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Martedì, 30 Maggio 2023
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Io, anoressica figlia di una almond mom: "Avevamo due frigoriferi, a uno non potevo avvicinarmi"

"A casa mia c'erano due frigoriferi, uno per me e uno per i miei genitori e gli ospiti. In uno mia mamma teneva solo verdure, tacchino, bresaola, formaggio light, tutte cose 'magre' insomma. All'altro io non potevo avvicinarmi". La storia di Rebecca

Da qualche tempo tra i vari 'trend' di TikTok svetta quello delle #almondmom. Vi abbiamo già raccontato in questo articolo a cosa faccia riferimento questo hashtag particolare, ossia a video in cui ragazze imitano le loro madri ossessionate dall'alimentazione e dall'esercizio fisico e che impongono alle loro figlie frigoriferi semi-vuoti e abitudini alimentari estremamente restrittive. Ma se le "mamme mandorla" hanno ottenuto solo di recente questo appellativo, in realtà esistono praticamente da sempre.

Anche quella di Rebecca (nome di fantasia per tutelare la privacy) è stata una almond mom. E la vita della ragazza non è stata facile, tanto che per anni ha sofferto di disturbi alimentari, sia anoressia che bulimia. "Ho iniziato a soffrirne intorno ai 12 anni, quando ho iniziato a svilupparmi - racconta Rebecca - Stavo diventando molto più alta delle altre ragazze con cui facevo danza, e di conseguenza aumentava anche il mio peso corporeo. Ma per poter gareggiare dovevo stare sotto a un certo peso: prima di ogni competizione, infatti, venivamo pesate, e ovviamente essendo molto alta ero penalizzata, pesavo sempre troppo. Così ho iniziato a non mangiare. Questa cosa mi faceva soffrire, ma quando dicevo a mia mamma che volevo smettere di fare danza lei non mi dava retta, perché ero brava. Per fortuna a un certo punto mi sono infortunata pesantemente giocando a pallavolo, per cui non ho più potuto ballare".

Anche al di là della danza, la vita a casa di Rebecca non era come quella di una bambina "normale", che quando ha fame può liberamente prendere uno spuntino dal frigorifero o dalla dispensa senza doversi giustificare con nessuno. "A casa mia c'erano due frigoriferi (e a dire il vero ci sono ancora), uno per me e uno per i miei genitori e gli ospiti - spiega la ragazza - In uno mia mamma teneva solo verdure, tacchino, bresaola, formaggio light, tutte cose 'magre' insomma. All'altro io non potevo avvicinarmi. Però, quando i miei genitori non c'erano, ci andavo di nascosto e mi abbuffavo, per poi correre in bagno a vomitare. Anche mia mamma, in realtà, era perennemente a dieta perché per via di un problema congenito è sempre stata in sovrappeso. Cercava sempre di mangiare sano, poi però alla sera correva nel 'secondo frigorifero' e mangiava di tutto. Per non parlare del mobile in cui tenevano cose come biscotti, cioccolata e caramelle: avevano il lucchetto e io non avevo la chiave. Quando dicevo a mia mamma che avevo fame, lei mi chiedeva "Hai davvero bisogno di mangiare?", o mi diceva frasi del tipo "Hai già mangiato abbastanza", "E se poi non ti fanno ballare perché pesi troppo?"".

Questi atteggiamenti della madre, ovviamente, hanno avuto pesanti ripercussioni su Rebecca, soprattutto nella difficile fase dell'adolescenza: "Mia mamma mi ha controllato finché non ho avuto l'età per poter iniziare a decidere da sola: il problema è che questa cosa è sfociata nei disturbi alimentari. Scegliere di non mangiare mi faceva sentire grande. Pesavo il mio cibo, non mangiavo mai cose come pane o pasta. Facevo i bagni nell'acqua congelata perché avevo letto da qualche parte che aiutava a bruciare le calorie, mi allenavo di continuo e prendevo pillole per dimagrire. Dovevo bruciare tutto. Mia madre poi ha sempre fatto pressione perché io dovevo essere la numero uno, la migliore, la più brava, sia a scuola che a danza, dovevo arrivare sempre prima degli altri. Le conseguenze non sono state belle: finché soffrivo di anoressia forte, anche nel lavoro cercavo sempre di primeggiare, non guardavo in faccia nessuno, anche calpestando le altre persone. Alternavo fasi di anoressia a fasi di bulimia: ricordo che alle scuole medie siamo andati in gita, la soddisfazione più grande per me è stata andare al Mc Donald's e poter mangiare tutto quello che volevo. Poi, naturalmente, ho vomitato. Sono arrivata a pesare 47 chili. Nei miei diari scrivevo 'Ogni volta che hai la possibilità di mangiare qualcosa, pensa che hai anche la possibilità di rimanere magra'", "Sopporta ancora un po' il senso di fame, rimane ben poco fino alla fine della giornata. Dai che al mattino potrai salire sulla bilancia e vedere dei cambiamenti"

Una pagina del diario di Rebecca
diario-rebecca

Fortunatamente Rebecca, che oggi ha 32 anni, può raccontare in prima persona la sua storia. La svolta è avvenuta tre anni fa: "Ho avuto un problema di salute, per cui sono stata costretta a prendere il cortisone e altre medicine, mi hanno anche ricoverata. Ho iniziato inevitabilmente a ingrassare. Poi mi sono fidanzata, e per fortuna il mio ragazzo mi aiutava molto con l'alimentazione e controllava che mangiassi e non vomitassi, quindi sono arrivata a pesare 63 chili e non li ho più persi. Ma dai disturbi alimentari non si guarisce mai: anche oggi uso l'app del contacalorie, quando mangio "troppo" mi viene da correre in bagno, ma cerco di trattenermi e di mangiare in compagnia per evitare di farlo. Quando sono sola non mi va di mangiare, ma cerco di sforzarmi. Ancora oggi, spesso, mi viene spontaneo fare una sorta di 'C' con la mano destra e cercare di prendermi tutto il braccio sinistro con le dita, dal polso scorrendo su fino alla spalla per vedere se riesco a chiudere la circonferenza".

Rebecca, che oltre alla danza per tanti anni ha anche partecipato a sfilate di moda, coglie l'occasione per lanciare un appello: "Sia la danza che la moda dovrebbero smettere di campare di apparenze e basta, perché gli stereotipi che loro propongono sono inaccessibili sia a livello mentale che come canone fisico. Bisogna vivere in maniera malsana per arrivare a quello che propongono loro: o sei anoressica o sei anoressica, sennò non sfili o non danzi. Anche perché nella moda bisogna valorizzare il vestito, non la modella. E invece sei una gruccia che cammina".

Se hai una storia da raccontare scrivici a storie@today.it

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