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Sabato, 20 Aprile 2024

Andrea Perniciaro

Direttore Responsabile Sicilia e Calabria

La cruda realtà del calcio italiano

Non è certo colpa delle condizioni del Barbera se l’Italia non andrà ai Mondiali in Qatar, ma se la nostra Nazionale non gioca una partita a eliminazione diretta in Coppa del Mondo dalla finale di Berlino del 2006 è anche causa delle condizioni del Barbera. Sembra un paradosso. Ma non lo è.

È di queste ore la polemica tra il Corriere della Sera - il giornale più importante d’Italia - e il Palermo calcio. Uno strascico della partita persa malamente contro la Macedonia del Nord. Tutta "colpa" di un articolo in cui il giornalista inviato descrive lo stadio palermitano come "preistorico per gli standard europei, pietrificato ai Mondiali di Italia 90. E quindi fatiscente. Con mura marce. Pozzanghere di melma giallastra. Balaustre rugginose. Gradoni insicuri. Fili elettrici penzolanti. Bagni infetti: un water per mezza tribuna, la porta scassata, lo sciacquone scassato, e donne e uomini avvolti nei tricolori dentro la stessa, mortificante fila".

Poi lancia delle accuse su una presunta vendita in nero dei prodotti all'interno del bar e conclude paragonando la sala stampa del Barbera a una "sala giochi di Bogotà con pareti con la carta strappata, tanfo di chiuso, neon ingrigiti, steward che fumano, mascherine abbassate, bottigliette rovesciate e sedie sbilenche". Insomma un impianto non adeguato alla quinta città d'Italia.

Apriti cielo. Oltre agli inevitabili commenti sui social nel pomeriggio è arrivata la replica - piuttosto piccata - del Palermo. Società che - bene ricordarlo - non è proprietaria dell'impianto di viale del Fante (che è del Comune) ma lo ha in concessione pagando all'amministrazione un canone annuale. L'articolo in realtà non lanciava accuse specifiche alla società rosanero, ma il presidente Mirri ha voluto comunque dire la sua. Dimenticando probabilmente il detto latino "excusatio non petita accusatio manifesta". 

Nella nota pubblicata sul sito infatti il Palermo "esprime il proprio disappunto di fronte a una testimonianza del tutto parziale e faziosa". Secondo la società "l’articolo appare infatti come un elenco di presunti disservizi della struttura". In realtà proprio presunti non sono. E meno male che il giornalista del Corriere si sia limitato a un giro della tribuna, infatti basterebbe chiedere a chi ogni domenica frequenta la curva le condizioni dei bagni e dei sediolini. 

bagno tribuna stadio barbera-2

Secondo la società rosanero però "l'articolo, più o meno consapevolmente, tace di contro la verità di uno stadio che – grazie al lavoro dell’intera macchina organizzativa – ha affrontato a testa alta la sfida di un 'tutto esaurito' adeguato all’importanza del match, che merita a questo punto un 'contro-elenco' capace di rendere giustizia alla serata del 24 marzo e onorarne la verità incontestabile dei fatti: nessuna défaillance organizzativa a danno dei tifosi e delle federazioni ospiti; spogliatoi completamente rinnovati per l’occasione; manto erboso non solo al livello ma anche al di sopra degli standard delle competizioni nazionali e internazionali, a tal punto da ricevere apprezzamento dagli stessi giocatori e staff tecnici; area sky-box completamente nuova e realizzata ad hoc per l’occasione; nuovi schermi led giganti di ultima generazione; ultimo, ma non ultimo, la condotta ineccepibile di un pubblico caloroso e rispettoso che, nel primo grande evento nazionale con il 100% della capienza, ha onorato l’evento in una grande festa di sport, come gli stessi vertici della Figc hanno avuto a cuore di ricordare nella conferenza post-partita".

Insomma, se da un lato l'articolo ci è sembrato poco approfondito e buttato giù d'impeto dopo una cocente delusione. Dall'altro ci saremmo aspettati una replica che rispondesse sulle precise accuse lanciate dall'articolo. Perché ci sono fili elettrici penzolanti? Perché c'è un water per mezza tribuna con porta e sciacquone scassata? Perché i neon della tribuna stampa sono ingrigiti? Invece niente di tutto ciò. Solo una parziale ammissione quando si dice che si tratta "di un impianto che per oltre 30 anni ha goduto di poche o nessuna reale opera di rinnovamento strutturale, portando con sé gli inevitabili segni del tempo". La nota del Palermo si conclude con il più classico annuncio di querela contro il giornalista per le accuse al bar. 

Il messaggio che il giornalista voleva lanciare non era certo quello del "lo stadio di Palermo fa schifo" ma più in generale quello de "il calcio italiano ha pretese di essere all'altezza degli altri campionati europei ma ha questi stadi da schifo". Si è trovato dentro la notizia e ne ha scritto. Per far capire come il sistema calcio in Italia è fermo a più di trent'anni fa. Sarebbe sbagliato a nostro avviso farne una questione "palermitana". Anche perché poi noi siamo i professionisti del "Palermo possiamo criticarla solo noi, ma guai se lo fa qualcun altro".

Dando per assodato che se il Barbera si trova in queste condizioni la colpa non è certo (tutta) della società di Mirri. Non splendeva nemmeno nell'era Zamparini. Ma d'altronde una famiglia che sta in una casa in affitto non spende soldi per interventi strutturali, se ne è proprietaria sì. Ma in Italia le società proprietarie di uno stadio si contano sulle dita di una mano. La Roma aspetta da 10 anni, Milan e Inter da poco meno. Zamparini a Palermo ci aveva provato, poi ha capito forse che era meglio non insistere. Commisso è in guerra col Comune di Firenze. E così le società fanno lo stretto necessario per ottenere le autorizzazioni. Poi non ci stupiamo che chi ha grosse cifre da investire sposti le sue mire verso altri lidi.

Col risultato che in Italia ci sono sempre meno soldi, i top player preferiscono Premier e Liga, gli investimenti sul settore giovanile sono ridotti (a parte qualche isola felice come l'Atalanta) al lumicino, il campionato è ogni anno sempre meno spettacolare e allenante, i nostri giocatori sembrano fenomeni finchè non superano il confine. L'Europeo è stato una splendida favola, giovedì si è tornati alla cruda realtà. La verità è che se l'Italia vuole tornare ai fasti di un tempo, serve anche che i muri del Barbera (e di tutti gli stadi d'Italia) tornino prima a splendere. 

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