possibile un gladiatorio recupero di Cristante nel cerchio di centrocampo.
Mourinho resta impassibile o quasi: abbozza una corsa ma si ferma preferendo raffreddare l’entusiasmo di una panchina in ebollizione, emulato da Mancini che si rivolge ai tifosi in tribuna invitandoli ad usare la testa. Quella che ci mette Fernando - perso in marcatura su un corner – alzando troppo la mira e Mancini almeno in due circostanze provvidenziali per sbrogliare una paio di situazioni scabrose in area. E quella di Rui Patricio disteso in tuffo su cui fortunatamente non rimbalza la sfera, respinta dal palo su una sassata di Rakitic.
La Roma finisce il primo tempo schiacciata e comincia il secondo ancora in apnea: i primi dieci minuti di pressione costante sfociano nell’1-1 scaturito da una deviazione di Mancini nella sua porta sull’ennesimo traversone degli spagnoli. Poi succede un po’ di tutto: dalla lista degli ammoniti giallorossi che si ingrossa pericolosamente, ad un rigore inesistente prima dato e poi tolto al Siviglia su un tocco pulito di Ibanez in area ad uno più credibile – per un tocco col braccio di Fernando – su cui un Taylor annebbiato sorvola. In mezzo la palla gol più ghiotta della ripresa su un batti e ribatti sfortunato in area spagnola, l’uscita di un Dybala esausto e di un Abraham poco incisivo, più il colpo di coda finale del Siviglia con Fernando-Suso ed En-Nesyri che gela le coronarie dei romanisti presenti alla Puskas Arena.
Supplementari coi ritmi che non scendono ma i portieri che restano inoperosi. Prima dei rigori giusto il tempo di scattare tre istantanee sulle scaramucce tra le due panchine – generate da un Matic a terra in preda ai crampi – su un chiusura salvaserata in area di Zalewski all’inizio del recupero e la beffarda traversa sul lob di testa di Smalling ad una manciata di secondi dal fischio conclusivo. Legno diverso, stavolta il palo, a fermare il terzo tiro di Ibanez dopo che Bono si era opposto bene al secondo di Mancini. Il Siviglia dal dischetto non sbaglia, e quando lo fa Montiel, c’è il Var a graziarlo permettendo un secondo tentativo stavolta impeccabile. Come non lo sono stati gli spagnoli negli oltre 130’ e come non lo è stata la direzione di gara. Lecite considerazioni che, però, non attenuano l’amarezza.