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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Con la guerra in Nagorno Karabakh si rischia un risiko più grande

Insistenti telefonate premier armeno a Putin diventate siparietto

Milano, 7 ott. (askanews) - Ci sono voluti appena due giorni perché Stepanakert, la capitale dell'autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh, arroccata sulle montagne caucasiche, venisse sfigurata dai bombardamenti azeri e svuotata di gran parte della sua popolazione. Una città fantasma, al centro del conflitto che vede l'Azerbaigian e l'Armenia uno contro l'altro, con alle spalle Paesi più grandi e potenti: rispettivamente la Turchia e la Russia. Ma con il crescere dell'attivismo francese, oltre a un chiaro fastidio della Nato.

Nel giorno del suo 68esimo compleanno il leader del Cremlino Vladimir Putin ha chiesto la fine dei combattimenti nella regione del Nagorno- Karabakh parlando in un'intervista alla televisione di stato e ha detto di essere in costante contatto con il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. In realtà le insistenti telefonate del premier sono diventate un siparietto nel web in azero, intercettate dalle telecamere russe mentre Putin era impegnato in una riunione interna.

>>>>>>> (Ups da prendere da 1.09 a 1.12 del file - FARE SENTIRE QUEI 3 sencondi la voce di PUTIN)

https://www.instagram.com/tv/CF8_9D0jD4L/?utm_source=ig_web_copy_link

"Richiamo, al momento sono impegnato", dice Putin, ma in realtà non si sa se stesse rispondendo a Pashinyan, che ha definito le azioni di Turchia e Azerbaigian un "attacco terroristico" sul Nagorno-Karabakh che fa parte della continuazione del genocidio armeno.

E mentre il presidente iraniano Hassan Rohani ha parlato di pericolo che i combattimenti tra le forze azere ed etniche armene possano trasformarsi in una guerra regionale, il forte sostegno del presidente turco Tayyip Erdogan all'Azerbaigian ha allarmato gli altri alleati della NATO che chiedono un cessate il fuoco. Ma per Erdogan, la posizione risoluta è una priorità strategica e una necessità costosa che rafforza la sua strategia di flettere i muscoli all'estero, per mantenere il sostegno in casa.

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