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Giovedì, 25 Aprile 2024
Esperienze

Ho usato Mastodon per una settimana: no, non è quello che cercate

È stato definito il social network alternativo a Twitter. Ma per il momento è una bolla di nerd pacata e senza urli

Non è un momento facile per Twitter, anzi. L'arrivo di Elon Musk e gli annunci di voler modificare diversi aspetti del social hanno causato un terremoto sia sul fronte aziendale (sono in corso licenziamenti di massa), ma non solo. Un numero crescente di persone ha iniziato a cercare servizi alternativi e molti utenti sono approdati su Mastodon, una piattaforma di microblogging nata nel 2016 e che fino a poco fa non è stata molto utilizzata.

Cos'è e come funziona Mastodon

Mastodon è stata sottoutilizzata per anni per diversi motivi, tra questi spiccano un "mercato social" ormai saturo e un sistema di funzionamento diverso dai social media tradizionali come Instagram, Facebook, Twitter e Tiktok. Mastodon, infatti, è una cosa da smanettoni. Si tratta di un software open source decentralizzato. Significa che non c'è un'azienda dietro la piattaforma ma ogni persona che ha le competenze (è in grado di far girare il codice su un server) può contribuire allo sviluppo della community. Si tratta di un aspetto tecnico rilevante dato che non potrà mai succedere quello che è accaduto con Twitter dove una sola persona potrà controllare interamente il sistema.

Ogni server, comunque, è un mondo a sé dato che ospita uno o più social specifici (chiamati istanze) ma non tutto il sistema di Mastodon. Per semplificare tutto si può pensare alla piattaforma come uno stato federale: ogni istanza è una regione; Mastodon è la nazione che le comprende tutte. Proprio per questo il sistema nel suo complesso viene chiamato Fediverse (in italiano Fediverso), parola formata dall'unione di "federate" e "universe". Le istanze possono comunque dialogare tra loro, salvo che i gestori delle singole non abbiano deciso diversamente.

Forse non tutti sanno che...Quando Donald Trump creò il suo social network Truth usò proprio il codice sorgente di Mastodon (senza citare l'autore).

L'interfaccia per pubblicare testo, immagini link, invece, è del tutto simile a quella di Twitter. La differenza è che su Mastodon non si postano tweet ma toot, parola che in inglese significa "suonare il clacson" ma anche autoincensarsi e produrre flatulenze. In gergo, inoltre, può significare anche farsi una tirata di coca. Ovviamente i contenuti possono essere citati da altri utenti, ricevere apprezzamenti ed essere commentati, proprio come su qualsiasi piattaforma. Infine ci sono filtri e hashtag per seguire aggiornamenti dall'istanza a cui si è iscritti o da tutto il fediverso.

Sono stato su Mastodon per una settimana e dopo 7 giorni posso dire che non credo che la mia permanenza non continuerà. Il motivo? Sostanzialmente uno solo: per il momento è poco popolato rispetto alle piattaforme tradizionali. La situazione comunque potrebbe cambiare nel corso del tempo: il numero di utenti sta subendo una crescita esponenziale. In questo preciso momento sono più di un milione gli account attivati per la prima volta o riattivati, il che ha portato il numero di utenti oltre la soglia dei 1,6 milioni. Praticamente 3 volte quello che era a inizio novembre, ha fatto sapere il fondatore del social Eugen Rochko (29 anni, tedesco). Non è comunque un numero astronomico, anzi: si tratta di una frazione infinitesimale rispetto ai numeri di Twitter (237,8 milioni giornalieri attivi) e Facebook (1.984 milioni).

La community italiana che ho frequentato (meglio, che ho cercato di frequentare) è quella di Mastodon.Uno, istanza che conta circa 40mila profili attivi. Praticamente è come se ogni persona che abita a Voghera (Pavia) avesse un profilo. Dietro al progetto italiano c'è Filippo Della Bianca che attualmente è fondatore e admin. Il sistema è totalmente adv free (cosa importante: gli utenti non vengono profilati), non vengono raccolti dati e non ci sono in ballo interessi economici. Il tutto si regge interamente sulle donazioni. Le regole della maggiore istanza italiana sono poche e ben precise e presentate al momento dell'iscrizione:

  • No al trolling, shitposting, bodyshaming e bullismo
  • No apologia del fascismo - nazismo
  • No contenuti VM18
  • No allo Spam, al Flooding e ai Bot
  • No al proselitismo e all'intolleranza religiosa
  • No a comportamenti molesti e tossici, dogpiling o doxxing
  • No al razzismo, sessismo, misoginia, omofobia, bifobia, lesbofobia, transfobia, afobia
  • No alla diffusione intenzionale di notizie false, fuorvianti o manipolate e alla condivisione di informazioni con intenti antiscientifici

In breve: non è il social delle polemiche pesanti e infinite, non è un social in cui ci sono i compagni di scuola. È tutto il contrario dei social tradizionali. Per il momento è una bolla in cui i pochi utenti si confrontano con toni pacati. In una settimana non ho notato risse verbali o commenti sopra le righe. Sembra una versione fresca del web anni Duemila quando la rete era popolata da blog, forum e chat Irc. Anche l'utente medio che frequenta l'istanza Uno è decisamente diverso dall'utente medio dei social tradizionali: ha una formazione informatica molto più marcata e un grado di istruzione (a occhio) medio-alto. In conclusione: per il momento Mastodon è una bolla per smanettoni (Linux lover e simili), un social che si regge sull'autofinanziamento e che vorrebbe trasformarsi nel "nuovo Twitter". La domanda sorge spontanea: ce la farà?

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