Lascia il lavoro e gira tutta l’Italia con il cavallo: "All’inizio non ci credeva nessuno"
Moroni: “Con la mia Furia siamo partiti da Fregene, ora abbiamo percorso l’intera penisola”
Il perimetro dello stivale è stato percorso in auto, in bici ed addirittura in monopattino elettrico. Nessuno, almeno in epoca recente, aveva pensato di provare a girarlo tutto a cavallo. Quello che Cristian Moroni ha compiuto, rappresenta quindi una sorta di primato: cinquemila chilometri in sella alla sua Furia.
Moroni, adesso dove si trova?
Abbiamo raggiunto Fregene, che era la tappa da cui, con Furia, eravamo partiti. Ora siamo in viaggio verso Roma, percorrendo la ciclabile Roma Fiumicino, in direzione della Capitale. Poi andremo a Roccasecca dei Volsci, in provincia di Latina, dove si trova mia madre. Resteremo un po’ lì, prima d’intraprendere un nuovo viaggio.
Questo quando ha avuto inizio?
Un anno e tre mesi fa. Per l’esattezza il 24 maggio del 2021, in piena pandemia. Abbiamo percorso circa cinquemila chilometri, lungo tutto il perimetro della penisola, risalendo la costa tirrenica fino a Ventimiglia. Poi, attraversate le Alpi, siano entrati anche in territorio francese, passando anche per la val d’Isere. Tornati in Italia, passando dal piccolo San Bernardo, in Valle d’Aosta, abbiamo proseguito il nostro viaggio lungo il paese. Da Trieste siamo discesi lungo la costa adriatica fino alla punta più meridionale della Puglia, poi abbiamo costeggiato la costa ionica e, appunto, siamo risaliti verso la costa tirrenica.
Come mai ha deciso d’intraprendere questo viaggio?
Arrivato alla soglia dei quarant’anni ho sentito il bisogno di cambiare vita. Ho lasciato il mio lavoro, guidavo i pulmini di persone diversamente abili, ed ho iniziato a progettare questo percorso in compagnia della mia Furietta. All’inizio cercavo uno sponsor, ma poiché nessuno credeva che ce l’avremmo fatta, ho deciso di rinunciarvi per partire con i pochi soldi che avevo messo da parte.
Come ha fatto economicamente a sostenere quest’originale impresa on the road che, in effetti, sembra unica nel suo genere?
Penso anche io che lo sia. Ad ogni modo avevo solo trecento euro che sono finiti praticamente subito, nelle prime settimane. Da allora ho beneficiato della generosità delle persone incontrate lungo il nostro percorso. Io ho una tenda, non chiedo mai nulla e non mai entro in casa delle persone. Mi basta un posto dove potermi accampare, che può essere un giardino o anche un fienile. Mi è capitato di montarla anche in un camion.
E per la cavalla?
Lei vorrei subito tranquillizzare tutti che sta benissimo. Perché ci sono degli animalisti da tastiera che, sui miei canali sociali, ogni tanto insinuano che subisca dei maltrattamenti. Niente di più falso. Furietta sta in grande forma e per rispondere alla domanda, cerco sempre maneggi, circoli ippici e aziende agricoli, che ci hanno dato fieno, mangime, e per me, come dicevo, uno spazio dove potermi accampare.
Ha fatto riferimento a canali social. Gli abbiamo dato un’occhiata, sono una sorta di diario di viaggio…
Sì, sono nati per l’esigenza di scaricare le foto ed i video che giro con il mio smartphone. Così libero la memoria e posso continuare a documentare le tappe del nostro viaggio. Su facebook ed Instagram li ho aperti per rispondere a questa necessità.
Prima ha detto che, una volta tornato a casa, progetterà un nuovo viaggio…
Esatto. Il prossimo inverno voglio andare in Sardegna e poi in Sicilia. Questa volta con una modalità diversa. Vorrei infatti organizzare delle cene di raccolta fondi e, ogni 50 chilometri, donare quanto ottenuto ad una singola persona. Non un’associazione, ma proprio una singola persona che chiederò di farmi indicare dal sindaco del paese in cui, volta per volta, farò tappa. Durante questo viaggio abbiamo trovato molta solidarietà, del tutto inattesa. Ci sono state persone che, sapendo del nostro arrivo, ci sono venute a donare cibo e qualche volta anche qualche euro. Nei prossimi viaggi, quindi, anche noi proveremo a fare la nostra parte. Prima comunque di raggiungere Roccasecca dei Volsci, farò tappa a piazza San Pietro, a Roma. Vorrei portare un dono sulla tomba di papa Giovanni Paolo II: il suo ritratto, che ho personalmente realizzato. Io l'ho sognato il giorno prima della sua morte e la sua figura, devo ammettere, ha cambiato la mia vita.
Sembra avere le idee chiare, sulla prossima avvenuta. Sempre con Furia, giusto?
Certo. Poi, arrivato in Sicilia, la farò accoppiare, perché vorrei che avesse un puledro. Magari con un cavallo che non è stato trattato troppo bene, com’era accaduto a lei prima del nostro incontro, undici anni fa.