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Venerdì, 19 Aprile 2024
Calcio

Calcio & marketing: la top 11 dei giocatori più sponsorizzati

Stiliamo la Top 11 dei paperoni del pallone, fatalmente un po’ sbilanciata in avanti

Li chiamano calciatori business. La categoria non è molto ricca, ma ben fornita. Vi appartengono quei giocatori che oltre a ricevere ogni mese bonifici a nove zeri dai propri presidenti accrescono le entrate con ricchissimi contratti di sponsorizzazione o pubblicità, sportive e non solo. 

Finanza creativa, insomma, attuabile però solo da coloro che non conoscono i termini spending review e che possono permettersi pure qualche azzardo in borsa. Ovviamente riuscito. Stiliamo la Top 11 dei paperoni del pallone, fatalmente un po’ sbilanciata in avanti. Perché le industrie non investono sui difensori…


1. Gianluigi Buffon
 

Migliore o no, Super Gigi rimane sicuramente ancor oggi tra i primi cinque portieri del mondo. L’ingaggio è ancora da top player (4 milioni), visti i chiari di luna internazionali nel ruolo ma, in attesa di chiudere la carriera in bianconero, il capitano fa due conti. Super contratto con la Puma (sponsor anche della Nazionale…) ma soprattutto guadagni stellari con la Zucchi, la società di cui è appena diventato azionista di maggioranza. Diciotto i milioni di euro investiti nel titolo in borsa: che ha già accresciuto il proprio valore del 55%.

2. Philipp Lahm

C’è chi, come Cesare Prandelli, lo ha votato nella terna del Pallone d’oro 2013. Anche se “ufficialmente” il c.t. azzurro aveva dichiarato qualcosa di diverso. Errore di trascrizione o no, siamo di fronte ad un signor giocatore, che sotto la gestione Guardiola ha pure imparato un ruolo nuovo, nonché ad uno dei simboli del calcio tedesco, nazione di cui è il secondo calciatore più pagato. D’altronde non si è per caso capitani della squadra più ricca del mondo e della stessa Nazionale. I suoi guadagni nel 2013 hanno sfiorato i 14 milioni, tra ingaggio e sponsorizzazioni. Premi esclusi, ovviamente. E se dovesse vincere il Mondiale...


3. Gareth Bale
 
Per ragioni tattiche siamo costretti a schierarlo come difensore ma i guadagni del gallese non sono proprio da terzino. Protagonista del trasferimento dell’anno, ovviamente i 101 milioni finiti nelle casse del Tottenham non lo hanno arricchito personalmente ma a questo pensa l’ingaggio-monstre da 10 milioni netti all’anno fino al 2018. Questo si aggiunge al contratto di sponsorizzazione nuovo di zecca fattogli firmare dall’Adidas, la stessa azienda che veste il Real e che sta duellando con la Nike per il controllo del mercato inglese. E che, si dice, abbia spinto non poco Florentino Perez a spendere la modica cifra. A pensare male si fa peccato, ma intanto che ci siamo, completiamo l’opera. Volete che neppure una piccola percentuale delle royalties sulle maglie “Bale 11” vendute dal Real sia finita nelle tasche di Gareth?

4. Bastian Schweinsteiger
 
Incredibile ma vero, il calciatore più ricco di Germania è proprio Schweini. Chi l’avrebbe detto? C’è chi dice che sia proprio questo uno dei limiti che blocca la definitiva riesplosione del football made in Germany, ma il centrocampista di Bayern e Nazionale tedesca incassa ben 9,8 milioni netti all’anno dal club bavarese, di cui è il simbolo nazionale. Cifre astronomiche per un giocatore del suo ruolo, giustificate dal fatto che da quelle parti la parola crisi è sconosciuta. A queste si sommano quelle derivate dal ricco contratto garantitogli dall’Adidas, sponsor tecnico di Bayern e Nazionale, e pure dalla T-Mobile, di cui è testimonial. Il totale “netto” è di 14 milioni, primo calciatore tedesco in assoluto.

5. John Terry
 
Il suo ritorno in Nazionale per il Mondiale si fa sempre più probabile. A tirare un sospiro di sollievo però non sarà solo Roy Hodgson, visto che la nuova generazione di difensori inglesi lascia a desiderare ma pure l’indotto della Nazionale inglese. Perché dopo il ritiro di Beckham, JT è uno dei calciatori più famosi della nazione ma soprattutto ricchi, e “spendibili” sul mercato pubblicitario. Più che un centrale difensivo, una vera e propria macchina da soldi: agli 8 milioni di sterline di ingaggio annuale, se ne aggiungono infatti addirittura altri 19 tra la compagna di assicurazioni Nationwide, i diritti d'immagine del videogioco Pro Evolution Soccer e pure la Umbro, storico marchio di abbigliamento sportivo inglese, ormai inglobato dalla Nike. Nessuna di queste griffe ha abbandonato Terry neppure dopo gli scandali assortiti che l'hanno colpito due anni fa.

6. Thiago Silva
 
“In Italia ho lasciato un pezzo di cuore e tanti amici” ha dichiarato il brasiliano appena due giorni fa, durante la cerimonia del Pallone d’oro. Quel che è certo, è che il patrimonio ora è tutto in Francia. E che patrimonio. Intervistato nell'ottobre scorso dal portale brasiliano Lancenet, Cesar Villaares, responsabile dell’agenzia di marketing che detiene i diritti sportivi dell’ex milanista, ha rivelato come il suo assistito sia “una vera macchina di marketing”. Oltre al super ingaggio garantitogli dal Psg, infatti, pari a 9 milioni netti, più un altro milioncino di bonus in caso di triplete, Thiago può vantare un contratto da non trascurare con la Nike, pur diminuito rispetto ai tempi del Milan perché il club francese non è (ancora) di prima fascia a livello europeo. Ma il baffo sponsorizza pure la Nazionale, di cui Thiago è capitano. E se alzerà la Coppa del Mondo in casa sai che bonus.

