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Venerdì, 29 Marzo 2024
Storie Francia

A 72 anni attraversa l'oceano in un barile

La straordinaria avventura del francese Jean-Jacques Savin, partito dalle Canarie e arrivato ai Caraibi

Chiaramente non vive in una botte e non va in giro con una lanterna alla “ricerca dell’uomo”, ma qualche tratto in comune con il filosofo greco Diogene questo intrepido francese di 72 anni certamente ce l‘ha. In fin dei conti il modo di dire “cercare con il lanternino” non significa forse cercare qualcosa con impegno e passione? E la ricerca dell’uomo per Diogene non era forse la ricerca di qualcuno che fosse davvero capace di vivere secondo la propria autentica natura, libero da schemi e preconcetti?

E almeno in parte questi devono essere stati i sentimenti che hanno spinto un francese di 72 anni ad attraversare con successo l'Oceano Atlantico e a giungere sull'isola caraibica della Martinica in una capsula arancione a forma di barile.

Jean-Jacques Savin – questo il nome del coraggioso nonnino francese - è partito alla fine di dicembre da El Hierro, nelle Isole Canarie, in Spagna, come racconta la Bbc. Ha sfruttato unicamente le correnti oceaniche per navigare con la sua capsula attraverso l'Atlantico e per giungere finalmente ai Caraibi dopo ben 122 giorni in mare e dopo aver percorso oltre 4.500 chilometri.

Come ha spiegato il signor Savin in un post di Facebook, una volta giunto nelle acque dei Caraibi è stato raccolto con il suo barile da una petroliera olandese che lo ha portato ad attraccare nella minuscola isola olandese di Sint Eustatius.

Dopo alcuni giorni, un rimorchiatore francese lo ha portato nel dipartimento francese d'oltremare della Martinica.

"È stato un viaggio divertente ma anche abbastanza rischioso", ha detto Savin dopo
essere arrivato in Martinica. In realtà il nostro intrepido navigatore è un ex paracadutista militare, quindi abituato ad una vita avventurosa e spartana: ha trascorso infatti più di quattro mesi nel barile, lungo tre metri e largo poco più di due. Questa originale imbarcazione era composta da una cuccetta per dormire, una cucina e un ripostiglio, con un oblò nel pavimento attraverso il quale guardare i pesci di passaggio, che per quattro mesi sono stati la sua unica compagnia.

La capsula è stata costruita per resistere a onde oceaniche e ai potenziali attacchi delle orche ed era anche equipaggiata con un pannello solare, utilizzato per generare energia per le comunicazioni e il posizionamento satellitare GPS.

Per quanto riguarda il reparto cucina Savin si è dovuto accontentare principalmente del cibo liofilizzato che costituiva la parte fondamentale delle scorte, ma anche di pesce appena pescato e di qualche extra che gli veniva offerto dalle navi di passaggio che incrociava durante la traversata.

Savin ha finanziato la sua impresa ricorrendo in gran parte al crowdfunding e durante il viaggio ha lavorato a un libro da poco uscito, che già nel titolo riassume tutta l’essenza di questa avventura: “127 giorni alla deriva: l’Atlantico in un barile – per realizzare un sogno”.

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