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Venerdì, 29 Marzo 2024
Monza / Monza e della Brianza

In fuga dalla guerra, a 5 anni malata di leucemia arriva in Italia

Era in cura all'ospedale di Chernivtsi, ora Keira potrà continuare a curarsi a Monza

Un viaggio di oltre 1600 chilometri per continuare a curarsi: Keira è arrivata con il suo unicorno peluche tra le braccia, nella mente il ricordo delle bombe e della guerra e nel cuore la speranza di un futuro diverso. La sua battaglia contro la leucemia, grazie alla solideraietà della Brianza, ricomincerà da Monza all'ospedale San Gerardo. 

Keira, cinque anni, era in cura all'ospedale clinico pediatrico regionale di Chernivtsi, nella regione occidentale dell'Ucraina. È arrivata in Italia con l'ambulanza del Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta. Un viaggio reso possibile grazie a quattro volontari: Norman, Sergio, Carmelo e Manuele.

Dalla Brianza all'Ucraina per portare via Keira dalle bombe

La guerra compromette anche la possibilità, per le persone malate e fragili, di poter accedere alle terapie e ai trattamenti continui e costosi che le patologie più gravi richiedono. I volontari CISOM dei Gruppi Monza Brianza e Milano insieme alla zia della bambina, a bordo di un’ambulanza e di un mezzo di supporto, sono partiti da Besana Brianza, martedì 8 marzo. Il viaggio di oltre 1600 chilometri li ha portati ad attraversare la Slovenia, l’Ungheria, per arrivare alla dogana di Siret da dove ogni giorno passano migliaia di persone in fuga dalla guerra. Ad attenderli sul confine ucraino, la piccola e sua madre. E i quattro volontari per la piccola e la sua mamma sono subito diventati degli angeli che le hanno portate via dagli scontri e dai bombardamenti per permettere alla piccola di poter combattere un’altra guerra, quella contro la malattia.

“Più ci avvicinavamo al confine con l’Ucraina, più lo scenario cambiava. File di macchine targate Ucraina in coda per ore alla barriera tra la Romania e l’Ungheria. Un flusso di macchine interminabile. È stata un’immagine forte, ci ha catapultati nell’emergenza e ci ha fatto toccare con mano ciò che la popolazione, anche dei paesi vicino, sta affrontando da più di quindici giorni. Arrivati a Siret, davanti ai nostri occhi ci siamo trovati un paesaggio triste, persone stremate, infreddolite che dopo ore, con la sensazione di pericolo, tra bombe e posti di blocco sono finalmente riusciti a raggiungere il confine insieme ai propri cari e compagni a quattro zampe o con i soli vestiti che si ha indosso, perché era troppo forte la paura di rientrare in casa per prendere lo stretto necessario, qualche ricordo metterlo in un trolley e fuggire via il più lontano possibile. 

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