Epidemia di virologi in tv: chi vince e chi perde nella corsa alla viralità
Se fino a ieri avrebbero ottenuto al massimo una fugace ospitata a 'Medicina 33', oggi gli esperti di settore vanno opinando ad ogni ora del giorno in tema coronavirus. Ecco chi buca di più lo schermo e chi spopola sui social
Virologi killed the reality star. Mentre fino a ieri avrebbero ottenuto al massimo una fugace ospitata a 'Medicina 33', oggi esperti, epidemiologi ed infettivologi dilagano in un'epidemia di presenzialismo che contagia le trasmissioni di mattino, pomeriggio e sera. Chiamati a rassicurarci circa il maligno coronavirus (o quanto meno a tentare di spiegarcelo), le loro risposte alle domande più disparate di giornalisti e conduttori - dalla più blasonata 'A che punto siamo della guerra, dottore?' alla puntigliosa 'Dobbiamo disinfettare la penna a scuola?' fino alla colorita 'Possiamo fare sesso?' - aprono le nomination su quale sia il professionista che genera maggior fiducia.
Di chi "fidarsi"? Una domanda che tutti, almeno una volta nella vita, tra la prima e la seconda ondata, ci siamo posti. C'è chi, masochista ma realista, ama essere bastonato in diretta dal professor Galli e chi, invece, preferisce "raccontarsela" captando solo i (rari) barlumi di ottimismo dei medici più accomodanti. Ogni virologo ha un approccio televisivo diverso, più o meno strategico a livello d'immagine, ogni virologo ha una sua fandome di riferimento, ma chi buca di più lo schermo? Dal primo all'ultimo posto, ecco una classifica.
Roberto Burioni. Il sommelier
57 anni, Medico, Professore di Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Burioni si classifica in prima posizione per svariati vantaggi di cui gode rispetto agli altri. Anzitutto, è il sommelier delle ospitate: partecipa praticamente solo a 'Che Tempo Che Fa', il salotto radical di Fabio Fazio su Rai Tre, e si sa che, proprio come in amore vince chi fugge, in tv vince in credibilità chi si fa più desiderare: quest'estate ha persino sentito l'esigenza di comunicarci che sarebbe andato "in vacanza" dall'esposizione mediatica. "Torno alla vita universitaria", ha sentenziato l'otto giugno, per poi ricominciare a far capolino con l'inizio dell'autunno.
Tra i suoi 'vantaggi' catodici, anche quello di essere divisivo: già noto prima della pandemia a seguito di una guerra combattuta con Le Iene, le sue posizioni mediatiche nette hanno generato negli anni consensi e dissensi nell'opinione pubblica. E si sa che chi dice 'quando c'è lui cambio canale' poi non lo fa mai. La saga della virologia in tv, del resto, si aprì proprio con lui che, a febbraio, in un'ospitata invecchiata malissimo, affermava che 'in Italia il rischio di un’epidemia di Covid era zero, a causa delle precauzioni prese'.
Altrettanto virale il consenso sui social network. E' il virologo con più follower su Twitter: 254mila. E li fa fruttare: si muove con atteggiamento caustico tra haters e critiche ("raglio" è il vocabolo più gentile con cui definisce la sparata di qualche negazionista), lancia provocazioni e guerre contro le fake news come un Jack Dorsey qualsiasi (il capo di Twitter, ndr), disattiva i commenti ai suoi post quando e come preferisce. Ma, soprattutto, Burioni 'piace al Twitter che piace': interagisce a colpi di risposte e retweet con la bolla cool del social azzurro, dai giornalisti più blasonati al popolarissimo e patinatissimo Luca Bizzarri.
Matteo Bassetti. Ubiquo: piace e se ne compiace
50 anni, è direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova.
Ubiquo, fascinoso e tranquillizzatore di animi, Matteo Bassetti è il virologo chiave della tv dal pubblico generalista, capace di accumulare innumerevoli ospitate. È bipartisan: immancabile da Mara Venier alla domenica pomeriggio, qualche ora dopo lo vedrete spuntare anche nello studio della sua nemicamatissima Barbara d'Urso, senza disdegnare una puntatina da Massimo Giletti sulla rete concorrente.
Bassetti è, in sostanza, il maniglione antipanico della pandemia. Col suo atteggiamento imperturbabile e un po' flemmatico da cumenda, inanella dichiarazioni volte a placare gli animi ("il virus è stato ingigantito", "parlare di lockdown mette solo paura", "dico no al terrore", a volte ricorrendo ad efficacissime metafore: indimenticabile il "virus fornaio che contagia solo di notte"). Esternazioni giudicate da più parti 'buoniste' (leggasi 'pretestuose'). E', insomma, spesso controcorrente (e non a caso piace a Matteo Salvini, leader dell'opposizione). A ciò si aggiunge un outfit spesso di tutto punto e un appeal di mezza età a prova di 'signore a casa'.
