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Giovedì, 18 Aprile 2024
Buona sanità / Bologna

Ha il cuore "in tilt" e rischia di morire, donna salvata grazie alla telemedicina

Alla paziente, di 60 anni, era già stato impiantato un defibrillatore interno e i medici a distanza si sono accorti di un'anomalia grave. Hanno inviato un'ambulanza e hanno disposto il trasferimento immediato in ospedale per un intervento d'urgenza

Un controllo cardiaco a distanza grazie alla telemedicina è stato decisivo per salvare la vita a una donna di 60 anni, affetta da una grave patologia. È una storia di buona sanità quella che arriva da Bologna.

La paziente, alla quale un paio di anni fa era già stato impiantato un defibrillatore interno, era monitorata a distanza. I medici di Cardiologia dell'ospedale Maggiore monitorandola a distanza si sono accorti di alcune anomalie nel circuito elettrico del cuore della paziente, decidendo di inviarle a casa un'ambulanza per portarla in ospedale. Qui i medici l'hanno sottoposta a un'operazione per intervenire sulle aritmie maligne, molto pericolose per la vita della paziente e difficilmente trattabili coi farmaci. Si è trattato di un'operazione d'urgenza realizzata con una procedura complessa, eseguita per la prima volta in Emilia-Romagna.

Dal punto di vista tecnico è stata eseguita una "ablazione transcatetere". Significa che sono stati individuati e interrotti i circuiti elettrici compromessi del cuore. La 60enne, però, presentava una "elevatissima frequenza della tachicardia ventricolare - spiega l'Ausl di Bologna - che non poteva essere tollerata dalla paziente per il tempo necessario a individuare ed eliminare i circuiti elettrici patologici con l'ablazione". Per questo, prima di procedere con l'intervento vero e proprio, all'interno del cuore della paziente è stato posizionato un catetere con una piccola turbina in grado di mantenere la circolazione del sangue anche con un battito cardiaco così rapido da essere incompatibile con la vita. In questo modo, in circa due ore gli specialisti sono riusciti a interrompere l'aritmia maligna con l'ablazione, mentre la pompa artificiale garantiva alla paziente un'adeguata circolazione, evitando così il rischio di compromissione degli organi.

Da anni l'ospedale Maggiore di Bologna è riferimento nazionale per questo tipo di trattamento (quasi 600 ablazioni eseguite negli ultimi 10 anni), ma l'inserimento preventivo di un catetere a supporto del cuore ha trasformato l'operazione in un caso complesso, il primo di questo genere in Emilia-Romagna, che "apre nuovi orizzonti per il trattamento di pazienti gravemente cardiopatici". Per l'Ausl di Bologna si tratta dunque di un "risultato straordinario", reso possibile dalla collaborazione di specialisti diversi.

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