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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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I 10 giocatori eterni incompiuti in Serie A: Recoba e Pato sul podio

Ecco i 10 casi più recenti d'eterni incompiuti visti in Italia

Ci sono calciatori che hanno avuto un'esplosione ad alti livelli troppo veloce e si sono bruciati la carriera. Altri invece che hanno disputato una stagione ad altissimi livelli e poi si sono persi nell'anonimato. Oppure qualcuno che per problemi extracalcistici non è arrivato dove il suo talento glielo avrebbe permesso. Ecco i 10 casi più recenti d'eterni incompiuti visti in Italia. 

10. Pasquale Foggia

A 24 anni il fantasista napoletano esordisce in Nazionale con Donandoni. E’ questo il punto più alto della carriera di Foggia, per un giocatore che ai tempi delle giovanili in rossonero era considerato uno dal futuro assicurato. Alla Lazio ha offerto alcune discrete prestazioni, ma è finito fuori rosa per i contrasti con il presidente Lotito. Foggia ha avuto una carriera in cui ha espresso il meglio in squadre che lottavano per la salvezza, a 30 anni è in cerca di riscatto in Lega Pro con la Salernitana, per un giocatore che fino a cinque stagioni fa era nel giro della nazionale. 


9. Alessandro Rosina
 
A Torino lo hanno soprannominato Rosinaldo ed è arrivato a giocare in nazionale sotto la gestione Donadoni.  Lo Zenit lo acquista dai granata per una cifra vicina ai 10 milioni di euro, ma la sua esperienza in Russia non è felicissima, nonostante con Spalletti abbia vinto in 3 occasioni il campionato russo.  

La nostalgia dell’Italia è tanta che viene mandato in prestito prima al Cesena e poi al Siena. I Toscani la scorsa estate nonostante la retrocessione in B lo hanno riscattato, per un giocatore che dalla Champions si trova ora a giocare in una squadra che viaggia nella parte bassa della serie cadetta. 


8. Gaetano D'Agostino
 
Reduce da una stagione da 11 reti e il titolo di erede di Pirlo nell’state 2009, Pozzo valuta il suo centrocampista 25 milioni di euro. Prima la Juve su consiglio di Lippi tenta d’ingaggiare D’Agostino, ma l’offerta non soddisfa le richieste dei friulani.

Anche il Real Madrid si fa avanti, che ma Pozzo rimane irremovibile o 25 cash o niente, puntualmente l’affare salta anche perché il presidente bianconero con i Mondiali 2010 alle porte pensa che durante la competizione sudafricana il prezzo del suo regista possa salire ulteriormente. 

Ma proprio nella stagione del Mondiale D’Agostino non pare più lo stesso e perde il posto in Nazionale, il suo cartellino si svaluta al punto che l’anno successivo la Fiorentina paga 4.5 per la metà.  Viene spedito al Siena, poi la fugace comparsata con il Pescara e ora la B nuovamente con il Siena, a conferma che è proprio vero che certi treni passano una volta sola. 

7. Alberto Aquilani
 
Il Principino sinora è sempre stato limitato da una sequela d’infortuni, che non gli hanno permesso d’aver una continuità per poter affermarsi definitivamente. 

Cresciuto nelle giovanili della Roma, si è imposto nel calcio che conta proprio con i giallorossi, ma per problemi finanziari viene ceduto al Liverpool per 25 milioni di euro. Ma in Reds gioca una sola stagione, totalizzando 26 presenze a causa di un problema alla caviglia, inizia una girandola di prestiti che lo porta a giocare alla Juventus e al Milan, ma i soliti problemi fisici sono uno dei motivi per cui non vengono esercitati i diritti di riscatto. 

La Fiorentina scommette nuovamente su Aquilani, che ripaga la fiducia dei viola e ritorna in Nazionale. Ma la sua ultima prestazione in azzurro non all’altezza con l’aggravante del gol regalato agli Armeni, aumenta la convizione di come oltre agli infortuni, Aquilani non abbia la personalità necessaria per uscire dal limbo degli eterni incompiuti.  

6. Mirko Vucinic
 
 
A 30 anni compiuti, il montenegrino è uno di quei calciatori croce e delizia dei propri allenatori. Vucinic sono ormai anni che alterna prestazioni da fuoriclasse ad altre anonime. La sua stagione più convincente è stata la 2004/05, ai tempi in cui militava nel  Lecce di Zeman, quell’anno segnò 19 reti che tuttora resta il suo miglior score in carriera. 

