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Martedì, 23 Aprile 2024
Calcio

Fiorentina, come è triste Venezia. Quanto è lungo il passo...indietro?

Quella del "Penzo" è stata la peggior Fiorentina della stagione. Troppo manovriera, poco concreta e punita da un errore difensivo che un cinico Venezia ha sfruttato per portare a casa i tre punti.

Serviva il “talismano” Fiorentina a questo Venezia per avere la garanzia di riassaporare il gusto del successo, che mancava da oltre un mese. Serviva invece ben altro ai viola per evitare una sconfitta che, oltre ad interrompere la serie di vittorie in trasferta, fa riaffiorare perplessità e dubbi.

I veneti hanno confermato di avere particolare feeling coi toscani, essendo proprio la Fiorentina la squadra contro cui il Venezia ha vinto più partite nel massimo campionato (ben dieci). E l’ultima affermazione della serie si è materializzata grazie a quella pennellata di sano cinismo che era mancata nelle ultime uscite, dove la formazione di Zanetti aveva invece dato la sensazione di tirare fuori il meglio di sé con il livello dell’acqua pericolosamente arrivato alla gola. Il tecnico dei lagunari ha sottolineato a fine gara come sia necessario “Avere l’umiltà di capire chi si è”: ed il Venezia al cospetto di una Fiorentina con più qualità ha scelto di lasciare il possesso palla agli avversari, chiudere gli spazi e graffiare in contropiede. Scelta distante da quel gioco offensivo gradito proprio a Zanetti, ma rivelatasi azzeccata. E premiata non solo con i tre punti, ma anche col primo “clean sheet” stagionale.

Discorso, invece, diverso per i viola. La cui battuta d’arresto, per mister Italiano, “è un passo indietro solo nel punteggio, non nel gioco”. Resta però il fatto che quella vista al “Penzo” è stata probabilmente la Fiorentina peggiore da inizio torneo, incapace di rendersi realmente pericolosa (due tiri in porta in 95 minuti), con verticalizzazioni inesistenti ed un possesso palla sterile fatto di costruzioni per vie orizzontali e retropassaggi, che hanno agevolato la serata al pacchetto arretrato dei padroni di casa, comunque ben organizzato e lucidissimo nel concedere poco o nulla.

Tre, in particolar modo, gli aspetti da approfondire. Il primo è legato a quella sensazione di “involuzione” che la squadra ha dato, oltretutto per la prima volta contro una delle “medio-piccole” (o presunte tali) contro cui i gigliati non avevano mai ciccato. Il secondo è l’incapacità di gestire il nervosismo: era toccato a Gonzalez contro l’Inter, stavolta è stato Sottil – anche qui in situazione di svantaggio – a lasciare la Fiorentina in dieci. Proprio lui che nel primo tempo aveva convinto, sebbene l’inferiorità numerica abbia sortito l’effetto di scuotere la squadra di Italiano apparsa per assurdo più convincente in avanti con l’uomo in meno. Infine, Dusan Vlahovic. Non segna su azione in maglia viola da due mesi, sa già che lascerà Firenze a breve e, diretto a fine match con i compagni sotto il settore dei tifosi, si è anche beccato qualche insulto. Domenica c’è il Cagliari: concretezza, nervi saldi e il ritorno al gol dell’attaccante serbo (a siglare, almeno, una tregua armata con il popolo viola) nelle lista delle cose da fare. Con l’auspicio che siano sufficienti a riportare punti e serenità.

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