Il teatrino di Fedez e Rosa Chemical è solo volgare egocentrismo
Il problema non è il bacio gay in prima serata su Rai 1. L'omosessualità non è più un tabù nei palinsesti dell'ammiraglia e neanche in quelli delle altre due reti della tv di Stato, dove da diversi anni se ne parla liberamente in qualsiasi fascia oraria. Ci sono esempi di ottime fiction che toccano il tema con la serietà che merita, come "Un professore" per citare la più recente. Programmi e serie tv in cui l'amore tra due uomini o due donne - finalmente - non è qualcosa da aggirare o censurare pullulano, ma anche spot dove la perfetta "famiglia del Mulino Bianco" a cui tutti abbiamo ambito per intere generazioni (con tanto di aspettative deluse) è stata soppiantata da quella arcobaleno. Dunque il bacio tra Fedez e Rosa Chemical a Sanremo non è nulla di nuovo, tantomeno di rivoluzionario o scabroso rispetto a quello a cui il pubblico è ormai abituato a vedere. Poi certo, siamo sempre il paese della polemica sulle due mamme di Peppa Pig, ma questa è un'altra storia.
Tornando a Sanremo, il problema vero è la spettacolarizzazione del bacio gay e tutto quel teatrino messo su, che invece di lanciare un messaggio importante, come vogliono far credere i due megalomani protagonisti, fa esattamente l'opposto. Scimmiotta l'amore - ma anche il sesso - e rispolvera il triste stereotipo dell'omosessualità tutta piume e circo, mancando di rispetto a chi le battaglie per i diritti le ha fatte e le fa davvero. Mimare un rapporto sessuale in prima fila all'Ariston non fa di te un attivista, ma tutt'al più un fanfarone che vuole mettersi in mostra e pur di riuscirci litiga con la moglie, conduttrice della serata finale, per averle rubato la scena. Se questo Festival doveva essere la consacrazione dei Ferragnez come la Royal Family italiana, alla fine l'unica certezza è che un matrimonio tra due prime donne deve essere davvero infernale e che basta allontanarli per una settimana dalla loro comfort zone, i social, a far crollare tutto il castello e a dimostrare che la televisione non fa per loro. Soprattutto non per Fedez, a cui mancano spessore e professionalità per capire, ad esempio, che quello che stava facendo gli sarebbe costato una gogna mediatica non indifferente, totalmente incapace di gestire l'imprevedibilità della diretta televisiva (ammesso e non concesso che il siparietto non fosse organizzato, ipotesi che non lo salverebbe lo stesso), abituato a video e post social che si possono rifare o cancellare in qualsiasi momento. E le lacrime da coccodrillo - ben visibili poco dopo in platea e su alcuni video rubati che girano sui social - dimostrano che non era quello che voleva. Quello che voleva, invece, probabilmente era dare libero sfogo al suo noto egocentrismo, mascherato in questo caso da paladino dell'amore libero e da "artista". L'alibi del "sono artisti" - e quindi liberi di esprimersi come vogliono - è stato gettonatissimo in questo Festival per giustificare ogni polemica, da Blanco che distrugge la scenografia di fiori sul palco a (sempre) Fedez che cambia il testo della canzone durante la sua ospitata e strappa la foto del viceministro Bignami. Adesso, tralasciando ogni commento personale sullo spessore artistico dei due personaggi in questione - il primo ormai cannibalizzato dai social e il secondo che proprio a Sanremo in un'intervista a Today ci ha tenuto a sottolineare di non essere un cantante ma un performer - sul serio bisogna ringraziarli per aver lanciato un messaggio di libertà attraverso la loro arte? Perché onestamente è sembrato più un volgare teatrino, utile più a gonfiare il loro ego che alla causa lgbt.
La comunità gay dovrebbe indignarsi per questa patetica scenetta invece che andarne fiera, ma scrollando tra i vari post di Luxuria & Co si leggono solo sfottò e livore nei confronti di una certa ala politica, facendo così pensare che la ripicca vale più del resto. Ma bisogna fare attenzione al "va bene tutto purché se ne parli", figlio, in questo caso, di anni d'invisibilità e vessazioni e perciò comprensibile. Certamente c'è ancora bisogno di sensibilizzazione, purtroppo, ma questo è puro show personale e trattare il tema dell'omosessualità in questi termini, o peggio ancora prendersi la libertà di ridicolizzarlo e banalizzarlo con una goliardia da spogliatoio è un autogol clamoroso dopo anni di battaglie.