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Martedì, 19 Marzo 2024
Diritti violati

Fanno coming out, poi il calvario: "Tolti i figli perché siamo gay"

Il dramma di due madri alle quali non fanno vedere i bimbi perché hanno reso pubblica la loro relazione. La denuncia a Today: "Vogliamo giustizia"

Che la vita potesse colpire duro lo sapevano. Lo avevano già vissuto sulla loro pelle, ammaccata dalle botte di uomini violenti conosciuti quando erano ancora giovanissime. Storie tossiche, vissute in un’epoca addolcita dalla gioia di scoprirsi madri. Dai loro figli non si sono mai separate e li hanno sempre cresciuti con tutto l'amore possibile. Quando le loro vite si sono incrociate, è risbocciato anche il desiderio. Anna e Marta (due nomi di fantasia), rispettivamente 28 e 31 anni, si sono conosciute nel 2020 e dopo poco hanno costituito, con al centro la loro coppia e i rispettivi figli, una nuova famiglia nella loro Palermo. Volevano solo ricominciare daccapo. Non pensavano di dover vivere un nuovo incubo, quello di "perdere" i loro bambini. Non pensavano di pagare un tale prezzo per essersi dichiarate al mondo come coppia gay. "Non ce li fanno vedere perché non accettano la nostra relazione" hanno raccontato le due donne direttamente a Today.

Marta ha un figlio di dodici anni e una figlio di quattro, avuti da due relazioni differenti e non vede più il maggiore, che vive con i nonni paterni, cioè i genitori dell’ex compagno. Anna invece è madre di una bambina di undici anni, il cui affidamento è a carico dei nonni materni perché, quando lei era rimasta incinta, era minorenne.

Come una famiglia

Tutto ha inizio lo scorso giugno. "Avevamo trovato la nostra serenità, avevamo nascosto la nostra relazione per molto tempo proprio per paura che ci fossero delle ripercussioni sui nostri figli – racconta Anna a Today – Abbiamo sempre evitato di esporci perché abbiamo pensato ai nostri figli. Poi, quando io e Marta abbiamo preso casa in affitto, abbiamo vissuto come una famiglia. I nostri figli ci adoravano e non volevano stare lontani da noi". Un giorno però i due ragazzini non sono tornati a casa. La figlia di Anna è rimasta a casa con i nonni materni e il figlio di Marta con quelli paterni.

"Non mi hanno tolto il figlio quando avevo una relazione con un violento e me lo tolgono adesso perché non accettano la mia relazione con Anna", ha detto Marta.

"Dicono che mio figlio si vergogna di me perché ho una relazione omosessuale ma io so che non è vero". Marta non ne vuole sapere di stare senza il suo piccolo, anche perché rivendica il diritto di vederlo. Lei e il suo ex hanno l'affido congiunto del bambino con residenza prevalente a casa della madre. "Mio figlio si voleva trasferire in casa nostra - prosegue a raccontare Marta -, frequentando l'ultimo anno di scuola media. Poi domenica 6 giugno io ho avuto una discussione con la nonna paterna. Avevo scoperto che i nonni gli scrivevano dei messaggi in cui gli dicevano di lasciarmi e andare a vivere con loro. Alla fine sono venuti e se lo sono preso. Io pensavo che l'avrei rivisto il giorno dopo, di ritorno dalla scuola ma non l'ho più visto".

La pressione dei nonni

Marta è convinta che sia una forzatura degli ex suoceri, così ha provato a riprendersi suo figlio e i primi di settembre si è presentata sotto casa loro. Stando a quanto si legge in una denuncia ai carabinieri presentata da Marta, quest’ultima si è attaccata al citofono di casa e le ha risposto la nonna paterna del figlio: "Senti adesso chiamo i carabinieri, tuo figlio non c’è". A quel punto è stata Marta a chiamare le forze dell'ordine. È intervenuta una pattuglia della polizia che, dopo un sopralluogo, ha preso le generalità di tutti ma è finita lì. Marta è disperata. 

