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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, la ripartenza della Serie A oggi come oggi è "fantacalcio"

Sembra difficilmente praticabile la proposta di un ritiro permanente lungo tre mesi di giocatori, staff e personale di tutte le squadre per portare a termine la stagione. In Cina il calcio è ancora fermo. Sempre più affollato, giorno dopo giorno, il partito di chi vuole fermarsi

C'è voglia di normalità, come è ovvio che sia. E il calcio è parte integrante del tempo libero di moltissimi italiani. Ma chi spera in una veloce ripresa dei campionati di calcio rischia di rimanere deluso. Il calcio e le attività sportive potranno riprendere? "Allo stato attuale non ne vedo le condizioni", dice Walter Ricciardi, componente dell'executive board dell'Oms e consulente del ministero della Salute sull'emergenza coronavirus, che spiega: "Il calcio è uno sport che prevede contatti fisici, emissioni di liquidi e sudore. Non mi sembra prudente. Poi, non dimentichiamo che gli atleti sono dei lavoratori, dunque bisogna mettere in atto adeguate misure di protezione anche della loro salute".

Anche Enrico Castellacci, il medico della nazionale di calcio italiana per 14 anni e oggi consulente del Guangzhou Evergrande, è prudente: "In Cina - dice alla Stampa - nonostante due o tre mesi di vantaggio sull’emergenza, non si parla ancora di ripresa del campionato". Castellacci si domanda, a proposito delle linee guida della commissione tecnico-scientifica della FIGC: "Tutte le società possono mettere e mantenere in sicurezza i centri sportivi? Ci sono strutture per creare tanti piccoli spogliatoi? Che staff medico servirebbe per controllare tutti i giorni i giocatori, tecnici e persone a contatto con la squadra e ogni quattro giorni fare i tamponi? In A forse sarebbe possibile, anche se esistono realtà territoriali diverse, in quasi tutta la B e la C no. La maggioranza dei club del nostro calcio non può. E i medici si ritroverebbero da soli con una mole di lavoro impossibile da svolgere".

Sembra fantacalcio anche l'idea di cui scrive oggi Valerio Piccioni sulla Gazzetta dello Sport, ovvero un ritiro permanente lungo tre mesi di giocatori, staff e personale di tutte le squadre: così la Serie A penserebbe a ripartire. Un piano che prevede allenamenti, sanificazione dei centri sportivi, poi test molecolari, esami del sangue, tamponi periodici. Le squadre messe di fatto sotto una "cupola di vetro" per evitare qualsiasi rischio di contagio. Francamente difficile anche solo da immaginare, figuriamoci da organizzare. La Lega avrebbe anche già stilato un calendario che ricalca tempi e giornate dell’Europeo cancellato, giocando quindi a giugno e luglio - senza pubblico - le gare rimanenti per terminare la stagione.

Il protocollo di garanzia che il comitato medico scientifico della Federcalcio presenterà al presidente Gravina per la ripresa dell’attività sportiva prevederebbe che ogni squadra venga divisa in tre tipologie di soggetti: i guariti dopo malattia conclamata, i guariti dopo malattia lieve e quelli con anamnesi negativa. Il numero dei componenti degli staff a contatto con i giocatori dovrà essere ridotto il più possibile. A livello di protocollo medico diagnostico, previsti uno screening iniziale, fra le 72 e le 96 ore che precedono il giorno effettivo di ripresa, vari esami, compresi tamponi ed esami sierologici. 

Tanti scogli, ma anche tanti soldi in ballo. Se il campionato non dovesse ripartire, la perdita economica sarebbe di circa 720 milioni di euro tra botteghino, diritti televisivi e merchandising. Il piano della Lega di serie A per adesso resta quello della ripresa degli allenamenti lunedì 4 maggio (nessuna possibilità di allenamenti individuali prima come vorrebbe qualcuno), tutti in campo a inizio giugno, 12 giornate più quattro recuperi tutti d'un fiato per evitare cause infinite e fallimenti. Il campionato finirebbe il 2 agosto. La Lega esclude l'ipotesi che si possa giocare a settembre-ottobre. Se quasi tutto il mondo dello sport ha già la testa alla prossima stagione e quasi tutte le federazioni hanno stoppato i campionati, il calcio cerca di andare avanti. Ma sembra essere sempre più affollato, giorno dopo giorno, il partito di chi vuole fermarsi qui.

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