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Sabato, 20 Aprile 2024
Arti marziali particolari / Cina

Tafazzi esiste davvero... ed è cinese!

L'antica arte marziale del "kung fu cavallo di ferro" consiste nel farsi colpire l'inguine da un'enorme trave

Wang Liutai, 65 anni, originario di un villaggio della Cina centrale, non è un normale maestro di kung fu. Pratica una specifica corrente di arti marziali, unica ed estrema, chiamata "cavallo di ferro".

In che cosa consiste è presto detto: come spiega l'HuffPost, si prende un bel tronco di legno massiccio – 2 metri di lughezza per circa 40 chili di peso – e lo si appende, con robuste catene e mantenendolo orizzontale, ad una solida intelaiatura costruita per la bisogna. Si fa oscillare il tronco come un ariete medievale che cerca di sfondare il portone d’ingresso di un castello, e il gioco è fatto. Con la non trascurabile variante che, al posto del portone, c’è il maestro di kung fu che si espone a prendersi la legnata nel... basso ventre. Insomma, un po' come Tafazzi, personaggio interpretato anni fa da Giacomo Poretti in "Mai dire Gol", famoso per colpirsi 'gioiosamente' l'inguine con una bottiglia: il personaggio è entrato nella cultura popolare, tanto che ancora oggi si parla di "tafazzismo" (termine entrato addirittura nei vocabolari) per indicare un atteggiamento autolesionistico, specie nel gergo della politica.

"Quando pratichi il kung fu cavallo di ferro, se ti impegni seriamente ti sentirai benissimo", ha detto Wang, capo dell'Accademia di arti marziali Juntun.

Wang, che pratica questa tecnica da circa mezzo secolo e ha due figli, insiste sul fatto che con i metodi corretti e un adeguato training si tratta di un esercizio che non fa male e non ha alcun effetto sulla fertilità.

Il cavallo di ferro, la cui padronanza si ottiene prendendo colpi nei punti più deboli del corpo utilizzando nel contempo tecniche di respirazione qigong per assuefarsi, è solo una delle tecniche del Tongbeiquan kung fu che è stato praticato nel villaggio di Wang negli ultimi 300 anni. Lo stile comprende decine di tecniche di attacco e resistenza agli urti, al dolore o ai colpi alle aree sensibili del corpo.

"Abbiamo anche la gola di ferro, la testa di ferro, il torace di ferro e anche la schiena di ferro", ha detto il 53enne collega maestro Tang Xiaocheng.

Lo stile di kung fu praticato da coloro che vivevano nel villaggio di Juntun, alla periferia dell'antica capitale Luoyang, è sempre stato un segreto gelosamente tramandato. Tuttavia col passare del tempo è cresciuta la preoccupazione che sempre meno persone ne fossero custodi, con il rischio che questa tradizione potesse andare persa.

“Una volta c'erano circa 200 persone che lo praticavano regolarmente nel villaggio” ha detto Tang “ma ora ce ne sono poco più di 20. Ed anche il numero di quanti si cimentavano con la tecnica del cavallo di ferro è sceso da circa 80 a solo cinque”.

Ecco perché Wang e i suoi colleghi maestri hanno iniziato a promuovere attivamente il loro stile di kung fu, adottando nel 2016 la tecnica del tronco oscillante, in qualche modo più spettacolare e nel contempo meno truculenta delle tecniche utilizzate in precedenza nel villaggio, che comprendevano calci e pugni, fino addirittura all’uso di bastoni o mattoni.

I loro sforzi sono serviti ad attirare nuovi giovani allievi nelle città di tutto il paese che imparano questa tecnica utilizzando i social media o i video personalizzati pubblicati online.

"Quando ci saranno abbastanza allievi per portare avanti e diffondere questa particolare disciplina di kung fu in tutto il paese e nel mondo, allora il mio sogno sarà diventato realtà", ha concluso Wang.

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