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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il più veloce del mondo

Marziano Jacobs, oro nei 100 metri con il record europeo

L’azzurro vince in 9.80 e sul traguardo esplode di gioia insieme a Tamberi. "Non svegliatemi, non so quando mi renderò conto di essere campione olimpico"

Forse neanche nei suoi sogni l’aveva previsto. Perché una vittoria nei 100 metri alle Olimpiadi ti spalanca le pagine dei libri di storia. Marcel Jacobs si merita un capitolo importante: ai Giochi vince in 9.80 davanti a Fred Kerley in 9.84 e Andre De Grasse in 9.89 ed è il primo italiano dai tempi di Pietro Mennea (eravamo a Mosca nel 1980) a conquistare una Olimpiade nella velocità. Fino a questa sera nessun azzurro era mai entrato neppure in finale; Marcel nel giro di due ore abbatte due muri che sembravano invalicabili e permette al tricolore di sventolare in cima allo stadio di Tokyo. Dopo l’era Bolt ecco che tocca a Jacobs, il primo a succedere al giamaicano nell’albo olimpico. Una bella responsabilità, che l’azzurro raccoglie ottenendo lo stesso crono registrato a Rio de Janeiro. Un paio d’ore dopo aver tagliato il traguardo l’uomo più veloce del pianeta non si rende ancora conto di cosa sia successo. «L’obiettivo era entrare in semifinale, poi ho puntato alla finale e ho vinto. Tutto come previsto» ride. E spiega: «Sì, nei miei sogni doveva succedere».

Ma forse nemmeno lì, perché un doppio record europeo in un paio d’ore (in semifinale aveva chiuso terzo in 9.84) e una finale dominata probabilmente non l’avrebbe prevista nemmeno un inguaribile ottimista. «Nel riscaldamento prima della finale mi sentivo in condizioni addirittura migliori della semifinale e poi nella prima gara non avevo fatto una grande partenza e sapevo di poter migliorare. Ho chiesto al mio corpo di fare l’ultimo sforzo prima di riposare e lui ha risposto alla grande. Sapevo di essere in un’ottima condizione e l’ho dimostrato». Una gara vinta anche, se non soprattutto, con la testa. «Ero concentrato solo su me stesso, non ho guardato gli avversari, ho pensato esclusivamente alla mia corsia fino al traguardo, quando mi sono girato perché ho capito di essere davanti».

Poi è iniziata la festa. «Sono esploso, ho urlato perché era quello che mi è venuto da fare, quindi sono saltato addosso a Tamberi che aveva la bandiera tricolore e stava esultando per la sua vittoria. E’ stato incredibile». Ha già previsto una notte insonne: «Guarderò il soffitto tutto il tempo perché non riuscirò a realizzare quanto successo. Anzi, secondo me ci metterò fino alla staffetta per capire che ho vinto l’oro».

Non ci crede ancora Marcel: «E’ un palcoscenico a cui non sono abituato, quando facevamo le foto mi dicevano: guarda che devi andare tu in mezzo perché hai vinto. E non vedo l’ora di salire sul gradino più alto del podio e sentire l’inno italiano che risuona in tutto lo stadio».

Ci sarebbe anche un record europeo da festeggiare, ma passa addirittura in secondo piano. «Un primato dopo qualche anno qualcuno te lo toglie. Un oro olimpico rimane per sempre».

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