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Sabato, 20 Aprile 2024
Meta-minacce

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Meta chiede di poter elaborare i dati personali degli utenti europei. Un portavoce della società: "Non vogliamo ritirarci dall'Europa, ma serve chiarezza"

"Se a Meta non verrà concessa l'opzione di trasferire, conservare e usare i dati dei suoi utenti europei sui server americani, allora potremmo essere costretti a chiudere alcune attività in Ue". Può riassumersi così la 'minaccia', neppure troppo velata, ventilata da Mark Zuckerberg nel rapporto annuale della società, che ha fondato e presiede, alla Sec, l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori.

Il motivo del contendere è la condivisione dei dati tra Paesi, fondamentale per la fornitura di servizi e pubblicità mirata. Il cosiddetto 'trasferimento transatlantico' Europa-Usa era regolato tramite il 'Privacy Shield', annullato dalla Corte di giustizia europea a luglio 2020, a causa di violazioni sulla protezione dei dati. Da quel momento, l'Ue e gli Stati Uniti hanno imbastito un tavolo di lavori per rivedere il trattato, ma nemmeno l'incontro dello scorso giugno tra il presidente Usa, Joe Biden, e la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Layen, ha sbrogliato la matassa.

A questa questione, se ne aggiunge un'altra, perché Meta oltre ai 'Privacy Shield' utilizza anche i cosiddetti accordi tipo (Standard contractual clauses), come base giuridica per il trattamento dei dati degli utenti europei sui server americani. Accordi attualmente sotto esame a Bruxelles. Una situazione che, nel complesso, infastidisce e non poco Meta, che nella sua relazione annuale al Sec ha avvertito che in mancanza di un nuovo quadro e di accordi alternativi, si vedrà costretta a scrificare alcuni tra i suoi "prodotti e servizi" più significativi, tra i quali l'intera galassia social.

La società: "Servono regole chiare"

L'affermazione ha creato in poche ore un grosso polverone mediatico, a cui ha cercato di porre rimedio un portavoce di Meta: "Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall'Europa. - ha spiegato - Le aziende fondamentalmente hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed Ue, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee".

"Semplicemente, Meta, così come molte altre aziende, organizzazioni e servizi - aggiunge il portavoce della società - si basa sul trasferimento di dati tra l'Ue e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle 'Clausole Contrattuali Tipo' e su adeguate misure di protezione dei dati".

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