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Venerdì, 29 Marzo 2024
Europei 2012 / Ucraina

Prandelli: "Non è un paese (né un calcio) per giovani"

Il ct azzurro nella conferenza stampa post Euro 2012 fa il bilancio della spedizione azzurra: "Positivo". Ma attacca: "Siamo un paese vecchio, ci sono tante cose da cambiare". E sulla finale, ammette: "Avrei dovuto rivoluzionare la squadra"

"Siamo un paese vecchio, ci sono tante cose da cambiare". Cesare Prandelli, ct della nazionale di calcio, nel salutare l'avventura azzurra in Polonia e Ucraina, si toglie un macigno dalla scarpa. Non un macigno calcistico, ma culturale, sociale, a suo modo politico. In conferenza stampa all'indomani della batosta subita nella finale di Kiev che ha lasciato lo scettro Europeo in mano alla Spagna di Del Bosque, Prandelli si è detto "orgoglioso" di questa Italia, una squadra "propositiva e corretta, che non ha creato alcun tipo di polemiche".

OBIETTIVO BRASILE 2014 - Ma, ribadendo la bontà del suo lavoro, con una nazionale presa dopo lo sfacelo del Mondiale in Sudafrica e portata a pochi metri dal tetto d'Europa, Prandelli ha rimarcato quello che è il problema principale non solo del nostro calcio ma del nostro paese. "L'Italia è un paese vecchio. ci sono tante cose da cambiare". Una questione anagrafica, evidentemente, ma non solo.

Per questo il ct della nazionale ha spiegato come gli azzurri "sono venuti all'Europeo per cambiare, per perseguire un'idea senza farci condizionare dal risultato. In questi due anni abbiamo cercato di costruire una Nazionale con la mentalità di un club. Siamo partiti senza aspettative e abbiamo fatto sognare l'Italia". E ancora: "Vincere l'Europeo avrebbe fatto bene, ma avrebbe tolto l'equilibrio a qualcuno. Non siamo ancora pronti per vincere, quando lo saremo vinceremo e rivinceremo ancora, senza alti e bassi né disagi". Il ct ha elogiato il gruppo, ma ha concesso una battuta anche su un singolo, Andrea Pirlo: "Mi auguro che giochi ancora per due anni, ne ha capacità, forza e credo anche voglia". Chiaro l'auspicio di poter contare su Pirlo anche per il mondiale in Brasile.

TROPPE CRITICHE - E sulle critiche che gli sono piovute per la presenza nello staff tecnico del figlio Niccolò, il ct ha detto: "Accetto sempre la critica sportiva, ma non accetto attacchi personali per la presenza di mio figlio qui. Mi hanno ferito umanamente, in modo profondo. Non ci sono rimasto male, di più. Mio figlio è un professionista, avevamo bisogno di una persona che si integrasse con il mio staff. Sono state fatte cose importanti, come dimostra il recupero degli infortunati".

"TEMPO DI CAMBIARE" - Tornando sulla necessità di "cambiare", Prandelli si dice "sincero quando parlo di progettualità. Ho rispetto per la Figc, noi abbiamo la voglia di costruire qualcosa, ma se tra sei mesi i problemi non saranno risolti, se devo allenare una squadra che in otto mesi fa due allenamenti una riflessione la farò".

ASSE NAZIONALE - CLUB - "Non chiediamo di modificare i programmi, ma di avere la possibilità ogni 40, 50 giorni, due mesi di potere valutare la crescita dei nostri ragazzi. Così come ha fatto il nostro settore giovanile. Altrimenti che progetto è, che obiettivo abbiamo!". Per il ct la parola d'ordine è una sola: "Programmazione". Perchè "quando c'è un'idea e c'è la volontà di iniziare un percorso e un progetto devi cercare di programmare e valutare questi giocatori, che eventualmente devono prendere il posto di Andrea. Penso di saper fare il mio lavoro, ma se devo fare un allenamento dopo tre o otto mesi...".

POCO CORAGGIO A KIEV - Ma una critica, Prandelli, non solo l'accetta ma addirittura se la auto-infligge. In finale è stato palese come l'Italia fosse arrivata sulle gambe, incapace di rincorrere i vari Xavi, Iniesta, Silva. "Nell'ultima partita avrei dovuto avere più coraggio e rivoluzionare la squadra". Il pensiero corre a Nocerino e Diamanti al posto di Marchisio e Cassano, ad esempio. "Ma sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti di chi aveva portato la squadra in finale" conclude il ct azzurro.

Euro 2012 è alle spalle. Ora il futuro si chiama Brasile 2014. Paese di vecchi permettendo.

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