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Sabato, 20 Aprile 2024
Nozze gay / Brindisi

"Ci siamo sposati in Italia e non in Inghilterra per combattere i pregiudizi"

Il brindisino Antonio ha deciso di fare qui un'unione civile col suo compagno, Stephen, nonostante in Uk avrebbero potuto unirsi in matrimonio. "Un tempo mi nascondevo poi ho deciso di essere quello che sono. Spero che altri trovino la forza di fare altrettanto"

Quella nella sua Brindisi per Antonio è stata in un certo senso una rinascita. La scelta di sposarsi nella sua città natale, che per la maggior parte delle persone sarebbe semplicemente una cosa naturale, nel suo caso è stata non solo un atto d'amore per la sua terra, ma anche una presa di posizione contro pregiudizi e mentalità del passato. A Londra, dove vive da anni, avrebbe potuto avere un matrimonio vero e proprio, e invece ha preferito una unione civile in Italia, per giurare amore eterno al suo compagno, Stephen, l'uomo che in questa rinascita lo ha accompagnato e aiutato.

Prima di trasferirsi nel Regno Unito nove anni fa, quando aveva 28 anni, Antonio nascondeva la sua bisessualità. Viveva una doppia vita, pubbliche le sue relazioni con le ragazze del posto, segrete quelli con gli uomini, con incontri fugaci nelle cosiddette 'zone di Battuage', posti appartati ma conosciuti dalla comunità Lgbt+ come luoghi per incontri clandestini con persone del proprio stesso sesso. "Non vivevo la mia sessualità apertamente e non credevo fosse possibile avere una vita affettiva con un altro uomo". Ma dopo il trasferimento a Londra per Antonio si sono aperte le porte di un mondo nuovo, un mondo in cui essere etero, gay o bisessuale non faceva alcuna differenza, e in cui ognuno sembrava poter essere se stesso senza vergogna o paura di sorta. "Londra mi ha dato modo di vedere le cose in una diversa prospettiva. Lì finalmente mi sono aperto, ho sentito di avere finalmente la possibilità di essere ciò che sono senza pregiudizi, senza sentirmi giudicato e discriminato, senza paura di essere visto da un amico".

E un giorno, circa un anno dopo essere sbarcato in Inghilterra, ha incontrato Stephen, che ha conosciuto su Grinder, un'app per incontri omosessuali. "Gli scrissi una sera, e lui per combinazione era proprio tornato da un viaggio in Italia. Mi invitò a casa sua il giorno dopo per conoscerci, e da allora non ci siamo più lasciati". L'amore verso quest'uomo, di 25 anni più grande di lui, è stato a prima vista. "Mi ha da subito dato un senso di sicurezza. Mi ha insegnato la bellezza di un bacio, di un abbraccio, di camminare per strada tenendosi per mano. Cose che non avevo mai fatto prima e che mai credevo avrei potuto fare quando ero a Brindisi".

Ma nonostante fosse oramai libero di esprimesi e di essere se stesso a Londra, Antonio viveva ancora due vite, perché in Italia nascondeva il suo vero essere. "Dopo un po' iniziai a pensare agli uomini con cui ero stato in passato nel mio paese, uomini spesso sposati con donne e che vivevano la loro omosessualità in maniera clandestina e nascosta. Io non volevo diventare così. Non giudico la loro scelta, che è dettata forse dalla paura del giudizio della società, ma questa scelta non era la mia, io volevo essere libero e smettere di mentire a me stesso e agli altri". E così un giorno decise di parlare con sua madre. "Lei non se l'aspettava, ed inizialmente era un po' spaventata, ma mi ha supportato dal primo secondo dicendomi che mi amava comunque e che questo non sarebbe mai cambiato, e che io avrei dovuto essere quello che sono. E questo mi ha dato grande forza".

Parlare con suo padre è stato però più complicato. Un paio di volte era andato in vacanza a Brindisi con Stephen, ma lo aveva presentato solo come un amico e coinquilino. A Londra, si sa, dividere l'appartamento è una cosa comune a tutte le età. I mesi però passavano e mantenere il segreto per sua madre era diventato impossibile, fingere di non sapere e mentire al suo compagno di vita non era facile. Così un giorno decise di parlargli, di dirgli tutta la verità. Ma il padre di Antonio non la prese affatto bene. "Per lui all'inizio è stato uno shock totale, non voleva neanche parlarmi. Io conoscendo il suo carattere dopo settimane di silenzio gli ho scritto una lettera, un mese prima di Pasqua, in cui gli dicevo che avevo deciso di essere chi sono, che amavo Stephen e che se a lui non andava bene la mia vita sarebbe comunque andata avanti, ma che nel mio cuore avrei voluto che lo accettasse".

Per Pasqua Antonio aveva deciso di tornare a casa e di portare Stephen con sé, ma il padre minacciò di andarsene se lo avesse fatto. Alla madre toccò il duro lavoro di mediazione, compito che aveva assunto da subito per amore di suo figlio. Amore che non era certo finito neanche nel cuore del padre. "Ovviamente non partii più, ma a Pasqua ricevetti un messaggio inaspettato da papà che diceva: Tanti auguri a te e Stephen. Vivete la vostra vita e sappi che io ti vorrò sempre bene". E così ora Antonio e Stephen si sono sposati, alla presenza di tutta la famiglia e di tutti gli amici, senza più segreti e senza nessun tipo di vergogna. E hanno deciso di farlo a Brindisi, per amore della città, ma anche per provare a dare un segno al Paese.

"Per noi è stato anche un modo per provare a dare segnale a chi si trova nella situazione in cui mi trovavo io un tempo, ma che non ha ancora avuto la forza di essere se stesso. Credo che per chi vuole fare un passo del genere bisogna trovare il coraggio di essere fermi. Se sono arrivato a questo punto è perché a un certo punto ho trovato la forza di dire 'io sono questo e basta, qualsiasi cosa voi pensiate'. Senza avere paura, senza dubitare e senza pensare che quello che sono non va bene. La speranza è che un giorno anche solo una conversazione come questa risulti inutile. Che un matrimonio gay non sia qualcosa che faccia notizia, ma sia anzi una cosa assolutamente normale e forse anche banale".

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