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Giovedì, 28 Marzo 2024
La storia

Barbra Banda, l'incredibile pugile bomber della nazionale di calcio femminile dello Zambia

Una "Lukaku" al femminile, trascinatrice delle africane alle Olimpiadi con sei reti in due partite che fa gol anche alla violenza di genere

L’Italia non si è qualificata, ma il calcio femminile fa comunque parlare di sé anche alle Olimpiadi. E a prendersi i riflettori è una delle giocatrici meno conosciute. Non una di quelle che vestono le maglie prestigiose delle formazioni favorite, che si stanno dando battaglia per il titolo a cinque cerchi. No, l’attenzione è tutta su Barbra Banda, attaccante dello Zambia eliminato al primo turno con un solo punto nelle tre gare disputate contro Cina, Brasile e Olanda. A impressionare tecnici, critica e tifosi è l’impressionante facilità con cui la giocatrice va in rete: nel 4-4 con la Cina e nella netta sconfitta 10-3 con l’Olanda la Banda ha trovato la via della rete complessivamente sei volte, tre per incontro.

L’esplosione nella sfida inaugurale: nonostante i dieci gol subiti Barbra è riuscita a bucare la difesa Orange una volta nel primo tempo e due nella ripresa diventando la miglior marcatrice africana alle Olimpiadi. Poi la conferma di fronte alle asiatiche, quando la ventunenne, già capitana della sua squadra, ha tenuto vive le speranze di qualificazione della sua nazionale segnando su rigore al 43’ e replicando al 46’ e al 69’ prima che la sconfitta 1-0 con il Brasile mettesse fine alle speranze delle africane di qualificarsi per gli ottavi di finale.

Così in tanti si sono messi alla ricerca di notizie su questa attaccante fisicamente impressionante, che ha iniziato a giocare a 7 anni sotto suggerimento del padre. Ma la struttura possente la porta anche a salire sul ring, affiancando il pugilato al calcio. E pure sul quadrato si scopre ben presto una vincente: cinque combattimenti e altrettante vittorie prima di dedicarsi completamente alla sua passione. Scelta azzeccata, considerato che le grandi qualità l’hanno portata prima in Spagna e poi in Cina, dove ne hanno subito apprezzato il fiuto realizzativo. Non solo, perché la Banda affianca all’impegno sportivo anche una grande attenzione al sociale con una fondazione che porta il suo nome e vuole combattere la violenza di genere. Chissà che dopo questo exploit olimpico qualche squadra italiana non decida di metterla alla prova per farci ammirare da vicino una Lukaku al femminile.

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