rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Sport

Di Canio al Sunderland, i tifosi: "Non vogliamo quel fascista"

Lo scrivono i quotidiani inglesi, lo twittano alcuni tifosi dello Stadium of Lights di tradizione socialista, lo denuncia l'ex ministro laburista David Miliband

Un pò samurai un pò marines, un leone che non può stare in gabbia, un rottweiler controverso e osteggiato in Premier League: la nomina di Paolo Di Canio a manager del Sunderland ha scatenato una tempesta mediatico-politica. Il tecnico italiano è stato chiamato a salvare i Black Cats, in precipitosa caduta libera: due soli punti nelle ultime otto gare. Una crisi che però non basta per legittimare questo 'compromessò politico-calcistico: un club di sinistra allenato da un "fascista". 

Lo scrivono i quotidiani inglesi, lo twittano alcuni tifosi dello Stadium of Lights di tradizione socialista, lo denuncia l'ex ministro laburista David Miliband dimettendosi dal board della società. A sette giornate dal termine tocca a Di Canio riaccendere la scintilla di una squadra sfiduciata e disorientata, che ha perso per infortunio i suoi due giocatori migliori, Lee Cattermole e Steven Fletcher. Che non vince da metà gennaio. E che ora si trova sbattuta in prima pagina per polemiche extra-calcistiche. Perchè poche ore dopo l'arrivo dell'ex laziale, che ha firmato un contratto di due anni e mezzo, sono giunte le dimissioni irrevocabili del Miliband. 

Dimissioni ideologiche. "Auguro al Sunderland tutto il successo possibile. Tuttavia, alla luce delle affermazioni politiche espresse in passato dal nuovo allenatore, è giusto che io faccia un passo indietro", ha scritto sul suo blog l'ex pupillo di Tony Blair.

Che per fugare ogni dubbio, ha tenuto a chiarire che il suo gesto non ha nulla a che fare con l'imminente trasferimento a New York dove guiderà l'International Rescue Committee. A stretto giro arriva anche la replica di Di Canio: "Può darsi che sia successo qualcosa molti anni fa, ma quello che contano sono i fatti e la mia vita parla per me - ha scritto l'ex laziale in un comunicato - Ora mi ferisce il tentativo delle persone di attaccare la mia dignità perchè non è corretto. Ho le mie convinzioni e i miei valori e quello che mi offende di più non è il tentativo di attaccare me, ma di attaccare quello che i miei genitori mi hanno trasmesso, i valori che mi hanno insegnato e questo non è accettabile. Se qualcuno si è sentito ferito da me, mi dispiace, ma nasce tutto da una storia che viene raccontata in un modo diverso da quello che è". 

Ancora una volta dunque Di Canio è costretto a fare i conti con le sue dichiarate simpatie a destra. Rivelate nella sua autobiografia, nella quale ammise l'ammirazione per Benito Mussolini, ribadite sotto la Curva Nord con il saluto romano dopo un derby vinto dalla sua Lazio, e spiegate in un'intervista alla Bbc. Delicati, anzi rischiosi, certi endorsment, di qualsiasi segno o colore. 

Perchè se Sir Alex Ferguson non ha mai avuto problemi nel professare la sua fede laburista, così come in Italia Marcello Lippi e Renzo Ulivieri, nel Milan di Silvio Berlusconi le inclinazioni a sinistra di Oscar Tabarez e Alberto Zaccheroni sono state stigmatizzate.

Censure incomprensibili per l'ultimo datore di lavoro di Di Canio, l'ex presidente dello Swindon Jeremy Wray: "Dubito che David Miliband abbia mai incontrato Di Canio. L'ho frequentato per due anni e non credo di aver mai parlato di politica. Paolo ha chiare e forti convinzioni. E probabilmente ha un'opinione sull'opportunità per l'Italia di restare nell'euro, sui matrimoni gay e sulla tigre siberiana in via d'estinzione. Ma non penso che siano rilevanti per la salvezza del Sunderland". 

Un pò di buon senso, diluito nell' ironia di chi conosce il personaggio. Di certo non facile, incapace di diplomazia, orgoglioso, ambizioso, risoluto fino alla brutalità. Che ha sfiorato la rissa con un suo attaccante (Matt Ritche), che non ha esitato a sostituire il suo portiere dopo appena 22' di gioco (Wes Foderingham), che si è dimesso all'improvviso per divergenze con la dirigenza.

Ma soprattutto che nei 22 mesi sulla panchina dello Swindon aveva centrato una promozione diretta e prenotato la seconda di fila. Arrivato nel tardo pomeriggio della domenica di Pasqua, Di Canio si è subito messo al lavoro. Primo incontro con la squadra, in vista dell'esordio allo Stamford Bridge, domenica prossima. Un ritorno in Premier per Di Canio: dopo gli anni italiani (Lazio, Juventus, Napoli, Milan), e l'interludio scozzese (Celtic), ha indossato le maglie di Sheffield Wednesday, West Ham e Charlton. Ora il Sunderland.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Di Canio al Sunderland, i tifosi: "Non vogliamo quel fascista"

Today è in caricamento