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Sabato, 20 Aprile 2024
Social network

Attenti a quello che pubblicate su Facebook: il capo può "spiarvi"

E' destinata a far discutere la sentenza della Cassazione in merito all'uso del social network da parte dell'azienda in "fase di controllo" sul dipendente

"Chattate" durante l'orario di lavoro? Girovagate su Facebook in cerca di articoli divertenti o post da commentare? Fate attenzione. Da oggi il vostro datore di lavoro può "spiarvi" anche dietro account creati ad hoc per controllarvi. 

E' quanto emerge da una sentenza, destinata a far discutere, della Cassazione per la quale è lecito, praticamente, ogni tipo di controllo sui social network da parte del datore di lavoro in quanto "non ha ad oggetto l'attività lavorativa e il suo esatto adempimento, ma l'eventuale perpetrazione di comportamenti illeciti da parte del dipendente" già "manifestatisi" in precedenza.

Così i giudici hanno confermato il licenziamento per giusta causa di un operaio abruzzese addetto alle presse di una stamperia che si era allontanato dalla sua postazione per "chattare" per un quarto d'ora. Così non era potuto intervenire "prontamente" su una pressa bloccata da una lamiera che era rimasta incastrata nei meccanismi.

L'azienda, per "incastrarlo", aveva quindi incaricato il responsabile del personale di creare "un falso profilo di donna su Facebook" per adescare l'operaio. E così è stato. Ma per i giudici il capo non ha violato lo Statuto dei lavoratori. Il motivo: l'attività di controllo mancava "di continuità, anelasticità, invasività e compressione dell'autonomia del lavoratore".

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