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Giovedì, 25 Aprile 2024

Emanuelle Béart: le mie origini italiane e il ritorno al cinema

L'attrice ospite del festival Rendez-vous presenta "L'étreinte"

Roma, 14 giu. (askanews) - L'icona del cinema francese Emanuelle Béart, splendida interprete di film come "La bella scontrosa" o "Un cuore in inverno", è tornata a Roma come ospite del festival "Rendez-vous", città che sente familiare e dove aveva girato "Il viaggio di Capitan Fracassa".

"Ho un rapporto quasi fusionale con Roma, perché mia nonna ha vissuto qui e la mia bisnonna era sposata con un italiano. Quando sono venuta per fare il film di Ettore Scola ho vissuto qui sei mesi, e ho portato mia nonna, che parlava correntemente italiano e insieme abbiamo frequentato caffè, girato per le strade. Lei mi raccontava tutti i momenti che avevo passato a Roma quando ero molto piccola. Con questa città ho un legame viscerale, commovente, molto forte".

Al festival Béart ha presentato "L'étreinte" di Ludovic Bergery, film che segna il suo ritorno al cinema. "Ho lavorato a teatro per dieci anni e mi sono appassionata a questa esperienza collettiva. Non mi mancava in realtà il cinema, ho rifiutato tante cose.

Ciò che non amavo più era proprio il contatto con la macchina da presa, non ne potevo più, la vivevo come una sorta di violenza dell'intimità. Poi Ludovic Bergery è arrivato con questo ritratto di donna e ho trovato che lo sguardo che aveva su di lei era molto sottile, di grande raffinatezza. Mi ha molto colpito che un giovane uomo al suo primo film avesse voglia di fare il ritratto di una donna che si confronta con il lutto, con l'assenza, che si deve ricostruire".

Alla domanda se oggi ci sia più spazio nel cinema per storie di donne mature, Béart risponde: "Abbiamo avuto un movimento di donne attiviste e femministe, che hanno preso la parola, che hanno parlato dell'omosessualità femminile, di cui non si parlava mai, e che è stato affrontato in maniera formidabile nei film 'Due' e in 'Ritratto della giovane in fiamme'. Ma ancora non ci sono molti film su donne che hanno passato i 40-50 anni, come se una donne di 50 anni non fosse più una fonte di ispirazione, come se non la si osservasse più, non avesse più un interesse cinematografico. Però pensiamo come Cassavetes ha ritratto Gena Rowlands: c'è una potenza femminile nelle donne di questa età che secondo me è una grande fonte di creazione. Spero che la situazione stia un po' cambiando".

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