7. Cristiano Ronaldo

Pallone d’oro appena riconquistato, rinnovo di contratto da 17 milioni netti appena firmato, Irina al fianco dalla mattina alla sera ed una pioggia di sponsor. Ma tu, caro Cristiano, almeno una volta ti scotti prendendo in mano la caffettiera? Domanda lecita per chi sembra avere a disposizione ogni ben di Dio. Impossibile stimare il patrimonio netto di CR7, tanto è in continua espansione e così sarà anche nelle prossime settimane, visti i sicuri aumenti che deriveranno dal trofeo appena ricevuto a Zurigo. Ma nel 2013 dovremmo stare sui 32 milioni di euro. Così, se per il momento è passato davanti al nemico Messi nella classifica degli ingaggi netti, riassumiamo brevemente le ditte che lo hanno scelto come testimonial: Nike (ovvio), Castrol, Armani, ma ora pure Herbalife. Al resto ci pensa lui stesso, con la propria linea di intimo che fa faville. E i cui cartelloni pubblicitari rischiano di fare sbandare qualche signora al volante.

8. Keisuke Honda
 

Tutti in piedi di fronte al calciatore più famoso e ricco del Giappone, leader indiscusso della Nazionale di Zaccheroni ed ora venuto a mietere successi pure in Italia. E se per i successi tecnici bisognerà aspettare qualche tempo, la macchina d’affari-Honda è già in moto. Così se la decina di cronisti al seguito guideranno l’indotto megagalattico che permetterà al Milan di auto-finanziarsi di fatto l’ingaggio di 2,5 milioni da devolvere annualmente al giocatore, l’infinita coda di sponsor, da McDonald’s alla Coca Cola, fino agli sponsor “made in Japan”, la ditta di abbigliamento sportivo Mizuno e la compagnia telefonica Ntt Docomo, permetteranno a Keisuke di intascare oltre 10 milioni l’anno, quasi la stessa cifra incassata dal Milan. Al punto da consentirgli di rinunciare ai diritti d’immagine. 

9. Wayne Rooney

Qui il giudizio non può che essere sospeso, perché un conto è guadagnare quanto Wazza porta a casa oggi, circa 9 milioni l’anno, tutto un altro se firmerà il nuovo contratto con lo United, pronto a salire alla folle cifra di 15 milioni. Roba da far impallidire Bale. Scherzi a parte, cosa non si fa per impedire alla propria stella di varcare I confine cittadini e volare al City. Comunque, già ora il ragazzo non è messo male, visto che ogni 31 dicembre può chiudere il bilancio con circa 22 milioni di euro di guadagni, molti dei quali derivanti dal super-contratto Nike. Sul quale, ovviamente, fa leva pure lo United per fargli firmare il rinnovo. E dire che tre anni fa il povero Wayne perse pure la partnership con la Coca Cola.

10. Lionel Messi
 
Qui siamo su un’altra dimensione, quella dei calciatori-azienda. 35 milioni di guadagni solo nel 2013, tra il “fisso” garantito dal Barça (13,5) e la pioggia di sponsor personali, bastano per fare della Pulce molto di più di un campione della pedata, ma una vera e propria industria. Perché se già sei tra i primi tre calciatori più pagati al mondo, eppure riesci pure a superare tale cifra grazie alle aziende che ti scelgono come testimonial allora è concorrenza sleale. Qualche esempio? Tre le ditte alimentari, una delle quali italiane, che legano il proprio nome alla Pulce (senza fare pubblicità, quella che una volta in Italia era rappresentata da Ciro Ferrara. Facile, no?), ma pure una pioggia di 
aziende spagnole, Telefonica e Repsol in testa.

11. Neymar

Solo sette milioni a stagione d’ingaggio? Niente paura, il ragazzo ha tanti anni davanti per recuperare terreno! Ciò non toglie che una sfortuna l’abbia avuta, quella di cambiare maglia nella stessa estate in cui il Real ha messo a segno il colpo-Bale? Poco male, visto che ciò che il Barça gli “toglie”, almeno per il momento, Neymar lo recupera grazie ai propri sponsor personali. Addirittura undici, ad appena 20 anni. Dalla Panasonic alla Wolkswagen, fino all’immancabile Telefonica che lo ha messo sotto contratto appena messo piede in Spagna. Il totale ammonta a 13,5 milioni. I big sono ancora lontani, ma l’età è dalla sua parte.

12. Josè Mourinho

Più di qualcuno dei campioni di cui sopra lo Special li ha allenati, e qualcuno (Rooney) sogna ancora di allenarlo. Ma forse qualche imbarazzo ce l’avrebbe, visto che Messi e Ronaldo guadagnano più di lui. L’uomo che apriva l’ombrello prima che cominciasse a piovere è l’allenatore più pagato al mondo, meglio pure di Carlo Ancelotti che lo insegue ben distante. La scelta di tornare in Inghilterra dopo il ritiro di Ferguson non è casuale, permettendogli di sbancare ancor di più il mondo del marketing. Undici milioni l’incasso netto da Abramovich, cui Mou ne aggiunge altri quattro da sponsor assortiti.La suddetta carta di credito ha cambiato testimonial? No problem, ecco gli ultimi arrivati: Molinari che lo paga senza apparire e Adidas, primo marchio di abbigliamento sportivo a mettere sotto contratto un allenat(t)ore. Parentesi puramente voluta.


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