Un'amarezza condivisa con la compagna Anna, incredula che tutto questo sia conseguenza del loro coming out. Per loro una liberazione, ma anche l'inizio di un calvario. "Io pensavo che i miei genitori l’avessero accettata ma a questo punto non lo so più. Io voglio solo fare la madre" ha detto Anna. Anche lei ha perso le tracce della figlia. "Non vedo mia figlia da giugno - racconta la 28enne -, l'ho vista un paio di volte ad agosto. Poi, da quando abbiamo reso la nostra relazione pubblica sui social, mia figlia mi dà contro, non mi vuole più sentire, mi manca di rispetto, mi risponde male. Però non è colpa sua, è manipolata perché abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. Mi scriveva anche delle lettere d’amore per il compleanno. A un certo punto non è voluta più venire a casa nostra".

In questo caso Anna è convinta sia opera di sua madre (la nonna della piccola), che avrebbe messo la ragazzina contro di lei e contro la sua fidanzata Marta. Entrambe poi sono convinte che le due famiglie si sentano e abbiano deciso di agire di concerto l’una con l’altra. "Sono certa che mia madre si sente con nonni paterni del figlio di Marta". Le fa eco Marta quando dice che "dopo una settimana che non vedevamo più i bambini, ci ha contattato la madre di Anna, dicendoci di fare come dicevano loro (riferendosi ai nonni paterni del figlio di Marta), perché loro sono più forti economicamente e che era inutile che ci mettessimo contro". 

Le richieste di aiuto

Le due donne hanno chiesto aiuto più volte a polizia e carabinieri, denunciando e mettendosi nelle mani di un avvocato. La coppia di fatto chiede aiuto anche sui social, attraverso i quali raccontano la loro esperienza invocando giustizia. Ma la giustizia sta facendo il suo corso. A spiegarlo a Today è proprio il legale delle due donne, l'avvocato Antonino Ticali del foro di Palermo che, raggiunto al telefono, spiega: "Ci sono diversi procedimenti aperti. Anna ha un procedimento civile avviato dai suoi genitori per chiedere l’aumento del mantenimento del figlio da parte dell’ex compagno. Marta ha due procedimenti aperti per entrambi i figli, per cui la prossima udienza sarà a ottobre in sede civile, per la regolamentazione del diritto di visita. Sempre Marta ha anche un procedimento penale che riguarda le violenze denunciate in precedenza nei confronti dell’ex fidanzato. Ma qui siamo ancora in fase di indagine".

È proprio in sede civile che il legale conta di trovare una soluzione per loro. Nessuno lo ammette in maniera esplicita, ma il problema è l’opposizione delle famiglie al fatto che i minorenni, i loro nipoti, possano crescere in una famiglia composta da due donne. Non a caso il braccio di ferro fra la coppia e le famiglie è cominciato proprio quando le donne sono uscite alla luce del sole, anche sui social network. L’avvocato chiede pazienza alle sue clienti, sempre più spaventate all’idea di perdere i figli per aver rivendicato il diritto a essere madri senza rinunciare alla loro storia di amore. 

La decisione della Procura

In particolare Marta non può accettare che suo figlio viva con i genitori del suo ex ed è capitato più di una volta che si presentasse sotto casa loro, anche solo per avere una chance di vederlo. In un’occasione, la polizia ha anche ascoltato il ragazzino, che avrebbe detto di non voler stare con la madre. Per questo agli atti c’è anche un affidamento in custodia emesso dalla Procura.

"Il pm avrà ordinato alla polizia di lasciarlo lì, con i nonni, facendo prevalere la volontà del minore - ha spiegato l’avvocato Ticali -, ma giuridicamente non è un divieto di incontro per cui non ci possono essere problemi se la mia assistita volesse vedere il figlio". Insomma, secondo l'avvocato palermitano, almeno Marta ha tutto il diritto di vedere suo figlio. "Noi siamo mamme - ribadiscono Anna e Marta -, il fatto in sè di essere una coppia non significa che non possiamo essere dei bravi genitori. Noi ci sentiamo discriminate per la nostra sessualità e faremo di tutto per riavere i nostri figli e rimettere insieme la nostra famiglia".

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