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Martedì, 16 Aprile 2024
Tecnologia

".sucks", il dominio "fa schifo" che spaventa aziende e vip

E' partita la corsa per acquistare prima di altri il temuto dominio web: la società che lo possiede lo ha messo in vendita per una cifra record

Le aziende sono a caccia del famoso e temuto dominio “.sucks”. In inglese il termine può essere tradotto con “fa schifo” ed è chiaro che nessuno vorrebbe mai vederlo abbinato al proprio nome su un dominio web. Già dalla sua esistenza ha suscitato una serie di dibattiti e lamentele, mentre la società che lo gestisce sottolinea che “è progettato per aiutare i consumatori a esprimersi e permettere alle aziende di trovare valore nella critica”. Evidentemente non è una rassicurazione sufficiente, visto che molte società vi hanno visto invece un sistema progettato per costringerle a sborsare soldi per evitare che il proprio nome venga associato al dominio. 

Secondo diversi media americani, aziende come Microsoft, Facebook e Google hanno già acquistato l’estensione, esercitando il proprio diritto di priorità, per evitare futuri incidenti. Ma non sono solo le aziende a temere il peggio. Poche settimane fa anche la pop star Taylor Swift aveva fatto la stessa cosa comprando sia il dominio taylorswift.sucks sia taylorswift.porn. 

Come rivelano alcune fonti, il gruppo che possiede il dominio (la canadese Vox Populi) starebbe chiedendo 2.500 dollari ad ogni persona o società che vuole comprare il dominio con diritto di prelazione entro il primo giugno. Dopo quella data, i domini .sucks potranno essere comprati da chiunque e a questo punto tentare di estorcere prezzi anche più alti. Il prezzo chiesto dalla Vox Populi è molto alto visto che di norma una estensione costa tra i 10 e i 25 dollari. L’Intellectual Property Constituency - un gruppo di consiglieri dell'ICANN, l'ente che si occupa di regolare i domini e gli indirizzi Ip - sostiene che lo schema messo in piedi dalla società sia un metodo per garantirsi enormi introiti economici.

L'Intellectual Property Constituency il mese scorso ha chiesto a ICANN di bloccare .sucks prima che vada online ma ha ricevuto una risposta è stata negativa: la no profit infatti non ha l'autorità per entrare nella questione, la quale non interferisce con la libertà di parola su internet. 

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