5. Yoann Gourcuff
 
Approda al Milan 20enne con il soprannome di “piccolo Zidane”, merito delle buone qualità intraviste al Rennes . In rossonero rimane 2 stagioni, ma trova poco spazio perché chiuso da Kakà e Seedorf. Viene girato in prestito al Bordeaux, dove è il protagonista della vittoria della Ligue 1. 

Con i girondini gioca talmente bene che tutti i club più importanti d’Europa bussano alla porta del Milan, che prova a trattenerlo ma alla fine i rossoneri sono costretti a cederlo per 15 milioni proprio ai francesi, che esercitano il diritto di riscatto. 

Il Lione l’anno successivo sborsa per lui 22 milioni di euro, ma sia i lionesi sono in una fase di declino dopo aver dominato in Francia per anni e lo stesso Gourcuff  è vittima di un serie infinita di infortuni. A 28 anni il bretone è in cerca del giocatore che incantò la prima stagione con il Bordeaux. 

4. Sebastian Giovinco
 
Ai tempi delle giovanili era considerato un talento cristallino, tanto che si sprecavano i paragoni con Del Piero. Giovinco ha offerto buone prestazioni durante il prestito all’Empoli, mentre al ritorno al primo ritorno a Torino è stato spesso relegato in panchina. 

A Parma ha avuto un rendimento ottimo, in particolare la sua seconda stagione gli ha permesso di raggiungere la chiamata in Nazionale per Euro 2012 e in estate di tornare a vestire bianconero. Finora il suo rendimento alla Juve è stato di alti e bassi, tanto che la Formica Atomica è la ormai è la quinta opzione offensiva di Conte. 

3. Alexandre Pato
 

Una carriera fulminante, il brasiliano ha bruciato le tappe troppo velocemente. A 17 anni in maglia Internacional, segna una rete nel Mondiale per Club divenendo il più giovane marcatore della storia in torneo della Fifa. Il Milan nell’estate 2007 investe su di lui 22 milioni di euro, nella gara d’esordio segna una rete contro il Napoli, al termine dei primi sei mesi italiani il suo score è di 9 gol in 18 partite.  A Milano sembra arrivato un fenomeno capace di prendere l’eredità dei grandi attaccanti rossoneri come Van Basten e Shevchenko, ma dalla stagione 2009/10 incomincia a subire una raffica d’infortuni muscolari che lo costringono a lunghi stop. 

Nel gennaio 2012 sembra ad un passo dalla cessione al Psg per 35 milioni di euro, ma alla fine il suo passaggio ai parigini salta per il veto di Berlusconi.  E’ questo il preludio però alla cessione definitiva avvenuta un anno esatto dopo al Corinthians per soli 15 milioni. L’amore fra il Papero e il Timao però non sboccia, i tifosi non l’apprezzano e si mormora che già a gennaio potrebbe tornare in Europa. 

2. Alvaro Recoba
 
El Chino è stato il pupillo di Moratti, che calcisticamente parlando si era innamorato del suo sinistro. L’uruguagio arrivò all’ con Ronaldo, proprio all’esordio mentre tutti aspettavano il Fenomeno segna la doppietta che vale la vittoria alla prima di campionato. Recoba però a differenza del brasiliano non trova la continuità necessaria per poter esprimersi al meglio, viene mandato 6 mesi al Venezia per completare la propria maturazione. 

In Laguna ha un rendimento pazzesco, tornato all’Inter  tutti s’aspettano che confermi quanto di buono visto con il Venezia. Coi nerazzurri però alterna giocate da fuoriclasse assoluto a molti passaggi a vuoto e numerosi infortuni, tanto che con Mancini si ritrova spesso in panchina e nell’estate 2007 si trasferisce al Torino, dove disputa una stagione anonima. 

A 37 anni è tornato a giocare in patria nel Nacional de Montevideo, a fine stagione ha deciso di ritirarsi e come da lui stesso dichiarato : “"Vorrei che le persone si ricordassero di me come calciatore, per come giocavo. Non per tutti gli infortuni con i quali sto chiudendo la carriera”. 

1. Antonio Cassano

E’ il giocatore dell’occasioni sprecate, colpa soprattutto delle sue carattere fumantino, che lo ha portato a compiere numerose bravate conosciute come Cassanate. Sulle doti calcistiche del barese nessuno discute, anche perché supportato da un talento che in pochi a livello mondiale possono vantare, che però che non gli è bastato per consacrarsi a ruolo di fuoriclasse. 

A Madrid in maglia merengues e a Milano, su entrambe le sponde del Naviglio, FantAntonio non ha saputo sfruttare appieno le chance. In estate è passato al Parma in cerca di riscatto, per un talento che dichiara: “Nella mia carriera ho fatto più danni della grandine, finora ho reso per il 30-40 per cento delle mie possibilità".


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