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Giovedì, 25 Aprile 2024
La storia

Autismo, la rivoluzione di Pablo: promosso al primo esame all'università

Pablo Diemunsch Dit Harvey è il primo studente di filosofia all'università La Sapienza di Roma: la sua storia è un passo avanti verso l'inclusione. "Si dice che i fiori non parlino, in realtà usano solo un altro linguaggio" racconta a Today mamma Alessia

Ventiquattro anni, una grave forma di autismo e il primo esame all'Università. Si riassume in queste parole l'importante giornata di Paolo Diemunsch Dit Harvey, da settembre 2022 primo studente affetto da neuro divergenza a frequentare la facoltà di filosofia dell'università La Sapienza di Roma. Apparentemente una giornata come le altre per qualsiasi altro studente ma dal punto di vista di Pablo rappresenta un importante passo avanti per abbattere quelle barriere spesse e invisibili rappresentate dalle disabilità. Presenti a supportare il figlio in un giorno così speciale i genitori, la sorella e la nonna, che insieme formano i primi componenti dell'associazione "Io sono Pablo e qui sto bene". "Una piccola rivoluzione" commenta la mamma Alessia Condò nel spiegare a Today.it che significato ha per lei vedere il proprio figlio completare un intero esame universitario. La storia di Pablo e questo piccolo ma importante passo possono essere l'ispirazione per un sistema universitario e scolastico sempre più inclusivo. 

Spille dell'associazione

Una "tradizione imbattibile" in materia di disabilità

Fuori dal bar delle storiche aule del dipartimento di filosofia de La Sapienza abbiamo incontrato Alessia Condò, la mamma di Pablo. Come noi, anche lei stava aspettando che Pablo arrivasse intorno alle 15:30, mezz'ora prima di sostenere l'esame. Per Pablo si tratta del suo primo esame all'università, in storia della pedagogia, con il professore Furio Pesci. Iscritto da settembre 2022, mamma Alessia ha voluto subito a spiegarci come l'università nell'accogliere il figlio sia stata estremamente disponibile attraverso i servizi alla disabilità. Il merito, secondo lei, è da attribuire a una tradizione imbattibile sotto questo punto di vista: "Al mondo non esiste un'Università con questo tipo di programmi, la nostra è un'eccellenza. Nel resto d'Europa si stanno attivando servizi di questo tipo, ma fin'ora in altri paesi ci sono state le 'scuole speciali', che in realtà si trattano di veri e propri ghetti". 

Pablo con la sorella Gloria dopo l'esame-2

Pablo non ha avuto difficoltà ad entrare in facoltà, continua a spiegarci la mamma Alessia, e non ha sostenuto alcuna prova d'accesso. Il programma con cui è entrato è ancora sperimentale e consiste in un percorso di studi nel quale è sempre seguito da qualcuno. Anche gli esami sono differenti, adattati in base alle esigenze dell'alunno: proprio quello che ha sostenuto Pablo è il primo "esperimento" di un programma che si spera possa diventare prassi. "L'esame non è come quello degli altri studenti universitari perché non deve essere come quello degli altri" - ci spiega Alessia. "Il percorso di studi che ha fatto, basato su delle schede, è stato adattato al suo metodo di apprendimento, che è diverso rispetto al metodo classico con cui anche io e te studiamo e impariamo. Anche l'esame è stato riadattato".

"I fiori non parlano? No, parlano solo una lingua diversa"

"Se spiego una cosa a Pablo, devo andare a ritroso a mo' di matriosca perché lui capisca". È così che mamma Alessia descrive il metodo di apprendimento del figlio: fatto a compartimenti stagni e non "labirintico" come quello di una persona non affetta da autismo, a volte è necessario ripescare alcuni concetti di base consolidati in modo da comprendere nuovi vocaboli in quella che sembra essere una catena continua di significati. Da questa sua caratteristica è nato il suo personale metodo di apprendimento, basato su delle schede che ha ripetuto diverse volte per imparare i concetti della materia di cui aveva l'esame. "Pablo non ha certe capacità di base perché non si è mai relazionato nel corso dell'infanzia. Quando ha iniziato a studiare davvero, intorno ai 10 anni, abbiamo dovuto piantare diverse basi solide che fungessero per lui da riferimento per sviluppare altri concetti e ragionamenti".

Pablo prima di fare l'esame con il professore Furio Pesci

"È un po' come parlare in italiano a un bambino giapponese di tre anni: fai fatica, ma dopo impegno e dedizione ce la fai". Dopo anni di apprendimento e lavoro i risultati lo hanno portato a sostenere un esame universitario. E sebbene sia incredibile l'obiettivo raggiunto, Alessia spiega esserci "qualche zona d'ombra". "Se Pablo dovesse provare a superare un esame canonico verrebbe bocciato - dice Alessia. Non si può fare un esame canonico a un neuro divergente". Alessia spera ci sia un incentivo per adattare l'apprendimento in base alle esigenze del singolo studente, non il contrario, forzando lo studente a imparare attraverso un metodo generale e uguale per tutti: "Non so fino a che punto io non ho saputo insegnargli e lui non hai potuto apprendere: non si è ancora arrivati a capire come insegnare a persone che hanno questo tipo di bisogni. Ma è importare ribadire che non si dovrebbe decidere che se tu non dici 'bianco' come lo dico io allora il tuo punto di vista è sbagliato, semplicemente è diverso". 

