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Giovedì, 28 Marzo 2024

Fine vita, Cappato: basta clandestinità, subito una buona legge

L'avvocata Gallo: italiani più liberi di decidere fino alla fine

Roma, 26 set. (askanews) - "Ora subito il dibattito parlamentare e una legge sul fine vita" chiede Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni, parlando a Roma dopo la sentenza dei giudici della Corte Costituzionale con la quale si stabilisce che l'aiuto al suicidio non è punibile "a determinate condizioni".

"L'importanza della decisione della Corte è nel fatto che persone in quelle condizioni di sofferenza e malattia meritano non di essere trattate nella clandestinità con la minaccia del carcere ma nella piena legalità, che significa aiuto e assistenza, ed è ora che il Parlamento, nonostante la paura dei partiti, se ne accorga e discuta buone regole per vivere liberi fino alla fine. Si decida subito la calendarizzazione di un dibattito con l'informazione che ospiti il contradditorio, così otterremo una buona legge".

"C'è tanta commozione, siamo fieri per quanto accaduto" ha detto Filomena Gallo, segretaria e avvocata dell'Associazione Luca Coscioni, che ha spiegato cosa cambia ora a livello giuridico. "In concreto cambia che tutti i malati che hanno dovuto rinunciare agli affetti della loro famiglia nell'ultimo momento delle loro scelte per non soffrire più, per non coinvolgerli anche in un processo penale, potranno chiedere ora di non soffrire più in Italia, perché il reato di aiuto al suicidio nei casi previsti dal comunicato della Consulta non è più punibile. Gli italiani, da oggi, sono dunque un po più liberi di decidere fino alla fine".

Una sentenza storica, ha detto, sottolineando la necessità di una legge che potrà anche ampliare la sfera dei diritti di queste persone. "I giudici non si sostituiscono al legislatore, applicano la Costituzione, ora il legislatore deve compiere il suo ruolo, legiferando".

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