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Venerdì, 22 Settembre 2023
Forza campione

Il dramma di Vialli: "Il cancro è un compagno di vita, spero che si stanchi di me"

Le parole toccanti del nuovo dirigente accompagnatore degli azzurri agli Europei: "Devo andare avanti, sperando che il tumore mi lasci vivere ancora tanti anni"

Gianluca Vialli ha raccontato la sua dura esperienza contro il cancro a "Sogno Azzurro", la docu-serie di Rai1 sulla Nazionale impegnata tra pochi giorni agli Europei di calcio. "Si tratta di un compagno di viaggio indesiderato, ma devo andare avanti, viaggiare a testa bassa senza mollare mai, sperando che si stanchi e mi lasci vivere ancora per tanti anni", sono le toccanti parole dell'ex attaccante di Juventus e Sampdoria ora nello staff di Roberto Mancini come capo delegazione della Nazionale.

Vialli racconta la malattia: "Spero che il cancro si stanchi di me"

Dal 2017 combatte contro un tumore al pancreas che ha affrontato con coraggio e sconfitto anche grazie all'aiuto della sua famiglia. Ora sta bene, ma come ha detto più volte lui stesso, devono passare alcuni anni prima che ci si possa considerare completamente guariti. Vialli spera che la sua storia possa essere d'esempio: "Sono stato un giocatore e un uomo forte ma anche fragile e penso che qualcuno possa essersi riconosciuto. Sono qui con i miei difetti, le paure e la voglia di far qualcosa di importante".

"Io con il cancro non ci sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, però non posso farci niente. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare".

Sul suo rapporto con Mancini, amico fidato sin dai tempi della Sampdoria quando formavano una delle coppie gol italiane più letali, Vialli ha detto: "Ci siamo conosciuti in Nazionale quando eravamo ragazzini. Era un giocatore forte, tecnico, velocissimo. Ricordo che la prima volta insieme mangiammo e parlammo della Samp... Nei miei gol c'era il suo piede e nei suoi il mio".
 

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