Una delle schede di Pablo, questa sull'industrializzazione

"Si stanno tentando diversi approcci, l'importante è non avere un metodo che ponga dei limiti sia su quanto si possa insegnare, sia su quanto si possa apprendere". Si sta cercando un nuovo linguaggio - secondo Alessia - ed è anche merito dei grandi passi avanti della società degli ultimi anni. Pablo è nato 24 anni fa, nel 1999, anno in cui è stato chiuso l'ultimo manicomio in Italia dove - probabilmente - sarebbe finito anche lui. Oggi si ritengono "fortunati" per quanto riguarda la concezione dell'autismo che l'informazione ha portato nel paese. Ma non negano il grande lavoro che ogni giorno fanno con il figlio: sveglia presto, studio, discussioni, disciplina. Sono tutti aspetti che fanno parte di un quotidiano che punta all'inclusione dando al ragazzo strumenti che possano renderlo autonomo: "Si dice che i fiori non parlino - dice Alessia. In realtà parlano, solo attraverso un altro linguaggio: dobbiamo adattarli loro a noi, o dobbiamo adattarci noi a loro?". 

Ventisette su trenta

L'esame di Pablo ha fruttato un 27 su 30 e si è svolto insieme al professore Furio Pesci. "Il professore ci ha aiutato e ha supportato Pablo durante tutte le lezioni non cercando di zittirlo o isolarlo ma permettendogli di esprimere se stesso e le sue emozioni". Il grande risultato raggiunto è stato però frutto di un lavoro di anni. Un percorso verso l'autonomia, che mamma e familiari hanno sempre portato avanti con il figlio e che ora gli permette non solo di prendere la metro da solo, ma anche di essersi diplomato, studiare, fare amicizia e avere piccole dosi di responsabilità. "È stato il frutto di un percorso e di molto lavoro - dice Alessia - a volte anche molto duro. Io sono stata spesso una madre autoritaria, non si deve cadere nel pietismo".

Pablo prima dell'esame insieme al padre e alla mamma-2

La mamma, mentre Pablo era sotto esame, ci ha spiegato come esista un confine labile tra disabilità e risvolto psicologico. Questo confine si è sempre più rivelato nel tempo e per molti aspetti, l'essere cresciuta come madre in mezzo ad altre neo mamme l'ha aiutata a orientarsi tra i diversi comportamenti del figlio. "Se mio figlio salta la fila non è perché autistico, ma perché è un bambino - dice Alessia. Qualcosa gli concedevi, ma piano piano inizi a capire cosa comporta dalla sua disabilità e cosa invece rappresenta un capriccio o una sua tendenza caratteriale che puoi controllare". 

A supportarlo durante l'esame era presente anche Stefano Ronchi, il suo tutor affidato dall'università attraverso una borsa di studio. Lui ha 31 anni e ha ricominciato gli studi dopo un periodo lavorativo, sta per finire scienze politiche. Il programma prevede 75 ore totali di affidamento, ma Stefano ha spiegato come sono sempre state di più: il giorno dell'esame è anche stato l'ultimo giorno di affiancamento. "È unico" ha detto, aggiungendo: "Dire che sono soltanto un tutor è riduttivo: mi chiama 'amico tutor', ci siamo avvicinati, ci siamo conosciuti, abbiamo imparato molte cose di noi e ci siamo aperti l'uno all'altro durante il corso di questi mesi". Il miglioramento, ha spiegato, si vedeva di giorno in giorno e dalle piccole cose, come un'emoji in più mandata per messaggio. 

Negli scorsi anni è stato realizzato anche un documentario sulla vita di Pablo e la sua disabilita proprio con lo scopo di sensibilizzare sul tema. Le scelte e i percorsi fatti, così come la scoperta della sua disabilità, sono tutti raccontati attraverso la vita quotidiana del ragazzo e i suoi miglioramenti conseguiti giorno dopo giorno. L'associazione oggi sta "mappando" quei luoghi autism friendly che rendono sempre più inclusiva la socialità al di fuori di scuola o università. 

I membri dell'associazione. Da sinistra la nonna Germana Pietropaoli, la mamma Alessia Condò e il rappresentante legale Sergio Fiorenzano

"Bisogna essere curiosi"

Una giornata importante, quella di Pablo, per parecchi motivi. E non solo personali. Si parla di inclusione e disabilità, si parla di barriere e di ostacoli. Soprattutto, si parla di come superarli o abbatterli. L'augurio di mamma Alessia è che gli obiettivi raggiunti da suo figlio facciano da volano a una tradizione di inclusione che possa crescere all'interno delle istituzioni scolastiche e non solo, nel paese intero. Se il figlio sta in un certo senso facendo da "prova" di questo percorso, spera che questo possa essere utile anche nel futuro dell'ateneo per migliorare il servizio riservato per le persone con disabilità. 

Il tutto, questo, nel rispetto della diversità e senza omologazione forzata. "Bisogna essere curiosi" dice Alessia. Una storia di riscatto e di impegno che si spera possa fungere da ispirazione per altri ragazzi come lui magari fermati solo da pregiudizi quando non da altri tipi di difficoltà. "Pablo è una mente intelligente - conclude la mamma - ma di un diverso tipo di intelligenza. Se a una diversa intelligenza le si continuano a tarpare le ali sottomettendola, è impossibile andare avanti. Servono inclusione e sensibilità". 

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