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Giovedì, 25 Aprile 2024

Marco Drogo

Web Editor

Grazie Matteo Berrettini, ti abbiamo sentito

Oggi Berrettini ha perso e sicuramente non gli è piaciuto. Era la sua terza semifinale Slam in carriera, dopo quella in cui fu costretto ad arrendersi agli Us Open nel 2019 e quella vinta lo scorso anno a Wimbledon.  A New York a costringerlo alla sconfitta era stato proprio Rafael Nadal che l’aveva battuto in tre set in 7-6, 6-4, 6-1. Questo venerdì, 28 gennaio, poteva essere l’occasione per una grande rivincita da parte del nostro numero 1. Dall’altra parte della rete, però, c’era un Rafa ritrovato che, a 35 anni, sta disputando un Australian Open incredibile ed è in corsa per vincere il suo 21 esimo titolo Slam in carriera, risultato che gli permetterebbe di superare i suoi due storici rivali, Roger Federer e Novak Djokovic, a quota 20.

Il campione di Manacor, classe 1986, si era dovuto fermare lo scorso agosto a causa di un infortunio al piede. Oltre ad aver perso una buona parte della passata stagione, aveva dei timori sul fatto di riuscire a tornare a giocare ai suoi livelli. Sul campo della Rod Laver Arena ha decisamente spazzato via i fantasmi offrendo una prestazione strepitosa: a farne le spese è stato il nostro Berrettini. Nadal, a dispetto dei quattro chili persi nei quarti nella battaglia  contro Shapovalov, in questa semifinale è apparso in forma come non lo si vedeva da tempo: fisicamente, mentalmente e tatticamente. Ha tratto forza dalla sua immensa esperienza, quella di un tennista che domenica prossima, 30 gennaio, giocherà alla Rod Laver Arena di Melbourne la sua 29esima finale Slam, vantando un palmares dove figurano 13 Roland Garros, 2 trionfi a Wimbledon, 4 vittorie a Flushing Meadows e 1 Australian Open.

A risultare decisivo è stato l’approccio al match. Nadal si è immediatamente adattato al tetto chiuso sull’arena, a causa di un acquazzone che si è abbattuto sulla città australiana. Pur essendo un giocatore che ama il caldo si è adeguato meglio di Berrettini all’umidità e al campo più lento. La sua vittoria l’ha costruita mettendo da subito in difficoltà il campione romano individuando un suo punto debole, la difficoltà di difendersi con il rovescio sul lato sinistro del campo. Berrettini, così, ha faticato a lungo prima di entrare in partita e nei primi 2 set è stato nettamente sconfitto per 6-3 6-2. Nel terzo set è arrivata la reazione del campione romano, classe 1996.  Berrettini sembrava aver preso le misure alle battute di Nadal e così era riuscito a ottenere il break sul 4-3, chiudendo il terzo parziale con un incoraggiante 6-3. Si trattava, però, di un'illusione. Nadal chiudeva i conti nel quarto set tornando a giocare sui punti deboli di Berrettini, tra cui oggi c’era anche una certa comprensibile impazienza nel voler recuperare la partita a tutti i costi, forzando i colpi, anziché attendere il momento più propizio per portare a casa i punti. Un'arte nella quale Nadal è maestro assoluto. A Berrettini sicuramente servirà questa lezione appresa dal blasonato collega che ha 10 anni in più e stagioni di infinite battaglie nel circuito.

Ci sentiamo, però, di dire grazie a Matteo Berrettini per queste due settimane di emozioni che ci ha regalato. Il prossimo numero 6 del mondo ci ha entusiasmato con la sua vittoria con Alcaraz al terzo turno, ci ha resi ancora più appassionati superando un avversario ostico come Carreno Busta negli ottavi e ci ha esaltato con la sua vittoria su Monfils, successo ottenuto contro un pubblico per nulla a favore. In quell'occasione, nell'esultare per la vittoria, gridò l'ormai celebre: "Non vi sento". Qui in Italia, “Ti abbiamo sentito Matteo”. Grazie per le emozioni del tuo Australian Open.

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