Da bravo personaggio pop, poi, non ha un account Twitter ma spopola su Facebook, il social più popolare e meno elitario, dove conta circa 60mila follower. Lo storytelling mette al centro il professionista e l'uomo: articoli scientifici, premi di cui viene insignito, ma anche selfie in corsia al termine della giornata di lavoro ("Ho appena finito qui in ospedale...") e ancora compleanni festeggiati virtualmente insieme al personale sanitario e ai follower ("Avrei voluto spegnere le candeline come ho sempre fatto per 50 anni...ma quest’anno è tutto diverso"). Non a caso, "tranquillità" è la parola più ricorrente tra i commenti ai suoi post: i supporters lo ringraziano per la serenità infusa in questi mesi difficili.
Alberto Zangrillo. Il virologo dei vip
62 anni, primario di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano.
Alla fama che lo precede (è considerato il 'virologo dei vip' dopo aver curato personaggi come Silvio Berlusconi e Flavio Briatore), si aggiunge una presenza scenica impeccabile: tempi televisivi perfetti, intonazione decisa, postura imperturbabile a braccia conserte e sorriso sornione e sicuro di sé. Non a caso è il primo virologo a cui è stata dedicata un'imitazione, quella (irresistibile) del comico Maurizio Crozza nello show Fratelli di Crozza.
Peccato però che la sua immagine abbia subito un brutto contraccolpo quest'estate: Zangrillo è quello che definì il virus "clinicamente morto" perché nella sua città i casi erano notevolmente diminuiti. Seguirono polemiche, seguì un periodo di silenzio stampa in cui lui stesso era "mediaticamente morto". Poi il ritorno sulle scene con l'accusa ai media di venire troppo spesso equivocato.
Massimo Galli
69 anni. Medico, Professore ordinario di Malattie Infettive nell'Università di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Sacco.
Massimo Galli mette tutti d'accordo. Con la sua immagine da saggio anziano, infonde senso paterno via etere: prudente e severo al tempo stesso, sono rari i sorrisi e numerosi i rimproveri. Reticente al presenzialismo, sembra recarsi in tv davvero con l'obiettivo di informare e non perché vittima di ego. Attitude che lo rende l'unico immune dalla blasonata critica 'ma questi virologi stanno sempre in tv e non lavorano mai?'.
Ai giornalisti che gli sottopongono sempre le stesse domande, non fa sconti. Al pubblico neanche. E tantomeno alla politica. "I nostri morti ricordiamoli nel cuore e nella mente e non affollando i cimiteri", scrive il 2 novembre su Twitter, implacabile. Il tono è quello del 'verrà un giorno' di manzoniana memoria, ma è ciò che lo rende amabile.
Ha un profilo Twitter ufficiale che cura poco, ma vanta ha una fanpage di infervoratissimi fanatici ("dedicata a uno dei più grandi personaggi di questo coronavirus", si legge nella didascalia). Non si perde in beghe social, non ha messo alcun 'mi piace' in vita (virtuale) sua, si limita a sparare sentenze e quelle bastano: colleziona una media di 2000 like. Un po' come Burioni, ma con la differenza che ottiene risultati senza fatica.
Ilaria Capua
52 anni, Docente alla University of Florida e direttrice della UF One Health Center.
Scostante, antipatica e fiera di esserlo. In una sola parola: irresistibile. Unica donna in classifica in mezzo alla corazzata di virologi, la professoressa si lascia detestare per il tono provocatorio e manualistico con cui impartisce lezioni al pubblico.
Elegantissima, non ricorre ad alcun escamotage per indorare la pillola, anzi. "Vorrei ricordare che siamo in mezzo a unapandemia", sentenzia, "mettiamoci sta benedetta mascherina", "non tutti si sono comportati bene", "smettiamola di autofustigarci, facciamo invece convergere forze". Gli interventi sono continui inviti alla responsabilità del singolo. Fa, insomma, esattamente il contrario di ciò che chiunque si preoccupa di fare in tv: dice tutto ciò che le persone non vogliono sentirsi dire.
Andrea Crisanti. Il castigatore
66 anni, professore di microbiologia università di Padova.
Colui che Luca Zaia in conferenza stampa chiamò con ironica devozione "l’uomo dei tamponi" perché associato al vittorioso modello Vo Euganeo, è forse il meno 'televisivo' di tutti. Consapevolmente. Analitico e privo di fronzoli, è portatore sano di una vaga aria di sufficienza con cui si interfaccia all'interlocutore: non guarda mai in camera, non cerca empatia col telespettatore. Attitudine noncurante, questa, sottolineata dalle continue scivolate sul dialetto romano. Che fare con le scuole? Raccogliere i numeri, "dopodiché c'abbiamo i dati pe' prende 'na decisione".
Non si sottrae dal castigare in diretta giornalisti come Corrado Formigli. "Qui noi, in trasmissione, facciamo sempre tamponi prima di entrare", gli disse una volta il conduttore, credendosi tutelato. "Sì va beh, comunque il tampone rapido c'ha diverse limitazzzioni...", rispose Crisanti evidentemente scocciato.
Non ha profili social, forse perché 'c'ha da fa'.