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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"La versione italiana di Siri è omofoba": petizione online per cambiarla

DiversityLab lancia su Change.org una petizione per chiedere la riprogrammazione dell'assistente vocale di Apple: non riconosce la parola "omofobia" e considera "gay" e "lesbica" un insulto

È polemica anche in Italia, dopo la Russia, per Siri e le sue risposte in materia di omosessualità.

L'associazione DiversityLab ha lanciato su Change.org una  petizione per chiedere al ceo di Apple, Tim Cook, di riprogramare la versione italiana dell'assistente vocale Siri, perché l'applicazione considera le parole "gay" e "lesbica" come insulti.

Scrive Chiara Reali, per DiversityLab:

"iPhone 6 è lo smartphone più venduto in Italia, dove una persona su cinque possiede un telefono targato Apple. Quante di queste persone sono gay, lesbiche, bisessuali o transgender? Quante di loro hanno amici, figli, colleghi, vicini di casa LGBT? Se queste persone dovessero mai trovarsi a chiedere informazioni sulla parola 'lesbica', si sentirebbero rispondere da Siri 'non è carino da parte tua'. Se queste persone dovessero mai confessare a Siri di pensare di essere gay, la risposta sarebbe la stessa, Le frasi sono "penso di essere lesbica" (gay, bisessuale; "penso che mia figlia sia lesbica" (gay, transessuale); Perché due gay (due lesbiche) non possono sposarsi?; due gay (due lesbiche) possono essere dei buoni papà (mamme)?; come registrare un matrimonio gay".

L'associazione denuncia inoltre che Siri non riesce a riconoscere la parola omofobia. "Viviamo in una nazione in cui, alle persone gay, lesbiche e bisessuali, non sono garantiti neanche i diritti più elementari. Una nazione in cui gli atti di omofobia finiscono sempre più spesso sulle prime pagine dei giornali. E l'omofobia si combatte con l'educazione. Ma come possiamo combatterla se per Siri questa parola neanche esiste?", prosegue Chiara Reali.

Con la petizione, l'associazione chiede che "Apple insegni a Siri a rispondere in maniera corretta: lesbica non è un insulto, gay non è un insulto" e che l'azienda "accolga i nostri coming out o le nostre richieste d’aiuto senza implicare che essere lesbica, gay o transessuale sia una cosa poco 'carina'. Perché nessuno si debba sentire sbagliato. Perché tutti possano sentirsi orgogliosi di quello che sono".

Proprio "come Tim Cook", il ceo che l'anno scorso aveva dichiarato: "Sono fiero di essere gay e considero la mia omosessualità tra i più grandi doni che Dio mi ha dato"

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